Ma quale tragedia, quale disastro, quale tragica fatalità: l’incendio di Notre-Dame è anzitutto stato un monito, un avvertimento, un segno per i cristiani tiepidi. Un segno per di più nella settimana santa, a ridosso del giorno di una delle più grandi sante di Francia – Bernadette Soubirous, nata al cielo 140 anni fa esatti – e con una devastazione apocalittica anche se, a suo modo, «miracolosa».
Basti pensare che si sono salvati la struttura complessiva della chiesa con la statua della Vergine del pilastro, la Corona di Spine, l’organo, il grande altare stesso. E’ quindi come se Qualcuno, in modo certo spettacolare, avesse voluto richiamare tutti all’essenziale della croce scintillante che, spalancato l’ingresso della chiesa, i vigili del fuoco parigini si sono trovati davanti agli occhi. Una scena che fa risuonare le parole da brivido di un’altra santa d’Oltralpe, Giovanna d’Arco: «Tenete la croce in alto, cosicché io possa vederla anche attraverso le fiamme».
Qualcuno ritiene tutto solo un caso, un concatenarsi forse curioso ma accidentale di suggestioni? Liberissimo. Tanto il caso – avvertiva uno scrittore poco religioso ma molto francese, Anatole France – non è che lo pseudonimo di Dio quando non vuole apporre la sua firma. E sì che la firma divina, in quest’evento, è stata lampante; così come la Sua intenzione: risvegliare un popolo anestetizzato, intorpidito, macronizzato. Con l’eccezione di quei giovani che, guardando la cattedrale, cantavano e pregavano con il rosario in mano. Il solo vero fuoco, ieri, era il loro.
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Sono d’accordissimo con la Sua analisi.
Chapeau! 👉🎩
Grazie, è ciò che avevo in cuore, ma lei ha usato le parole perfette per dirlo. Grazie, complimenti. Marina
Anch’io sono convinto che l’incendio sia un segno del Cielo. Ma temo ahimé che resteremo sordi e ciechi anche questa volta continuando a provocare l’ira dell’Altissimo.