Lo scandalo politico e non solo generato dal maximanifesto, 7 metri per 11, dell’associazione ProVita che ritrae un feto nel grembo materno era del tutto prevedibile. Non perché l’immagine in sé abbia qualcosa di violento, proprio come non lo ha il messaggio che incornicia l’immagine, «tu eri già così a 11 settimane…e ora sei qui perché tua mamma non ti ha abortito», ma perché la cultura abortista da cui oggi tutti, purtroppo, siamo in qualche modo contaminati ha il suo punto di forza nella sistematica rimozione del protagonista di quel manifesto: il figlio concepito.
Fateci caso: non è possibile discutere dell’aborto procurato senza ritrovarsi subito a parlare degli aborti clandestini che c’erano prima della legge 194, di quanto cattivi sono i cattolici contrari alla libertà delle donne, della contraccezione, di quanto «oscurantismo» ci sia ancora in giro, e via di discorrendo. Della prima vera vittima dell’aborto – il figlio, appunto – però non si parla mai. Capita così che parlando di aborto ci si ritrovi puntualmente a trattare tutta una serie di temi – i diritti civili, il Medioevo, l’autodeterminazione -, che però deviano dal fatto abortivo in sé.
Ora, qui non si tratta – si badi – di giudicare il vissuto di nessuno. Qui il punto è una verità negata: l’esistenza di un essere umano che la cultura dominante ostinatamente ignora. Ed è per questo che l’iniziativa di ProVita dà fastidio: perché ricorda ciò che nessuno di noi, o quasi, accetta di sentirsi dire, e cioè che prima del parto abbiamo a che fare con un soggetto che risponde a stimolazioni esterne già a 20 settimane (Arch Dis Child.1994;71(2):F81-7), e che a 29 ha una facoltà uditiva (Early Hum Dev.2000;58(3):179-95), al punto da far registrare variazioni cardiache quando ascolta la voce della madre (Dev Sci.2011;14(2):214-23).
Si tratta pertanto di qualcuno che, nel grembo materno, già intrattiene una vita relazionale (Neuroendocr. Lett.2001;22:295–04), capace di memorizzare fra le altre proprio la voce di sua madre (Acta Paediatr.2013;102(2):156-60). Qualcuno con un’esistenza di ritmi giorno-notte (Semin Perinatol.2001;25(6):363-70) e provvisto di una sua memoria (Neurorep.2005;16(1):81-4). Qualcuno, come noi, in grado di sperimentare il dolore (Semin Perinatol.2007;31(5):275-82; Anesthes.2001;95(4):828-35). Lo scandalo, insomma, non è ciò che il manifesto di ProVita ricorda, ma quel che una società moralmente indifferente all’aborto continua a dimenticare.
Fate pure casino. Se in Vaticano non credono più nella vita come dono potrà solo peggiorare.
Si tratterebbe anche di capire chi, tra tutti gli scandalizzati contrari a simile manifesto, preferirebbe essere stato abortito o si disposto ad annullare la propria vita in nome del “diritto” della loro (non più) madre ad abortire…
In effetti, sarei curiosa di saperlo anche io… Hanno stufato stè persone pro aborto: si indignano magari per un agnellino mentre per un bambino nel grembo della madre viene considerato grumo di cellule…
Magari fossero stati gli abortisti ad essere abortiti. E intanto, tra un mese ricorrerà il 40^ anniversario della legge 194, la più criminale delle leggi promulgate dall’Italia repubblicana.
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In contemporanea, in un’altra citta italiana, un manifesto di dimensioni analoghe contesta l’obbligo vaccinale.
In questo caso, di fronte alle proteste di alcuni medici e di altre persone, l’opinione di qualcuno è stata rispettata.
Ora, indipendentemente da come uno la pensi sui due diritti/doveri, indipendentemente dalle sensibilità degli uni e degli altri, il problema è che il diritto ad avere un’opinione è concesso ad alcuni e ad altri no. La sensibilità di una donna che ha volontariamente abortito vale di più di quella di una mamma il cui neonato è morto perché contagiato da un bambino non vaccinato.
