Il sessismo è senz’altro qualcosa di penoso, ma anche chi lo vede ovunque non scherza. Per esempio, gli illuminati che stanno ringhiando contro l’immagine presente tra le grafiche dell’applicazione raffigurante un uomo e una donna: lui lavora al computer, lei tiene in braccio un bimbo ancora in fasce. Un orrore per gli ayatollah del politicamente corretto, i quali non proferiscono parola contro il crimine dell’utero in affitto e naturalmente difendono il delitto dell’aborto volontario, ma davanti ad una madre con il suo piccolino e ad un padre che manda avanti la baracca niente, non ce la fanno, impazziscono.

Ma dove stia lo scandalo non è chiaro dato che pure in Norvegia e Svezia la cura dei figli, specie sotto i cinque anni di età, è un impegno anzitutto femminile, cosa che neppure il passare dei decenni ha più di tanto modificato; che una donna lavori a tempo pieno o meno cambia poco (The Annals of the AAPSS, 2009). E perfino tra i primati le femmine mostrano più interesse nei confronti dei neonati e dei cuccioli della controparte maschile (Psychobiology, 1988): «sessista» pure la natura? Andiamo. L’impressione è dunque che a sinistra non si sentano molto bene. Per questo attendo il giorno in cui, dopo il covid, il dottor Zangrillo dichiari «clinicamente morto» pure il progressismo.

Giuliano Guzzo