Tra le rilevanti novità del nuovo Messale romano in arrivo sia nelle parrocchie del Vicariato di Roma sia quelle di rito ambrosiano – e comunque obbligatorie in tutte dal 4 aprile 2021, domenica di Pasqua -, c’è l’inserimento in più preghiere, Confiteor in primis, dell’espressione «fratelli e sorelle» in luogo di quel «fratelli» che abbiamo finora conosciuto. Ora, pur non conoscendo nel dettaglio i motivi di una simile scelta, se essa risponde ad una volontà di maggiore inclusione fatico a non considerarla frutto di una mossa incauta. Per almeno tre differenti motivi.
Anzitutto, sostituire oggi il «fratelli» con il «fratelli e sorelle» significa ammettere che, finora, le preghiere non erano abbastanza inclusive; il che è assurdo. Il maschilismo e l’asserita superiorità di un sesso sull’altro sono un problema dell’umanità, non certo della Chiesa. Anzi, come vedremo la storia del cristianesimo è interamente segnata da una spettacolare promozione dei diritti della donna, che proprio grazie ai discepoli di Gesù ha fatto enormi progressi sociali. Emendare le preghiere significa però riconoscere che finora non si è fatto abbastanza; e questo non è un torto alla Chiesa, ma alla storia.
Un secondo motivo per cui l’inserimento di «fratelli e sorelle» nel Messale non mi pare una buona idea è che si tratta di una mossa incoerente. Mi spiego. Se si ritiene l’inclusione determinata dal linguaggio – lo contesto, ma poniamo sia così -, allora tale strada va seguita fino in fondo. E seguirla fino in fondo, in omaggio per esempio alle comunità Lgbt, significa andar oltre un «fratelli e sorelle» che, a ben vedere, potrebbe già avere il sapore amaro della transfobia. Perché insomma non immaginare un più inclusivo «fratelli, sorelle e amic*»? Questa, si badi, non è una provocazione, ma solo l’approdo obbligato di un certo modo di ragionare.
La terza ragione, strettamente collegata alla prima, per cui le “preghiere paritarie” mi sembrano un aggiornamento poco saggio è che esse rischiano di mettere in ombra come la Chiesa e il cristianesimo siano sempre stati dalla parte delle donne. A dimostrarlo ci sono una serie sbalorditiva di riscontri. Si va dalle narrazioni evangeliche – le prime a vedere il sepolcro vuoto e a riceverne la spiegazione dall’Angelo del Signore furono delle donne – ai primi martiri onorati come santi: sant’Agnese, santa Cecilia, sant’Agata, ossia delle donne. Non sono, questi, particolari di poco conto.
E che dire delle potenti donne del Medioevo cristiano, da Matilde di Canossa ad Eleonora d’Aquitania fino a Ildegarda di Bingen? E di Elena Lucrezia Cornaro – oblata benedettina prima donna laureata al mondo – e di Laura Bassi, la prima ad intraprendere una carriera accademica in Europa nonché la prima della storia ad ottenere una cattedra universitaria, cosa che avvenne, contro il parere degli altri docenti, grazie a Papa Benedetto XIV? L’intera storia cristiana è costellata da primati femminili, resi possibili grazie a quella Chiesa fondata da Gesù, il quale aveva spesso «al seguito un certo numero di donne» (Ketter P. Christus und die Frauen, 1933).
Ma pure nell’Antico Testamento, al di là di quel che spesso si sente dire, vi sono tante figure di donne presentate in termini tutt’altro che negativi (Burton Russel J. Exposing Myths about Christianity, 2012). Non è un caso che fu proprio il diffondersi della cultura cristiana a valorizzare la donna sia con i primati già ricordati, sia su un piano più generale. Si pensi per esempio alla previsione, ai fini della validità del rito, di quella necessità dell’assenso femminile nel matrimonio che, se da un lato fu ufficializzata solo nel quarto concilio Lateranense del 1215, dall’altro era già prevista da secoli, come provano sul tema le parole di vari santi e padri della Chiesa del calibro di sant’Agostino.
Tutto questo a ricordare – sia pure con filiale rispetto verso le gerarchie, i pastori e quanti hanno collaborato alla stesura del nuovo Messale – che la Chiesa non ha alcun bisogno di aggiustare le preghiere in omaggio ad una valorizzazione dei diritti della donna della quale ha dato venti secoli di prove. Allo stesso modo, i cristiani non hanno nulla, ma proprio nulla da imparare da una cultura contemporanea che, promuovendo pratiche inaccettabili come l’aborto, la fecondazione extracorporea e l’utero in affitto -abilmente camuffate con le espressioni interruzione volontaria di gravidanza, ricerca della genitorialità e gestazione per altri -, proprio sulla dignità della donna mostra ogni giorno un’ignoranza spaventosa.
