Il consenso verso l’aborto legalizzato, in Europa, è in calo. Proprio così. A rivelarlo, una nuova accurata indagine internazionale di Ipsos Mori, con la quale si è andati ad esaminare la situazione su questo delicato argomento in 25 Paesi nel mondo. L’arco temporale considerato per la verità è ristretto – sei anni, dal 2014 ad oggi -, tuttavia la ricerca si rivela interessante perché non esamina genericamente il tema dell’aborto, ma si focalizza su quello che una certa cultura dominante considera tabù: la legalizzazione della pratica abortiva, verso la quale nei 25 Paesi sondati da Ipsos Mori il consenso è, in media, in arretramento (-2%).
A colpire, tuttavia, è il fatto che il favore verso l’aborto legale sia calato in Paesi secolarizzati come Germania (-9%), Francia (-6%), Svezia (-3%), Gran Bretagna (-2%), oltre che in Spagna (-5%) e Italia (-3%). Certo, potrebbe, messa così, colpire la situazione del nostro Paese, dove l’avanzamento della cultura della vita è contenuto. Ma va precisato che in Italia l’ostilità all’aborto legale era già più radicata che altrove, dato che qui – stando a questa indagine – a dirsi contrario alla legalizzazione della pratica abortiva è il 30% dei cittadini, quota immensa, che sostanzialmente combacia con quella osservata in un Paese ancora molto religioso come la Polonia (31%).
Ma che cosa insegna, tornando sul generale, l’indagine Ipsos Mori? Una cosa importantissima, e cioè che la battaglia per la vita è aperta. La cultura dominante, forte della sua corazzata mediatica, fa di tutto per descrivere come chiusa la questione. Ma in realtà, dati alla mano, non lo è affatto dato che l’antiabortismo sta avanzando ovunque, persino, lo si ripete, in Paese assai secolarizzati, dove la Chiesa è al lumicino. Tutto questo deve dar animo al popolo pro life, spesso ridicolizzato come medievale, oscurantista e via farneticando e invece sempre più seguito. Ciò non vuol dire che la sconfitta dell’aborto legale sia dietro l’angolo, dato che esso è accettato quasi ovunque dalla larga maggioranza. Significa però che la battaglia pro life sta dando i suoi frutti.
La battaglia pro-life è una battaglia di valori, di cultura e di civiltà. Penso sia irrilevante valutarne il decorso in base all’impatto statistico dell’andamento di chi non è favorevole all’aborto “legale” (del resto variazioni comunque contenute e non “qualificate” dall’intervallo di confidenza… insomma -3 o -5% vuol dire tutto ma anche niente). La battaglia “vale” e mantiene la sua importanza etica anche con numerosità ridotte al lumicino o perlomeno finchè ci saranno persone pro-life che esternano, o riescono ad esternare, le proprie idee sulla questione. C’è poi la constatazione del “formale” cambiamento della libera e lecita procedura abortiva permessa e attivabile in modo molto più intimo e privato anche con le varie pillole degli X giorni “dopo”… che procurato aborto rimane comunque. Tutto da vedere a quale “consenso all’aborto legalizzato” si riferisca chi fa l’indagine e soprattutto chi da le rispose all’indagine statistica.
E che ci fai con le statistiche? I governanti rispondono agli elettori?
Abbiamo un governo di minoranza che occupa tutto. Una Chiesa che non lotta più
contro l’aborto. Un modo di vivere che esclude i principi religiosi da tutto
(Lo stato laico…).
Tranquilli, l’aborto rimarrà un diritto anche se lo chiedesse una sola persona. Ogniuno é libero di fare quello che vuole no? O solo quando vi fa comodo?
L’ha ripubblicato su Organon.