L’aggressione omofoba è avvenuta in Spagna, per la precisione a Minorca, gioiello delle Baleari, ma il problema è, manco a dirlo, l’omofobia che regnerebbe in Italia. E’ la valutazione – assai originale, per non dire incomprensibile – effettuata da un giornalista di Repubblica che, mentre stazionava in spiaggia col suo compagno, nei giorni scorsi si è ritrovato bersaglio delle minacce di un energumeno i cui violenti propositi sono stati fermati solo grazie agli altri presenti alla scena. «Se nell’almodovariana e post zapateriana Spagna questo può ancora accadere – è la considerazione di Federico Bitti, vittima dell’aggressione e firma della testata debenedettiana – che cosa può e deve ancora accadere nell’Italia di Giovanardi, della Binetti, dei Dico mai fatti, per capire che uno straccio di legge contro l’omofobia […] è urgente, non tanto per le pene che comminerà, ma per unire quella spiaggia, per sentire più forte quell’applauso che in parte oggi ci ha salvati» (La Repubblica, 1/8/2014).
Ora, non risulta affatto chiaro su quali basi si arrivi a sostenere, o anche solo a lasciar intendere, che nelle spiagge italiane aggressioni e minacce ai danni di coppie omosessuali, se mai fossero poste in essere – cosa di cui peraltro non si ha notizia -, incontrerebbero il tacito assenso degli altri bagnanti: fino a prova contraria si tratta quindi solo di una gratuita supposizione del tutto priva di basi ma buona, anzi buonissima per sparare a zero, tanto per cambiare, sull’«Italia di Giovanardi, della Binetti, dei Dico mai fatti». In secondo luogo, è un peccato che non si siano ricordati meglio ai lettori i “progressi” dell’«almodovariana e post zapateriana Spagna»: la Legge 51/2003 sulle pari opportunità nonché diversi articoli del codice penale prevedono esplicitamente la non discriminazione per «orientación sexual». In più, dall’estate 2005 nella penisola iberica – com’è noto – si è rivoluzionato il diritto di famiglia, estendendo la possibilità di contrarre matrimonio civile anche alle coppie di omosessuali, possibilità di cui si sono avvalse circa 16.000 coppie solo fra il 2005 ed il 2009.
Si fosse ricordato tutto questo, si sarebbe potuta comprendere l’oggettiva stranezza dell’episodio riferito dal giornalista di Repubblica; anche perché non pare essere isolato. Se infatti si ritengono attendibili le quasi 100 pagine di uno studio pubblicato nel 2012 a cura della Felgtb – acronimo che sta per Federación Estatal de Lesbianas, Gais, Transexuales y Bisexuales – si deve prendere atto di come la maggior parte dei circa 300 giovanissimi che ogni anno in Spagna si tolgono la vita sia stata vittima di discriminazioni omofobe e di come, in media, ben il 40% di coloro hanno subìto violenze verbali o fisiche di stampo tenti il suicidio. Alla luce del caso spagnolo, anziché prendersela con la cattivissima «Italia di Giovanardi» e «della Binetti», non si potrebbe quindi almeno sollevare qualche dubbio sull’effettiva efficacia delle tanto sbandierate leggi anti-omofobia? A giudicare dai dati ricordati – a meno che non si vogliano tacciare di scarsa attendibilità gli elaborati della Felgtb – non solo si potrebbe, ma si dovrebbe farlo. E dovrebbero farlo anche i componenti redazione di Repubblica, se non fossero quotidianamente impegnati all’insegna di un giornalismo tendenzioso e politicamente corretto.
Michele ha detto:
Non bisogna mai dimenticare, comunque, che “Repubblica” è il quotidiano della massoneria italiana e dei comunisti nascosti fra le sue righe. Basta solo questo per capire i suoi scritti e i suoi giornalisti. Io personalmente penso, comunque, che il “caso” narrato sia piuttosto frutto di gratuita invenzione. “Repubblica” in questo è da sempre MAESTRA.
Massimo ha detto:
Non so se l’aggressione omofoba sia vera o no xo di certo non mi aspetto mai nulla di buono dalla succursale italiana della “Hell’s Bible” d’oltreoceano. E x qst ke sn rimasto stupito da un articolo apparso ieri o l’altro ieri su Rep e letto x caso in cui parlano della triste storia di una madre surrogata thailandese e dei coniugi australiani che l’avevano affittata. In pratica dei due gemelli uno è down. Appena scoperto al 4 mese di gravidanza hanno chiesto alla donna di abortire com’è prassi in qst casi. Qst xo si è rifiutata in qnt la sua fede buddista glielo impediva. I coniugi australiani si così presi la sorellina sana e hanno lasciato il bambino alla tipa che se lo è tenuto xk lo considera suo figlio. Quel che è strano è che grazie al fatto che qst è buddista allora Rep la difende e va bene che non abbia abortito. Fosse stata in italia o cristiana avrebbero detto che a causa della sue credenze fondamentaliste ha “condannato il figlio ad una vita crudele”. Di buono c’è che Australia e Thailandia intendono rivedere la regolamentazione in merito.
Eustachio79 ha detto:
La legge contro l’omofobia non è una soluzione all’omofobia ma uno strumento da usare insieme ad Tri per combatterla. Deve essere usata in sinergia ad altri strumenti come l’educazione, una buona politica su queste tematiche e maggiore apertura delle istituzioni e della società per riuscire a cambiare questo odioso modo di pensare della gente
Azaria ha detto:
Ottima l’idea dell’educazione al rispetto, sicuramente un buon metodo per combattere ogni forma di discriminazione (compresa quella contro gli omosessuali). Il problema é quando con la scusa della buona educazione si fa indottrinamento a stupide ideologie (vedi libretti unar).
Per quanto riguarda la buona politica mi sembra che in Italia ci siano problemi su tutti i fronti tranne su quello (a parte decreto scalfarotto e simili che farebbero aumentare drasticamente casi di discriminazione verso gli omosessuali).
Per quanto riguarda la legge sulla cosiddetta omofobia, non solo é inutile al 101%, visto che le leggi per perseguire ogni forma di discriminazione giá ci sono (compresa la discriminazione verso gli omosessuali), ma ogni forma di legge anti-omofobia adottata o anche solo discussa fin ora (compreso il pericoloso disegno scalfarotto) sono contro la scienza, la libertá di pensiero ed ogni forma di buon senso.