Dicembre è ancora lontano eppure un desiderio esagerato e natalizio da esprimere l’ho già: vorrei l’ego di Andrea Scanzi. Almeno per qualche giorno, massimo una settimana perché poi, là dentro, sono già che mi perderei. Sottolineo che non vorrei il talento di Scanzi – sarebbe accontentarsi di poco -, no: vorrei proprio il suo ego. Sentirmi il Brad Pitt del giornalismo italiano, colui che passa per brillante solo perché in mezzo ragionamento infila tre parolacce, che si ritiene un immenso scrittore perché vende tanto (con questo metro, Fabrizio Corona, il cui Non mi avete fatto niente ha stravenduto, vale più di Manzoni, che delle 10.000 copie dell’edizione del 1840 dei Promessi Sposi ne vendette appena la metà, rimettendoci quattrini). Vorrei poi l’ego di Scanzi non per essere superiore, ma per crederlo e mostrare di crederci, in una funambolica esibizione di comicità. Inoltre, bramo una perlustrazione dell’ego del giornalista aretino perché, se non andrò mai nello spazio, potrò comunque dire d’esserci andato vicino. Chiaro, Babbo Natale? Dai, su, infila la mascherina e parti, perché a dicembre ci sarà il lockdown e un regalo degno di questo nome – anche se mi rendo conto di chiedere molto – quest’anno lo merito.

Giuliano Guzzo