La nuova copertina dell’Espresso, in realtà, non è una copertina. É un necrologio. Ritrae la fine della famiglia, della compresenza di padre e madre, della differenza tra i sessi, dell’allattamento, del diritto di un bambino ad essere educato e non indottrinato. Significativamente, poi, il soggett* ritratt* è senza occhi. Forse per non correre il rischio di vedersi o forse perché una società che si suicida – degradando la religione a opinione ed elevando i desideri a dogmi – non può che essere cieca.

Perché non vede che i figli son doni e non pretese, che ormoni e chirurgia camuffano un’identità ma non la cambiano, che non si può dire «la diversità è ricchezza» e poi tifare per il ddl Zan, che falcidia la prima diversità: quella di pensiero. Per una volta, credo passerò in edicola a comprarlo, L’Espresso e spero lo facciano in tanti, assicurando magari un record di vendite. Così gli archeologi del futuro, studiando il tracollo della società occidentale attraverso le letture dei loro avi, vedranno che no, non è stato affatto un caso.

Giuliano Guzzo

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