Non desidero entrare più di tanto nel merito, mi limito a constatare. Che cosa? Che Greta Thunberg è figlia di una cantante e di un attore, produttore e autore svedesi; Carola Rackete è – parole sue – una che ha «potuto frequentare tre università, bianca, tedesca, nata in un Paese ricco e con il passaporto giusto»; Giorgia Linardi, portavoce di Sea Watch, è figlia di un legale e di un medico e ha in tasca una laurea conseguita in Svizzera; Giulia Berberi, il «medico» della nave Alex della Ong Mediterranea, è invece nientemeno che una dentista, per la precisione una laureata in Odontoiatria e protesi dentaria ed iscritta all’albo di Genova.

Ora, essere facoltosi non è una colpa, ci mancherebbe; fregarsene delle leggi di Paesi stranieri mettendo a rischio l’incolumità di cinque finanzieri magari sì, ma non è questo il punto. Il punto è che le nuove eroine della sinistra occidentale, le nuove icone in particolare dei progressisti europei a ben vedere sono tutte – t u t t e – giovani rigorosamente benestanti: di una casalinga, di una operatrice di call center, di una commessa, manco l’ombra. Forse è per questo che costoro possono permettersi di non pensare a fine mese, alle bollette e a tutto il resto, dedicandosi all’ambientalismo e al «volontariato». Forse è per questo che piacciono alla sinistra fucsia, come la chiama Diego Fusaro. E forse è per questo che l’elettorato brutto e cattivo guarda altrove.

Giuliano Guzzo

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«Da leggere!» (Diego Fusaro)

«Un libro pieno di chicche» (Rino Cammilleri)

«Un viaggio tra vicende note e meno note con lo scopo di aiutarci a sviluppare il senso critico» (Aldo Maria Valli)

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