Non si è inginocchiata, non si è piegata, soprattutto non si è ovinamente allineata, Sam Leshnak, la calciatrice del North Carolina Courage che sabato mattina, mentre veniva intonato l’inno nazionale – pur indossando la maglietta del movimento Black Lives Matter – è rimasta in piedi, retta, mano sul cuore. Ideologicamente, l’amor patrio batte dunque l’odio antirazzista uno a centomila. Perché la bella calciatrice (sì, oltre che libera è pure bella), è certamente una su centomila, forse addirittura una su un milione visto l’attuale grado di conformismo: ma è proprio quell’uno su un milione quello che manca, quello che serve, quello che incoraggia la maggioranza silenziosa a non darla vinta alla minoranza urlatrice. La Leshnak, che ha il ruolo di portiere, va dunque elogiata senza riserve perché il merito è anche suo, forse soprattutto suo, se, in quest’estate di attacchi vandalici più che di attaccanti, la porta della ragione resterà presidiata.

Giuliano Guzzo