Tanto fetore per nulla. Lo spauracchio del nazileghismo, come al solito, è stato agitato senza una ragione. Sì, perché alla fine Rula Jebreal al Festival di Sanremo ci sarà. La decisione è stata presa dalla direttrice di Raiuno, Teresa De Santis, dal conduttore Amadeus, che hanno stabilito che la giornalista naturalizzata italiana interverrà sul palco dell’Ariston, e lo farà con un suo monologo sulla violenza contro le donne. Un tema importante, senza dubbio.

 

Un tema del quale si potrebbero peraltro dire tante cose, come il fatto che nonostante tutto il nostro Paese registra un tasso di omicidi volontari di donne (0,41 ogni 100.000 – dati 2017) assai più basso non solo della media Ue (0,75), ma pure di Paesi considerati avanzatissimi come Finlandia (1,1), Germania (0,91) e Svezia (0,54). Intendiamoci: una sola donna non uccisa, anche solo aggredita rappresenta una vergogna. Ma di certo non siamo il Paese orribile che tanti pensano. Per caso lo dirà, questo, Rula?

 

E ricorderà pure le schiave dell’utero in affitto – che la povertà spinge a migliaia verso tale pratica barbara (alcune sono anche morte, come Premila Vaghela e Brooke Lee Brown) -, e le oltre 100 milioni di vittime delle mutilazioni genitali e le bimbe eliminate con l’aborto selettivo (stimate in 45 milioni tra il 1970 e 2017)? Oppure continuerà a ripetere, la bella giornalista, che siamo un Paese retrogrado anche se fior di dati dimostrano l’esatto contrario? Ancora non lo sappiamo.

 

Sappiamo però, come dicevamo, che lei Sanremo ci sarà. Evviva. Il mondo intero tira ora un sospiro di sollievo. Abbiamo lo scacchiere del Medio Oriente in tensione, ma la mediorientale sul palco. Grande incertezza all’estero, grandissima – con Di Maio – incertezza agli esteri. Per dirla con Flaiano, la situazione in Italia resta dunque grave, ma non seria. Al massimo seriosa, come probabilmente sarà la predica della Jebreal per dirci che brutto Paese siamo, ma seria no. La serietà alberga altrove. A Sanremo non la vogliono da un pezzo.

 

Giuliano Guzzo

 

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