A noi due, o casa. Dobbiamo ricostruire un rapporto, farci compagnia, volerci maledettamente bene. Sono soprattutto io, per la verità, a doverlo fare perché tu – abbracciandomi con centinaia di libri, dvd, caffè, vino, birra artigianale e finestre dal panorama impagabile – sei sempre stata più che accogliente col tuo distratto ospite. Ma da oggi tutto cambia, perché è venuto il tempo di ricuperare quello perduto, di stringerci in un isolamento lussuoso e libresco, di altruistica e colta misantropia.
Noi proviamoci e poi, anche se non ci sarà il cielo in una stanza, l’importante è che non ci sia il virus. Oltre al senso civico mi conforta Khalil Gibran: «La casa è il vostro corpo più grande. Vive nel sole e si addormenta nella quiete della notte; e non è senza sogni». Non ci resta dunque che sognare assieme, o casa, un’Italia senza epidemie né lobotomizzati da apericena, kamikaze in pasto al Covid-19. È un sogno esagerato? Certo che lo è. Eppure è un sogno utile, anzi è fondamentalmente il solo, ora, che possiamo, dobbiamo fare assieme.
L’ha ripubblicato su Pastor Aeternus proteggi l'Italia.
Direi che è proprio in questo stare soli che si riconosce il valore della responsabilità e l’attenzione verso gli altri. Non misantropia ma , guardando la ragione che ci chiama a stare a casa, dovrebbe essere un atto di amore verso gli altri…