Non nelle stelle, ma nel Presepe sta il futuro. Quando infatti l’Occidente si ridesterà dall’odierno torpore valoriale, uomini e donne torneranno ad coccolare i neonati anziché i cani, come si vede in una pubblicità Ikea che è l’icona del nostro declino. La vita nascente tornerà così a essere valorizzata e pure le giovani incinte prive di ricchezze e di un luogo dove partorire, seguendo l’esempio di Maria, l’accoglieranno, con l’infanticidio prenatale che tornerà ad essere rigettato quale atto crudele, senza più essere scambiato per progresso. Allo stesso modo, si tornerà a non discutere più la necessaria compresenza, per i figli, di una figura materna e di una paterna, verità cristallizzata nell’immagine presepiale. La stessa isteria femminista tramonterà e non ci si scandalizzerà più se sarà l’uomo, come san Giuseppe, ad esercitare un lavoro considerato maschile, anziché smarrirsi tra depilazione e tentativi di allattamento. Pure il diritto dello straniero a emigrare, che la retorica immigrazionista oggi eleva ad apolidismo obbligato, verrà controbilanciato dalla possibilità del suo pacifico rimpatrio, del quale i magi diedero chiaro esempio. Il Presepe, insomma, è sì dov’è nato Dio, ma pure dove rinascerà l’umanità.

Giuliano Guzzo

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«Un passo gigantesco oltre la sociologia» (Tempi)

«Bellissimo libro» (Silvana de Mari, medico e scrittrice)

«Un libro che sfata le mitologie gender» (Radio Vaticana)

«Un’opera di cui ho apprezzato molto l’ironia» (S.E. Mons. Luigi Negri)

«Un lavoro di qualità scientifica eccellente» (Renzo Puccetti, docente di bioetica)

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