Perché qualcuno può esprimere le proprie idee e qualcun altro no? Si fa tanto parlare di rinascita del “fascismo”: qual è il vero fascismo?
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Allora è meglio che una donna metta al mondo un figlio che non ama? che non può mantenere? Che magari non verrà mai trattato come merita?… appunto, pensiamo a quel bambino
@Hadley, non ci nascondiamo dietro un dito…
Se una madre pensa che non amerà il proprio figlio, al suo posto ci sarà ben più di una persona capace di amare quel bambino/a e lo stesso si può dire se pensa di non avere di che mantenerlo.
Oppure già che i figli grandi costano più dei piccoli, perché non far fuori uno dei più grandi, che almeno un po’ di vita l’ha vissuta?
La scusa “non sarà trattato come merita” poi è puerile… quanta gente non viene trattata come merita e allora?
Li facciamo fuori prima ancora che vedano la luce?
Innanzitutto l’interruzione di gravidanza viene fatta prima che il feto assuma le caratteristiche di un bambino, poi se vogliamo parlare a livello teorico di spirito ecc è un altro discorso.
Per il discorso di portare avanti una gravidanza lo stesso nella civiltà attuale non è semplice in quanto purtroppo la gente non si fa i fatti suoi e tutte le volte che una donna sembra incinta si vede tempestata di domande (anche se è solo una pancia da grasso), le persone non accettano che una donna possa non volere un figlio e dice vedrai che riuscirai a crescerlo ma mica si ferma ad aiutarla… una donna che da in adozione un figlio non viene ben vista ma al contrario ghettizzata, derisa , non gli viene detto che brava ha portato avanti la gravidanza lo stesso. Anche sul mondo del lavoro la gravidanza è mal vista. Inoltre c’è il problema psicologico, non viene mai nominata ma esiste abbastanza frequentemente la depressione in gravidanza, che può portare a gesti estremi .
Per non parlare delle adozioni, al giorno d’oggi è davvero difficile riuscire ad adottare, e di ragazzi/adulti che sono stati adottati ne conosco svariati, ma solo uno di questi non ha mai mostrato problemi, gli altri hanno tutti problemi legati alle loro origini, alla capacità di amare e di avere relazioni stabili.
Ah ecco …prima che abbia le “caratteristiche” di un bambino…
Quindi che anche tu sia nato/a da un feto che “prima non aveva catatteristiche” è anche questo fatto del tutto teorico…
E visto che parliamo di depressione e altre simili condizioni… di quella che assale moltissime donne nel post-aborto (e che talvolta le accompagna per tutta la vita) per aver ammazzato il “teorico” figlio che nasce come feto e prima ancora come embrione fecondato, ne vogliamo parlare o tralasciamo?
“Per non parlare delle adozioni, al giorno d’oggi è davvero difficile riuscire ad adottare, e di ragazzi/adulti che sono stati adottati ne conosco svariati, ma solo uno di questi non ha mai mostrato problemi, gli altri hanno tutti problemi legati alle loro origini, alla capacità di amare e di avere relazioni stabili.”
E io ne conosco altrettanti che hanno affrontato i loro problemi con l’aiuto della Grazia e sono in pace con la loro storia, grati di essere al mondo.
Poi dimmi, conosci tante persone che non hanno mai dovuito affrontare un croce nella loro vita (questa o un’altra)?
Meglio l’aborto per tutti…
Ma perché affliggere a una persona la croce di non essere stati voluti/desiderati?
Ovviamente c’è anche la depressione post aborto, ma è proprio per questo che bisogna essere seguiti da un buon psicologo prima durante e dopo, certamente l’aborto non è una decisione che va presa con leggerezza, ma va ben ponderata , non bisogna neppure farsi influenzare dal proprio partner/parenti/amici perché i consigli/imposizioni degli altri non saranno mai la scelta giusta.
Non ho mai detto che l’aborto sia una soluzione facile, ma al contrario porta delle conseguenze a vita e può portare anche alla rottura della coppia (qualora c’è ne sia una). Però talvolta è la decisione giusta in una determina situazione o per certe persone.