Può darsi che mi sia sfuggito qualcosa, ma se ho capito bene la Sea Watch è un’imbarcazione olandese di una Ong tedesca – capitanata infatti da una trentunenne tedesca, tale Carola Rackete -, con a bordo 42 persone africane, un’imbarcazione che zigzaga vicino nei pressi di Lampedusa da ormai quasi due settimane, tempo che avrebbe potuto impiegare per raggiungere agevolmente Francia, Spagna, Grecia, Cipro, perfino altri Paesi europei non affacciati sul Mediterraneo, facendo sbarcare tutti quanti. Invece così non ha fatto, perdendo tempo e prendendo pure uno sberlone dalla Corte europea dei diritti dell’uomo, che poco fa ha respinto il ricorso con cui quanti erano a bordo della nave chiedevano di sbarcare in Italia

Ebbene, se le cose stanno così c’è un fatto che si impone all’evidenza: la Sea Watch non vuole portare i migranti in un porto sicuro, ma in un porto italiano. O Italia o niente. Il primo scopo di questa Ong non è cioè quello di fare del bene alle persone tratte in salvo, ma servirsi di queste persone per lanciare un messaggio politico, aiutate dai mezzi di comunicazione che enfatizzano i drammi senz’altro reali di quanti sono a bordo dell’imbarcazione senza però interrogarsi sulle finalità ultime – al di là della patina filantropica – di quanti la finanziano e la guidano. Siamo quindi in presenza di un braccio di ferro nel quale la carta dell’altruismo di Sea Watch pare francamente poco spendibile, e gradita solo ad alcuni: quelli che ancora non capiscono e quelli che, al di là e al di qua del Mediterraneo, ancora ci guadagnano.

Giuliano Guzzo

*****

«Da leggere!» (Diego Fusaro)

«Un libro pieno di chicche» (Rino Cammilleri)

«Un viaggio tra vicende note e meno note con lo scopo di aiutarci a sviluppare il senso critico» (Aldo Maria Valli)

Ordinalo in libreria oppure acquistalo subito su Amazon