Realtà o invenzione storica? Nel caso dei Magi, la cui visita a Gesù oggi ricordiamo, la domanda è mal posta. Se infatti da un lato non c’è dubbio – stando al Vangelo di Matteo – che non si sa se i personaggi in questione fossero davvero re, se fossero davvero tre né se avessero i nomi che la tradizione ha loro attribuito, dall’altro non vi sono ragioni per dubitare dell’evangelista che li nomina; il quale, è bene ricordarlo, si ritiene fosse stato testimone oculare di Gesù e ne abbia redatto la storia a dieci anni dalla morte (Cfr. Thiede – D’Ancona, Eyewitness to Jesus, Doubleday 1996). Quale ragione avrebbe dunque avuto Matteo, rischiando d’essere smentito da amici e testimoni della vita di Colui che morì in croce, d’inventarsi di sana pianta le figure dei Magi, fra l’altro nominandoli più volte?
Se inoltre si pensa che in tutto l’Oriente, ai tempi di Gesù, i magoi – i Magi, appunto – non erano né rari né sempre autorevoli trattandosi, spesso, di astrologhi girovaghi quando non di autentici ciarlatani, non si vede veramente ragione per cui Matteo avrebbe dovuto creare da nulla il mito di queste figure che poi invece, è vero, dal mito e della tradizione sono state successivamente plasmate fino a divenire Baldassarre, Gaspare e Melchiorre. Tornando però al piano storico, c’è un altro elemento da tener presente: quello delle loro spoglie che non solo sono state custodite ma dall’Oriente si sono mosse: grazie al vescovo Eustorgio che, secondo alcuni studiosi, le avrebbe portate a Milano da Costantinopoli, oppure in seguito alle Crociate secondo altri.
Una cosa, comunque, è certa: le spoglie dei Magi, nel 1162, si trovavano in Lombardia, e da qui, due anni dopo, sarebbero state portate a Colonia da Federico Barbarossa (1122–1190), fino a quando, nel 1903, alcune di queste reliquie furono restituite simbolicamente da Colonia a Milano, precisamente a Brugherio, unica località italiana poter vantare la custodia di qualche resto dei celebri adoratori di Gesù. Detto questo – anche sorvolando su altri interessanti elementi storici ed evangelici, dalla stella fino ai doni che i Magi avrebbero portato a Betlemme – c’è un aspetto sul quale, in particolare all’Epifania, è opportuno fermarsi a riflettere, e che in ordine di importanza precede tutti gli altri.
Stiamo parlando delle parole dei Magi, poche ma chiarissime, inequivocabili direi: «Siamo venuti per adorarlo» (Mt 2,2). Sono parole che non solo dicono fino in fondo la verità sui Magi, ma parlano anche a noi. Dopo Natale è forte, infatti, la tentazione di tornare alla vita di tutti i giorni come se nulla fosse. Già all’indomani di Capodanno, a ben vedere, sembra quasi che la magia natalizia, fino a pochi giorni prima così attesa, svanisca. Invece arrivano i Magi, che come abbiamo ricordato dicono: «Siamo venuti per adorarlo». Una dichiarazione che dovrebbe essere anche la nostra; per capire se a Natale abbiamo festeggiato qualcosa o Qualcuno, se siamo rimasti gli stessi oppure abbiamo preso sul serio la possibilità, adorando quel Bambino, di diventare persone migliori.
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