Il brutto degli stereotipi è che, quando vengono sbugiardati, per comprendere la realtà tocca iniziare daccapo. Questo spiega l’ammissione dello scrittore Christian Raimo che, in un suo post su Facebook, è stato controvoglia costretto ad ammettere: «I fascisti, i neofascisti tradizionalisti, i destrorsi, non sono ignoranti, leggono, studiano, scrivono, formano una classe intellettuale. Sta a chi li contrasta leggere, studiare, scrivere di più, avere più idee e più intelligenza». Che si stia iniziando a capire che è possibile essere intelligenti senza essere di sinistra? Chissà. Di fatto un simile riconoscimento da parte di una firma di Internazionale scontato non è. Certo, quest’allegro e littorio classificare, per cui basta non voler essere servi di Soros per diventare nipoti di Mussolini, lascia a desiderare.

Tuttavia, se davvero si vuole che autori alternativi e controcorrente si facciano largo, occorre riconoscere che non è con i Raimo, con i Saviano e neppure con i Fabio Fazio che c’è da prendersela. Infatti loro sono quello sono, ma i veri colpevoli, in fondo, siamo noi. Noi chi? Noi che fatichiamo a comprare un-libro-uno che non sia di Mondadori o Rizzoli; che ancora pensiamo che un testo molto venduto sia automaticamente molto valido; che insomma facciamo come tutti e poi ci lamentiamo pure che tutti ancora la pensino così. Grazie tante. Ma si dà il caso che per la sospirata inversione di rotta culturale non bastino parole. Occorrono fatti o, se preferite, acquisti. Avanti, coraggio, che per lanciare un segnale c’è solamente l’imbarazzo della scelta: Fede&Cultura, Il Cerchio, Cantagalli, Solfanelli, SugarCo, Passaggio al Bosco, Circolo Proudhon, La Vela…

Giuliano Guzzo