«La Svezia senza lockdown contro il coronavirus, ma quanto può durare?». Se lo chiedeva Gabriel Leigh in un intervento uscito ieri su Forbes con il quale ha ricordato che la tesi del dottor Anders Tegnell – l’epidemiologo più famoso di Svezia nonché direttore dell’Agenzia di sanità pubblica svedese – è sostanzialmente questa: siccome nessuno sa davvero quale approccio funzioni meglio contro il Covid-19, alla fine la differenza nei risultati tra i blocchi draconiani e un approccio più rilassato potrebbe non essere così diverso. Ma le cose stanno sul serio così? Davvero esistono elementi che suggeriscono praticabile l’assenza di restrizioni?

Marcus Carlsson, matematico della Lund University, ha affermato che la Svezia sta giocando alla «roulette russa» con la sua gente. In effetti, i numeri svedesi iniziano ad essere allarmanti: il Covid-19 in Svezia ha già ucciso 401 persone, molte di più delle 278 mancate in Norvegia, Danimarca e Finlandia, Paesi che tuttavia, sommati, superano di oltre 1 milione di persone la popolazione svedese. Tutto questo senza dimenticare un dettaglio di non poco conto che, sul numero di posti ospedalieri, vede la Svezia messa peggio dell’Italia: 2,22 posti contro i 3,18 nostri ogni 1.000 cittadini.

Non a caso, a chiedere il lockdown, sono i medici. «Non abbiamo scelta, dobbiamo chiudere Stoccolma adesso», sono le parole rilasciate alla Reuters da Cecilia Söderberg-Naucler, professoressa di patogenesi microbica al Karolinska Institute. Insieme a lei, a fine marzo, 2.300 accademici avevano chiesto al governo misure più severe per proteggere il sistema sanitario. Intanto su Lancet, rivista considerata una “bibbia” dai medici, un articolo intitolato «Covid-19: imparare dall’esperienza» ha definito «sempre meno assennata» la risposta graduale contro il virus. Tutto ciò, unitamente alla forza dei numeri, potrebbe indurre Stoccolma ad un dietrofront strategico. Staremo a vedere.

Giuliano Guzzo