I «diritti civili» possono attendere, patria e famiglia no, perché vengono prima. E pure la fede in Dio, se permettete. Questo le persone di buon senso – i «cattofascisti», secondo alcuni – l’hanno sempre saputo, ma ora che il Covid-19 sta mettendo in ginocchio l’Italia, capita che persino Monica Cirinnà diffonda post sui social in cui richiama il valore della famiglia e dello stare a casa per il bene del Paese: ma dai. Ma sul serio? E le battaglie sull’eutanasia di Stato e sul biotestamento? E quelle sulla droga libera? Che fine hanno fatto i sostenitori della «stanza del buco»? Tutti spariti. Anche il delirio è in quarantena.

Curioso: per decenni, cari radical chic, cari maestrini con la penna rossa e la sciarpetta arcobaleno, ci avete spiegato che dare la priorità alle vere priorità era una fissazione retrograda, da bigotti, mentre ora pure voi – com’è sacrosanto – pensate alla vostra famiglia, vi chiudete a casa per il bene della patria e probabilmente, anche se non lo dite, pregate Dio; quello stesso Dio che, da bravi ayatollah del laicismo, avete concorso a spedire in soffitta. Che dire? Alla fine ci siete arrivati, a ritrovare i valori essenziali e a comprendere la differenza tra capisaldi e capricci. Avete perfino, voi paladini dei diritti, riscoperto i doveri. Certo, ci è voluta un’epidemia devastante, ma meglio tardi che mai.

Giuliano Guzzo

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«Un libro pieno di chicche» (Rino Cammilleri)

«Un viaggio tra vicende note e meno note con lo scopo di aiutarci a sviluppare il senso critico» (Aldo Maria Valli)

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