Almeno ora sappiamo. Almeno ora si sa. Almeno ora nessuno potrà più far il finto tonto, fingendo d’ignorare le reali mire della legge contro l’omotransfobia. Quanto accaduto nelle scorse ore Lizzano, paese in provincia di Taranto, è infatti chiarissimo: nella locale chiesa di san Nicola è stata convocata una preghiera a difesa della famiglia naturale nel corso della quale ha preso avvio una protesta di attivisti Lgbt e, quando i carabinieri hanno preso a identificare costoro, il sindaco, presente in piazza, ha detto ai militari: «Andate prima da quelli che stanno dentro. Perché siamo in un Paese democratico!». Un’affermazione semplicemente perfetta nella Russia di Stalin, un po’ meno nell’Italia del 2020.

Eppure è precisamente questo ciò a cui mirano i sostenitori della legge contro l’omotransfobia: instaurare un clima intimidatorio dove se solo esterni, persino pregando in chiesa, un certo tipo di pensiero, ecco che ti può capitare di esser schedato, perquisito, chissà. Che le cose stiano in questi termini è provato dall’ovazione che Antonietta D’Oria, il sindaco di Lizzano appunto, sta ottenendo in rete. In effetti, la signora merita d’esser ringraziata perché adesso nessuno può più dire in giro che la legge contro l’omotransfobia serve solo a tutelare gli omosessuali, essendo divenuto lampante che serve invece a non tutelare i cattolici. Gravissimo, ma almeno ora sappiamo. Almeno ora si sa. Almeno ora, cari cristianofobi, non dovete più nascondervi.

Giuliano Guzzo

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