Sono dell’avviso che la contrarietà o l’appoggio alle unioni civili, da parte di chiunque, debba basarsi su ragioni ideali prima di tutto. Ciò nonostante penso non sia irrilevante, per farsi un’idea su questo istituto e in particolare alla sua supposta urgenza, volgere lo sguardo al panorama europeo nel quale vi sono diversi Paesi che hanno preceduto l’Italia nel riconoscimento non tanto dei diritti delle coppie conviventi – i quali sono in larghissima parte già disponibili anche da noi -, quanto delle coppie stesse quale istituto autonomo. Ebbene, la tendenza che si riscontra quasi ovunque è quella, se non di un vero e proprio flop, di un progressivo declino che non solo segue quello del matrimonio tradizionalmente inteso, ma pare quasi superarlo.
Considerando per esempio il caso della Danimarca – Paese fondamentale dal momento che, com’è noto, fu il primo al mondo, nel 1989, a riconoscere alle coppie omosessuali conviventi tutti i diritti ed i doveri in merito ad eredità, donazioni, pensioni, tasse, obbligo di assistenza reciproca, diritto a subentrare come titolare nell’appartamento in affitto in caso di morte di uno dei partner, ripartizione dei beni comuni in caso di separazione – si scopre come si sia passati dalle 84 coppie di persone dello stesso sesso registrate (su un milione di abitanti) del 1990 alle 40 (sempre su un milione di abitanti) del 1998: più di un dimezzamento in meno di dieci anni.
In anni più recenti la tendenza non è affatto migliorata: nel 2010 si sono registrate 410 coppie composte da persone dello stesso sesso, numero sceso ancora a 346 nel 2011. Solo l’introduzione dei matrimoni fra persone dello stesso sesso – istituiti ufficialmente nel giugno 2012 – sembra aver frenato, almeno per ora, il declino: nel 2013 si sono sposate 363 coppie e 364, appena una in più, nel 2014, anno particolarmente fortunato a livello generale dato che ha visto pure un aumento dei matrimoni fra uomo e donna (+ 827), anche se, com’è noto, una rondine non fa primavera. A questo ci si potrebbe chiedere: quello danese è forse un caso isolato? In altre parti d’Europa il declino delle coppie omosessuali riconosciute non è tale?
Così non sembrerebbe guardando alla Svizzera, che permette l’unione civile tra persone dello stesso sesso dal gennaio 2007. Infatti, si è passati dalle 2.004 unioni del 2007, alle 720 del 2010: ben più che dimezzate in appena tre anni. E’ pur vero che, dal 2010 al 2014, anche in terra elvetica si è registrata una stabilizzazione, pari a circa 700 unioni civili l’anno, ma se è anche vero che dal 2010 al 2014, cioè in appena quattro anni, è quasi raddoppiato – passando da 77 a 144 – il numero delle unioni civili finite con una separazione. Dunque neppure la Confederazione svizzera pare essere un buon esempio per parlare di un successo delle unioni civili.
E non lo è neppure l’Austria – dove la possibilità per le coppie dello stesso sesso di unirsi c’è dal 2010 – , che ha visto il numero di queste unioni precipitare dalle 705 del 2010, appunto, alle 368 del 2013, con una diminuzione di cinque punti percentuali nel 2012. Nel 2014 c’è stata una risalita del numero di queste unioni, ma i numeri del 2010 sono lontanissimi. Le stesse Civil Partnership inglesi di cui parla spesso Renzi non sembrano aver avuto molta fortuna: introdotte nel dicembre del 2005 hanno fatto registrare subito un alto numero di registrazioni, arrivate nel 2006 a 14,943 per poi dimezzarsi nel 2007 (7.929 unioni) e abbassarsi ancora negli anni successivi; nell’anno 2009, per esempio, sono state meno di seimila (5.687).
Pare esservi un solo Paese europeo nel quale le unioni composte da persone dello stesso sesso stanno avendo successo: la Germania. Lì effettivamente – registrate e non – il numero delle coppie omosessuali è in continuo aumento: secondo i censimenti dell’Ufficio Federale di Statistica ammonterebbero ad oltre settantamila, mentre nel 1996 erano meno di quarantamila. Ciò nonostante va ricordato che le persone facenti parte di una coppia dello stesso sesso registrata, in Germania, rappresentano lo 0.1% del totale dei tedeschi (cfr. International Economics Letters, 2015). Senza dimenticare – anche se non si vuole azzardare un collegamento fra le due cose – come quello sia e rimanga il paese col tasso di natalità più basso al mondo: lì le unioni civili hanno avuto fortuna, si potrebbe dire, ma non ne stanno portando molta.
Con l’eccezione tedesca, possiamo dunque concludere come le unioni civili, in Europa, tutto abbiano avuto fuorché enorme successo. Come mai? Per quale ragione i “diritti negati”, una volta disponibili, smettono di interessare con tanta rapidità? Ha senso chiederselo anche se il flop delle unioni civili, a ben vedere, fu ampiamente previsto. Non da un omofobo ma da Gianni Rossi Barilli, giornalista, scrittore e militante gay, il quale ha scritto che «il numero delle coppie disposte ad impegnarsi per avere il riconoscimento legale è trascurabile» e che «il punto vero è che le unioni civili sono un obbiettivo formidabile. Rappresentano infatti la legittimazione dell’identità gay e lesbica» (Il movimento gay in Italia, Feltrinelli, Milano 1999, p. 212). La questione è tutta qui.
giulianoguzzo.com
Montevarchi (AR) più di un anno di registro delle unioni civili.
