89 anni ma una lucidità meravigliosa. Sto parlando del cardinale Camillo Ruini che, intervistato da Aldo Cazzullo sul Corsera, ha detto diverse cose grandi, toste, da meditare e rimeditare. Quella che mi ha colpito di più – essenziale ed epocale insieme, nel senso che coglie nel segno della nostra epoca – riguarda il vaccino al virus occidentale che non da mesi ma da decenni galoppa indisturbato, de-evangelizzando trasversalmente giovani e meno giovani.

«Fermare la scristianizzazione», ha premesso il cardinale già presidente Cei, «è molto difficile. Non si può farlo solo a livello culturale e tanto meno politico. Decisiva è una testimonianza cristiana autentica, personale e comunitaria. In ultima analisi, decisiva è la grazia di Dio». Applausi. Sì, perché Ruini non nega l’inaridimento religioso dell’Occidente, eppure non si limita a constatare le gravi condizioni del paziente e, in poche illuminanti battute, indica farmaco: la testimonianza cristiana autentica.

Dunque il Vangelo, che non è favola bensì Luce incarnata. A questo, esorta il cardinale, dobbiamo tornare. E mai parole furon più azzeccate, dal momento che ricalcano quanto attributo al filosofo che più sperimentò i tormenti della nostra epoca, Nietzsche, che pare una volta abbia detto: «Io crederei all’esistenza del Salvatore se voi aveste una faccia da salvati». Proprio ciò che manca. In effetti, noi cristiani tendiamo da tempo a sfoggiare la faccia dei filantropi, dei solidali, degli antifascisti, degli ambientalisti: tutte quante. Fuorché la nostra.

Giuliano Guzzo