Appena il tempo di brindare allo scampato pericolo alle elezioni regionali, in cui non è finita bene ma poteva finire assai peggio, che a sinistra hanno subito ripreso a martellare sui temi caldi, quelli sentiti dal Paese profondo e che, si sa, tolgono il sonno agli italiani. Così, nel giorno di poche ore, ecco che i vertici del Pd sono tornati da una parte a parlare di Ius soli e, dall’altra, a discutere della proposta di alcuni deputati dem – tra cui Piero Fassino – d’inserire “Bella ciao” nei programmi scolastici, che fu originariamente depositata il 30 aprile scorso. Sì, in piena emergenza coronavirus.
Pare che Giuseppe Conte, dinnanzi a queste ed altre richieste – per esempio la modifica ai decreti Sicurezza di Salvini -, sia favorevole, forse anche perché resosi conto della portata elettorale ectoplasmatica del Movimento 5 Stelle, alla luce della quale i buoni rapporti col Pd divengono qualcosa di molto simile ad un’assicurazione sulla vita. Ma al di là di questo, è difficile non restare colpiti dalla capacità del Pd, a fronte di un risultato elettorale non disastroso (cosa che a sinistra da tempo non si vedeva), di tornare subito a proposte che in nulla rispecchiano le priorità di un Paese ancora alle prese con la pandemia.
Per non parlare, poi, della crisi economica la cui ombra, purtroppo, si allunga tristemente sulla nostra penisola. Eppure, dicevamo, il Pd è tornato a fare il suo mestiere e cioè ad evitare i temi; come da sua risaputa specialità. Che cosa sono difatti certo europeismo e certo ambientalismo se non modi per darsi identità e contenuti a fronte dell’assenza di ricette economiche così come di visioni antropologiche che vadano oltre il passepartout dei «diritti»? Ius soli e “Bella ciao” tra i banchi sono insomma solo l’ennesima prova che, anche quando urge far qualcosa per salvare il Paese, a sinistra restano fenomenale nel fare una cosa: altro.
Sì, il PD è tornato a fare il suo mestiere, occuparsi di cose che interessano ad una parte assai minoritaria dell’opinione pubblica italiana, come lo ius soli. Con un paese la cui crescita del PIL per quest’anno è prevista con segno negativo, ovvero -12%, le priorità sarebbero altre, ma questi purtroppo si occupano di ben altro. Parafrasando Tremonti, con lo ius soli non si mangia, ma Conte, Zingaretti e compagnia, se ne infischiano altamente, tanto loro mangiano, eccome.
Il M5S, pur essendo l’azionista di maggioranza di questo governo giallofucsia, a causa della pesante (e prevedibile) disfatta alle ultime elezioni regionali, non conta nulla, anche se però, violesse, potrebbe causare la fine anticipata legislatura e andare a elezioni anticipate. Soluzione quest’ultima auspicabile, visto che il popolo italiano col referendum costituzionale, essendosi espresso favorevolmente per la riduzione dei parlamentari delle due Camere da 945 a 600, ha stabilito che questo parlamento è superato, e bisogna andare a elezioni anticipate per avere il nuovo parlamento con i seggi ridotti, che peraltro deve anche eleggere il successore di Mattarella al Quirinale.