Barack Obama e Hillary Clinton i quali, nel condannare su Twitter gli attacchi in Sri Lanka, usano il termine «adoratori della Pasqua», vanno sinceramente ringraziati. Sul serio: perché con il loro azzardato e maldestro evitare la parola «cristiani» ricordano a chi ancora la ignorasse la strategia della cultura dominante, cristianofoba fino al midollo. Anzi, cristofoba. Con la conseguente indifferenza e rimozione dei media – delle cui malefatte ho scritto nel mio ultimo libroverso che tutto ciò che, anche solo lontanamente, profuma di Cristianesimo. Qualche esempio?

Prendete il recente incendio di Notre-Dame così com’è stato raccontato dalla Bbc, una delle più importanti emittenti del mondo, e cioè con servizi – ha notato Catherine Utley, che la tv inglese la conosce bene dato che ci lavorato dal 1983 al 2002 – nei quali «nessuna di queste parole è stata citata: cristiano, cristianesimo, cattolico, adorazione, adoratori, sacro, messa, settimana santa». Come mai? Per lo stesso motivo per cui i progressisti yankee disprezzano i cristiani e per cui ieri, a Pasqua appunto, Google si è guardato bene dal confezionare un Doodle che ne avesse qualsivoglia riferimento.

Attenzione, perché la censura delle festività cristiane non è una novità. A dimostrarlo, ancora una volta, è stato il già citato Barack Obama, il quale sotto la sua presidenza – per non far sentire ai non cristiani il peso emotivo dell’evento – declassò pure il Santo Natale al rango di una delle indistinguibili e luminescenti festività dicembrine. La sparizione della nascita di Gesù è rintracciabile anche nelle canzoni natalizie famose di questi anni nelle quali, fateci caso, si parla di luci, di gioia, di doni, ma del Bambinello no: per Lui neppure un verso. Strano no? Gli «adoratori della Pasqua» devono stare proprio sulle scatole…

Giuliano Guzzo

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