Ci vuole davvero coraggio, oggi, per un’Ave Maria. Certamente ne ha avuto la docente di glottologia dell’università di Macerata che, venerdì scorso, unendosi a un’iniziativa prevista alle 17:30 in tutta la penisola, ha interrotto la lezione invitando (non certo costringendo) gli studenti che se la sentivano a recitare un’Ave Maria. Un simile gesto, infatti, coi tempi che corrono non sarebbe potuto non costare a Clara Ferranti, questo il nome della professoressa, un’ondata di critiche, subito giunte da più parti, rettore in testa, il quale ha stigmatizzato l’accaduto – ricorrendo, senza avvedersene, al frasario clericale in voga – quale esempio di quei «gesti divisivi» da lasciarsi alle spalle.

Fortunatamente il vescovo locale, Nazzareno Marconi, ha saputo ironizzare («Chiediamo scusa per aver destabilizzato la serenità di un’Università»), anche se è indubbio come l’interruzione della docente – ancorché esauritasi in 25 secondi, tempo che non di rado, nell’arco di una lezione, i professori universitari dedicano ad altro rispetto alla condivisione del loro sapere – sia stata irrituale e in effetti, sotto diversi punti di vista, inopportuna. Non occorre tuttavia fantasia per immaginare che se la stessa docente avesse interrotto la medesima la lezione per un coming out, una filippica contro il razzismo o un breve comizio a favore dello ius soli, le cose sarebbero andate diversamente.

Avremmo difatti avuto la professoressa coccolata dai media, devotamente intervistata da testate cattoliche à la page e invitata a qualche iniziativa di partito (vi lascio indovinare quale) o da un’alta carica dello Stato particolarmente sensibile a questi temi (vi lascio immaginare chi). Invece, essendo l’interruzione lampo della lezione stata dovuta a una semplice preghiera, gli eventi hanno preso ben altra piega, con la donna finita al centro di polemiche e nel mirino di studenti letteralmente scandalizzati. Per la verità, agli indignados si potrebbe rammentare che l’università, a loro dire così minacciata da quei 25 secondi di un’Ave Maria, mai sarebbe esistita senza il medioevo cristiano. Ma dinnanzi a simili esempi di “cultura”, meglio non infierire.

Giuliano Guzzo

*****

«Un passo gigantesco oltre la sociologia» (Tempi)

«Bellissimo libro» (Silvana de Mari, medico e scrittrice)

«Un libro che sfata le mitologie gender» (Radio Vaticana)

«Un’opera di cui ho apprezzato molto l’ironia» (S.E. Mons. Luigi Negri)

«Un lavoro di qualità scientifica eccellente» (Renzo Puccetti, docente di bioetica)

Ordinalo in libreria oppure acquistalo subito su Amazon