«Ogni 15 giorni il Pd presenterà un rapporto ufficiale sulle schifezze in rete». Lo ha detto Matteo Renzi dal palco della Leopolda, poche ore fa, dichiarando pubblicamente guerra alle cosiddette fake news. Un annuncio al quale in Paese normale, converrete, sarebbe dovuto seguire il classico lancio di pomodori. Invece pare che, al momento, al Bomba siano toccati solo applausi, nonostante in questi anni ce l’abbia messa tutta – dobbiamo riconoscerglielo – per farci capire di che pasta lui e il suo Pd siano fatti.
La prima perla fu, ricorderete, la promessa di non voler fare le scarpe a Letta: «Enrico stai sereno» (Invasioni Barbariche, La 7, 17.1.2014), fu la rassicurazione, e si è visto com’è andata a finire. Epica fu poi la solenne promessa di ritiro a vita privata, in caso di fallimento della riforma costituzionale: «Lo dico qui, prendendomene la responsabilità, che se non riesco a superare il bicameralismo perfetto non considero chiusa l’esperienza del governo, considero chiusa la mia esperienza politica» (Consiglio dei Ministri, 12.3.2014). Pure in quel caso parola mantenuta, si fa per dire.
Da non dimenticare, inoltre, allorquando Renzi garantì che no, sulle unioni civili non avrebbe mai posto la fiducia (Conferenza di fine anno, 19.12.2015), scenario che poi invece il suo governo – per non smentirsi – puntualmente realizzò. Il Nostro è insomma un vero e proprio professionista della bufala, al cui confronto Pinocchio è il santo protettore dei sinceri e il Gatto e la Volpe, emblemi di specchiate virtù. Ma se invece stavolta, contro la fake news, lui e il Pd dovessero fare sul serio, allora significa c’è speranza per tutti. Tranne che per noi, s’intende.
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Le chiamano fake news per non chiamarla censura, la quale è una delle caratteristiche di uno stato totalitario. Meno male che per il momento si è evitata la deriva totalitaria votando NO al referendum del 4 dicembre scorso.
Renzi e i suoi sostenitori vorrebbero fra le notizie da censurare anche che la boschi e la fedeli avevano promesso che in caso di vittoria dei NO si sarebbero dimesse; renzi addirittura aveva detto ufficialmente che non solo si sarebbe dimesso ma avrebbe abbandonato la politica. A proposito della fedeli, vale la pena ricordare che varie volte è capitato che venisse nominata ministro una persona non laureata, ma non ricordo alcuno che prima di lei avesse millantato una laurea; chi ha un minimo di dignità si dimette per molto meno.
Purtroppo renzi e i suoi sostenitori hanno dalla loro parte i più grossi gestori della rete, che hanno già dimostrato volontà censoria.