Doncamilli dell’Associazione PRIVATA di Radio Maria di Erba Coma Italia, come Falsi Profeti ed Istrioni di religione cristiana romana del terzo millennio (Santo Papa Paolo VI che conocevate personalmente e non vi approvava.) impersonate perfettamente la profezia di San Pietro Apostolo quando ci avvisa: Sorgeranno Falsi Profeti e ne seduranno moltissimi, Siete diventati come un biglietto da 100 euro,per dire, perfetto in tutto e per tutto solo che e’ moneta falsata. Imitate/copiate bene la Dottrina Cristiana, ma siete apostati di errori ed apostasia Dottrinale: e non siete La VOCE DEL PASTORE ROMANO. Canne sbattute dal Vento di tradimento, errore ed apostasia alla Fede Cristiana, che avete strumentalizzato al fai da te religione e come preti e per la vostra personalita’ un fallimento costante alla vostra vocazione sacerdotale di servire la Chiesa costi quel che costi. Ripetendovi: Sale Sacerdotale andato a Male. Astuti commercianti della religione cristiana da decine di anni e non vi possono accusare di nulla perche’ Associazione Privata Radio Maria e’ una Impresa di Commercio Civile, su cui voi vi difendete per fare come vi pare e piace. Invece come preti cattolici siete ambivalenti e camaleonti dei Giano, ma nessuno vi puo’, per ora accusare, perche’ la Chiesa Romana non ha Tribunali Eccelsiastici Civili per Apostati . Puo’ dare la Disciplina o la Scomunica, ma la Diocesi di Como, per ora, se la dorme e lascia Fare. Auguriamoci che per il Bene della Chiesa il Vescovo di questa Diocesi abbia le sue morali cristiane sagge ecclesiastiche ragioni per non agire o non puo’ agire a di la’ di limitare l’azione di questi doncamilli, dicendo che non predicano la Chiesa. Vedasi casi di Teologhi radiati dalla Chiesa come insegnamento cristiano da parte del Santo Papa Giovanni Paolo II. Mah? Un’altra confusione pastorale da aggiungere a tante altre e piu’ una meno il solito andazzo di Cani Muti e Pastori che domrono, mentre il Nemico sbrana le Pecorelle. Cosi’ siamo ridotti a ognuno di noi Vigilare e Pregare per non cadere in Tentazione di: falso Cristo, Dottrina, Fede Cristiana, Chiesa Cristiani. Cordiali saluti, Paul Candiago. (candiago.p@bmts.com)
Condivido pienamente.
E l’essere umano più importante, meritevole di iperdulia è una donna, la Donna, la Madre di Dio, la Madonna di cui nunquam satis!!!
Il voler sempre scrivere “fratelli e sorelle” o “tutti e tutte” o una qualunque altra espressione simile, sembra sempre voler separare il maschile e il femminile quasi a contrapporli. Cioè sembra non si accetti più l’unità, dove tutti appartengono allo stesso “gruppo”, ma si voglia invece accentuare questa separazione, distinzione, quasi contrapposizione. La lotta al femminicidio diventa spesso una contrapposizione oserei dire di “classe” e separare i termini secondo me non fa altro che accentuare questo contrasto
Lo stesso concetto alla base delle “quote rosa” per cui ora ad esempio si plaude tanto alla Merkel.
Molto meglio una legge che obblighi ogni Azienda a NON pagare meno una donna perché tale.
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Allora si ristampi anche la copertina (e l incipit) dell ultima enciclica papale… Sorelle e fratelli tutti….
Dal punto di vista umano la quantità mondiale delle donne giunte in ruoli apicali fino al 1900 è talmente scarsa che sono si potrebbero nominare tutte.
Da punto di vista della Chiesa apprezzo l’elencazione di casi eccezionali, ma (limitandoci al numero dei santi per esempio) i fatti dicono che su circa 9000 santi solo 1500 sono donne . E considerando che le donne sono circa il 50% della popolazione mondiale direi che anche nella Chiesa si è verificato lo stesso fenomeno che è accaduto nella società civile, seppur mitigato.
Se poi cerchiamo nella Bibbia le donne che hanno avuto una qualche funzione memorabile sono sempre una stragrande minoranza rispetto agli uomini.
Per il resto condivido il tuo articolo…fratelli e sorelle mi sembra aria fritta, e più un modo per escludere qualcuno che per includerlo. L’espressione al maschile è tranquillamente utilizzabile come neutro, e vale per tutti.
Le modifiche riguardano solo le espressioni in lingua italiana o anche in altre lingue?
Miseria benedetta, ora si pretendono le quote rosa pure per i Santi…
Si vede che non hai capito quello che ho scritto. Nessuno pretende le quote rosa, ma si prende atto che le sante siano molte meno dei santi.
Il titolo del post è . “Fratelli e sorelle» nelle preghiere? Ma la Chiesa è sempre stata per la donna”.
Ognuno, guardando alla storia e ai numeri, può trarre le conclusioni se veramente la Chiesa è stata SEMPRE per la donna, o se vivendo nell’era moderna non ci rendiamo conto di cosa fosse il passato.
Trovo paradossale che la modifica in “Fratelli e sorelle” avvenga poco dopo che è stata pubblicata “Fratelli tutti”; non si tratta di un gioco di parole.
Rimango in attesa che una voce gentile mi spieghi se le modifiche riguardano solo le espressioni in lingua italiana o anche in altre lingue. Grazie
L’ha ripubblicato su Organon.