Segnate la data nel calendario, perché oggi l’italico progressismo tocca il proprio punto più basso o più molle, scegliete voi. Sta di fatto che, come forse già sapete, è il#freenipplesday, la giornata senza reggiseno promossa da due studentesse torinesi sull’onda dell’indignazione per le critiche rivolte a Carola Rackete dopo che, lo scorso 18 luglio, si era presentata in procura con solo una maglietta addosso. Ora, a meravigliare non è che si sia arrivati a concepire un’iniziativa così demenziale pur di solidarizzare con l’ex «capitana» della Sea Watch – ormai elevata a santa patrona dell’europeismo sans frontières -, né il fatto che l’idea arrivi sostanzialmente da sinistra, dato che la madre degli stupidi, si sa, fa adottare i suoi pargoli un po’ a tutti.
A stupire è altro, ossia la difficoltà da parte della sinistra italiana ufficiale, quella composta da parlamentari ed esponenti di punta del Pd, nello smarcarsi da certe scemenze che pure, come sappiamo, hanno guadagnato l’onore delle cronache. Solo Marco Rizzo, il nostrano Highlander rosso, ha avuto la schiettezza di apostrofare il #freenipplesday per quello che è: una «cagata». Quasi tutti gli altri, invece, zitti. Indifferenti. Quindi – è lecito supporre – non infastiditi da una manifestazione che più dell’assenza di reggiseno, in realtà, mostra quella del reggisenno. Per carità, dopo che si è vista Cicciolina in Parlamento e molto altro la liberazione dei capezzoli non scandalizza alcuno, anzi: è quasi un salto di qualità. Ma se a sinistra, dove pure non mancano figure serie, intendono ricuperare credibilità è il caso inizino a fare autocritica. O almeno a vestirsi.
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L’ha ripubblicato su Pastor Aeternus proteggi l'Italia.
forse la vouyeristica cronaca di “Libero” avrà avuto un suo peso
Gent. Sig. Guzzo, diciamo le cose come stanno e cioè che la capitana Carola, con o senza reggiseno è un inenarrabile cesso!
Poi ognuno si regoli sul senso del pudore che non esiste più.