Quanti anni sono passati, quanti decenni, quanti secoli, oh Vicenza? Una volta passavi per «anticamera del Vaticano», addirittura per «sagrestia d’Italia», mentre oggi uno che osi dissociarsi nettamente da eventi come il Vicenza Pride Village 2019 non lo si trova manco a cercarlo con il lanternino. D’accordo, oggi pomeriggio ci sarà una conferenza a difesa della famiglia con Gianfranco Amato e Matteo Castagna: peccato che né uno né l’altro siano vicentini. Vero, ci sarà pure una piccola processione di riparazione: peccato che il vescovo Beniamino Pizziol abbia diffuso un messaggio di segno opposto, invitando tutti «all’incontro e al dialogo». Incontro e dialogo: ha scritto proprio così, Sua Eccellenza.

Ma cosa c’è da dialogare con realtà che negano il sacrosanto diritto di un bambino ad avere un padre e una madre, affermando quello molto presunto di affittare l’utero di donne disperate? Mi spiace, non ci siamo. E che dire di una Giunta comunale che alla manifestazione omosessualista manda il suo vicesindaco? In teoria è di centrodestra, in pratica viene da piangere. Pure quelli di Forza Nuova, che passano per duri e puri, hanno diffuso un comunicato in cui, accanto a una generica condanna di degrado e volgarità, echeggia l’immancabile e obamiano «ognuno è libero di amare chi vuole». Niente da fare, quindi, cara Vicenza. Per amarti sono costretto a rifugiarmi nell’album dei ricordi, tra le memorie di un passato di cui il presente non è minimamente all’altezza.

Giuliano Guzzo

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«Da leggere!» (Diego Fusaro)

«Un libro pieno di chicche» (Rino Cammilleri)

«Un viaggio tra vicende note e meno note con lo scopo di aiutarci a sviluppare il senso critico» (Aldo Maria Valli)

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