0 coppie.
Non son sicuro di aver compreso bene; le fonti di queste statistiche sui vari Paesi son tutte da “International Economics Letters, 2015” ?
Al di la’ di questo, credo che la maggior parte di unioni civili e dei “matrimoni” viene realizzato poco dopo l’introduzione della legge, quando varie persone volevano “regolarizzare” una situazione pregressa da anni. Dopo, c’e’ un calo.
Curioso pero’ che siano quasi sempre in pochi…
No, Max, solo il dato 0,1%. Degli altri dati non ho citato le fonti per evitare di appesantire troppo il testo, già saturo di numeri. Un caro saluto, GG
A parte la Germania, per gli altri Paesi si parla di nuove unioni civili celebrate in quell’anno oppure di coppie che nell’anno in questione erano “unite civilmente” (quindi sia nuove coppie che coppie che si erano unite negli anni precedenti)?
Se è il secondo caso allora veramente stiamo parlando di peanuts.
No si parla di nuove coppie ogni anno.
Il fatto che negli altri paesi d’Europa abbiano introdotto norme in favore delle coppie di fatto (eterosessuali o omosessuali che siano) o addirittura i cosiddetti “matrimoni omosessuali” (il virgolettato non é casuale visto che si tratta di una cosa che non esiste, ma di un’invenzione delle lobby LGTB) non significa che l’Italia debba per forza percorrere la stessa strada, al fine di “adeguarsi”.
Sarebbe come dire che siccome il mio migliore amico fa uso di stupefacenti perché sarebbe “di moda”, in nome dell’amicizia devo emularlo ed intossicarmi pure io.
Bisogna smetterla con questo modo di ragionare, ovvero con il “lo fanno gli altri, facciamolo pure noi”, che ha portato la nostra società, quella italiana, tradizionalmente conservatrice, alla deriva più totale con l’introduzione di insani modelli “culturali” importati dall’estero (in particolare dagli USA), che hanno letteralmente spazzato via tutti i valori tradizionali su cui la nostra società era fondata, parte dei quali derivati dal cattolicesimo.
della serie una risata vi seppellirà 😛
Ci sarebbe da chiedersi legittimamente pure su questa l’invenzione i campioni rappresentativi sulle adozioni e manfrine varie sulla scientificità (spacciata tale) :
a)Perchè è perfettamente scientifico indurre dati dal reale?
b)Come si fa a indurre dati Se per costituzione sociale non ci sono proprio perchè l’ausilio del concetto di famiglia è quello inteso fino a un momento x della storia umana?
Poniamo che il numero delle coppie gay che adottano è ovviamente basso, quando mai si avrà un campione rappresentativo quantitativamente o qualitativamente,se nella stessa società non puo esserci perchè il numero delle coppie che adottano è ovviamente insufficente per stabilire statistiche rappresentative?
E quindi non stanno inducendo dati statistici da nessuna parte,quello che stanno facendo è basarsi su campioni che non saranno mai rappresentativi e poi concludendo statisticamente sul perfettamente “niente statistico”,poichè la statistica stessa funziona se c’è un campione rappresentativo,ma il punto è che questo campione c’è,solo in un contesto consolidato nel reale,non sul progresso di concetto di adozione omosessuale che non c’è,altrimenti che rivendicheresti con la statistica?
E quindi non c’è nulla di scientifico in una mole impressioante di letteratura in merito a adozioni (già di per se l’induzione è l’induzione e da sola non è scientifica,immaginarsi se pure si pretende di fare un induzione di un’idea a priori (nuovo concetto di famiglia e adozione)non dal reale,c’è solo un costrutto ideale che adesso non c’è,ma che ha pure la pretesa di essere indotto statisticamente dalla società,ergo i campioni non saranno mai rappresentativi prima che la legge o l’ideologia cambi l’idea di adozione,e non il viceversa stanno inducendo dati da un qualche contesto reale sulle adozioni,che non sono sufficienti per essere indotte ,e che al momento come farebbero mai a essere statisticamente validi?
Ho un idea di famiglia in cui l’adozione a un omosessuale è la setssa cosa per un bambino di una famiglia eteresossuale,e si soggiunge,”i dati statistici dicono che”…
Per poi risponderti e la statistica prende dati dal reale?Si,SE si,e come fai ad avere campioni rappresentativi se adesso c’è quel concetto di famiglia mentre quell’altro concetto di famiglia non c’è proprio nello scenario reale, e quindi come faranno mai a essere statisticamente e qualitativamente campioni rappresentativi,prima di fare leggi in merito?
Non dico solo in materia di adozioni omosessuali, ma su qualunque idea a priori che si impone in società,ma che non è stata indotta dalla società,visto che fino a quel momento nella società stessa non esisteva, e che quindi non ve ne era e non poteva esserci un enumerazione valida,visto che non c’è rappresentatività enumerativa dello stesso concetto che è un idea per il futuro,non qualcosa che c’è.
E meraviglia sentire i santoni dire, “è scientifico” che l’adozione per coppie gay e la stessa cosa che per coppie eterosessuali contemporaneamente al dire “tutti i dati attuali (adesso temporale)dicono che” e sono statisticamente rappresentativi.