Il calendario non mente. Al 29, 30 e 31 marzo, quando a Verona si terrà il Congresso mondiale delle famiglie, mancano ancora due settimane eppure qualcosa per cui ringraziare gli organizzatori già c’è: esser riusciti, peraltro con giorni d’anticipo, a far infuriare Repubblica, sulle cui colonne l’appuntamento è stato presentato come un ritrovo di «neofascisti, antiabortisti e omofobi». Mancava solo «medievali», poi il frasario demenziale era completo. Si vede che, accecato dalla rabbia, pure il titolista ha avuto una svista. Cose che capitano.

Del resto, che in un quotidiano le cui copie medie sono precipitate dalle 381.713 del 2013 alle 194.940 del 2018 – tracollo degno del Pd – è comprensibile che un certo nervosismo, come dire, serpeggi. Tuttavia, che una testata che tutti, almeno una volta, abbiamo avvistato sottobraccio ad un professore universitario, un avvocato o un magistrato, insomma a un uomo di cultura, scada in epiteti da progressista di Voghera è emblematico della crisi di tutto un mondo che alle idee, ormai, antepone gli insulti. Non resta che prenderne atto e agire di conseguenza. Con una capatina a Verona.

Giuliano Guzzo