
Tutti a ricordarlo come il presidente, anzi il presidentissimo della Juventus. Giustamente, ci mancherebbe. Però Giampiero Boniperti, l’ex calciatore e mitico dirigente sportivo morto venerdì scorso, era pure altro. Per esempio, un gentiluomo attento allo stile; in squadra non voleva cappelloni («Amava dire a tutti di tagliarsi i capelli», ricorda Del Piero), una volta fece decurtare 5 milioni di lire a Paolo Di Canio per mancato decoro («Signor Di Canio, lei aveva la cravatta slacciata all’arrivo all’aeroporto») e, a sua volta, affascinava («Mi colpiva il suo temperamento, la sua eleganza», ha raccontato Bruno Vespa).
In effetti, quasi tutte le foto di Boniperti lo ritraggono in giacca e cravatta – con signore cravatte, per giunta – e nessuna senza camicia. Sarà stata la sua vicinanza ad un’icona come l’Avvocato, sarà che era un uomo d’altri tempi, quello che volete, ma le lezioni bonipertiane erano autentiche e, soprattutto, restano attuali. L’abito fa infatti spesso il monaco, l’estetica è anche etica e l’aspetto disordinato, più che di una presunta ribellione, è oggi figlio di sicuro conformismo. Eppure nessuno ha il coraggio più di dirle, queste cose, anzi più appari informale e più, chissà perché, passi per simpatico. Anche se lo ha fatto a quasi 93 anni, è quindi forte la sensazione che se ne sia andato troppo presto, presidente.
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