Sono trascorse parecchie ore, ormai, dal linciaggio del segretario provinciale di Forza Nuova a Palermo, ma le dichiarazioni di condanna e solidarietà verso costui – aggredito da più soggetti, precisamente sei, come usa tra galantuomini – tardano ad arrivare. Al punto che, nel frattempo, i burattinai dell’opinione pubblica hanno già rimediato non una bensì due notizie per dirottare altrove l’attenzione: un’aggressione ad un militante di Potere al Popolo, che non i fascisti ma il procuratore di Perugia ha definito come tutta «ancora da chiarire», e il tentativo di alcuni militanti di Forza Nuova di partecipare alla trasmissione di Floris a La7, prontamente bollato come «blitz», a conferirvi quel tocco di truce squadrismo che, si sa, non guasta mai.
Risultato: il pestaggio del forzanovista Massimo Ursino – lasciato esamine in un lago di sangue e sulla cui matrice dubbi non sembrano esservi, a giudicare dagli immediati interrogatori a giovani vicini ai centri sociali – è passato in secondo piano; come il lancio di oggetti a Giorgia Meloni, il carabiniere mandato in ospedale a Piacenza e i cori inneggianti le foibe a Macerata. Tutto derubricato a inezia, fatterello, leggenda metropolitana. Piccoli capolavori di censura resi possibili dal fatto che i mandanti amorali – gli stessi che, se uno squilibrato di destra compie una follia, non hanno dubbi nell’individuare nella destra e non nel suo personale squilibrio la causa di tutto – sono insuperabili nel negare e minimizzare le responsabilità ascrivibili alla propria area.
Come quando i loro maestri, non molti decenni fa, negavano l’esistenza delle Brigate Rosse, sistematicamente presentate come «sedicenti», quasi un’invenzione letteraria. Come quando il giornalista Giampaolo Pansa – che di destra non è mai stato – è divenuto agli occhi di molti una sorta di mostro per il solo fatto di esserci deciso a narrare, nei propri libri, le atrocità commesse dai partigiani comunisti, senza che nessuno o quasi invocasse, a sua difesa, la Libertà della Cultura. O quando Lidia Ravera, oggi assessore della Giunta Zingaretti, anni fa apostrofava Condoleezza Rice, prima donna afroamericana a ricoprire la carica di Segretario di Stato statunitense, come «“lider maxima” delle donne-scimmia»: non risulta che nessuno l’abbia tacciata di leghismo né costretta lasciare il Pd, dove difatti tutt’oggi milita.
Perché funziona così: ai mandanti amorali, oltre che quella di individuare i presunti mandanti morali di determinati atti di violenza, è concessa la licenza di sbagliare e negare la responsabilità di coloro che, in altri tempi, sarebbero stati bonariamente liquidati come «compagni che sbagliano». Ma è normale – si potrebbe obiettare – perché in politica ciascuno porta acqua al proprio mulino. Giusto. Vero. Però allora la si smetta di agitare lo spauracchio del fascismo, che è una bufala totale come sottolineato pure da intellettuali di riconosciuto equilibrio quali Ernesto Galli della Loggia. Oppure, se proprio si vogliono convincere gli Italiani che l’«Onda nera» è la minaccia numero uno del Paese, ci si prepari un bel discorso e lo si reciti, prima, davanti allo specchio. Chissà mai non si finisca provvidenzialmente con l’arrossire.
Non dimentichiamo Bologna!
A parte la guerriglia della sera, nella mattinata era stato interrotto il consiglio comunale… ma come è noto, qualche animale è più uguale degli altri!
Dove è finito Savianò?
Secondo alcuni giornalisti Saviano è finito a New York, dove vive in un attico di lusso.
Cosa mai potremmo noi mortali contro questa religione dell’odio? Lasciati alle buone intenzioni non smetteranno mai! Riuniamoci in preghiera. Invochiamo il Suo aiuto per la fine di questa religione rossa. Altro non c’è.