La morte di Toto Riina è stata seguita, sui social, da varie polemiche, da quella innescata dal filosofo Paolo Becchi, secondo cui l’euro, probabilmente, è stato più micidiale del boss scomparso, a quella di don Francesco Pieri, sacerdote bolognese che si è chiesto: «Ha più morti innocenti sulla coscienza Totò Riina o Emma Bonino?». Sull’ipotesi di Becchi non saprei pronunciarmi, mentre quella di don Pieri è chiaramente una domanda retorica: oltre a essersi sottoposta essa stessa a un aborto clandestino, tramite il Cisa, acronimo che stava per Centro per l’informazione sulla sterilizzazione e l’aborto, nel 1975 la leader radicale ha eseguito o supervisionato l’esecuzione, in dieci mesi, di 10.141 aborti, che secondo la legge dell’epoca erano a tutti gli effetti omicidi. Numeri al cui confronto il Capo dei capi – la cui crudeltà omicida rimane comunque indiscussa –, in effetti, quasi sfigura.
Del resto, l’accostamento tra la soppressione prenatale e il modus operandi di Cosa nostra – a detta di tanti insostenibile – lo dobbiamo non a qualche esaltato antiabortista bensì a papa Francesco, non sospettabile peraltro di nutrire risentimento personale verso i politici radicali, il quale, nel suo viaggio in Messico, il 18 febbraio 2016, ebbe testualmente a dichiarare: «L’aborto non è un male minore, è un crimine, è far fuori, è quello che fa la mafia». Ciò detto, ritengo che una riflessione onesta su quello che lo stesso Concilio Vaticano II ha qualificato come «abominevole delitto» (Gaudium et Spes, n.51) dovrebbe spingersi oltre l’addebito di vittime a Tizio o Caio, esercizio che rischia di svaporare nella diatriba facendo perdere di vista un dato fattuale, se possibile, ancora più grave e significativo, quello per cui la maggiore responsabile di bambini mai nati, almeno in Italia, non è una persona ma una legge, la 194/’78.
Una legge che, da una parte, risulta fra le poche al mondo – sicuramente l’unica in Italia – a recare in calce la firma di cinque politici cattolici (Andreotti, Anselmi, Bonifacio, Morlino, Pandolfi), e, dall’altra, non potrebbe avere esecuzione, chiaramente, senza il sostegno pubblico e, quindi, di tutti i contribuenti. Sottolineo questo non per non solidarizzare con don Pieri, mediaticamente linciato, né, tanto meno, per minimizzare le responsabilità della Bonino – che a suo tempo le scansò mettendosi al calduccio in Parlamento, dove venne respinta la richiesta di autorizzazione a procedere che la magistratura inoltrò a suo carico per associazione a delinquere (Seduta del 19.10.1977, 11415) -, ma affinché non si dimentichi che quella sull’aborto è battaglia ancora attualissima, che chiama in causa tutti noi. Per quanti hanno invece contributo a promuovere la soppressione prenatale la Storia e Dio, per chi crede, non mancheranno di emettere la loro sentenza. E probabilmente, per alcuni, non saranno onori ma dolori.
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Non solo il numero delle vittime fatte dalla radicale con i suoi aborti è più elevato di quello delle vittime causate dal “capo dei capi” corleonese, ma la cosa ancora più grave è che le prime sono state soppresse ancor prima che potessero venire al mondo, mentre invece le seconde erano state uccise sì, ma almeno gli fu consentito di nascere. Certamente i 6 milioni di bambini ai cui è stato impedito di nascere dal 1978 ad oggi dalla 194 sono vittime dello Stato, visto e considerato che purtroppo si tratta di una legge dello Stato.
Una legge dello Stato abominevole e genocida, responsabile della crisi demografica italiana (un’evidenza negata in malafede da molti), frutto del compromesso storico DC-PCI (forse meglio chiamarlo inciucio politico), e fatta dai democristiani per mantenere le poltrone che l’appoggio esterno dei comunisti gli consentiva di avere. I Radicali ebbero il merito di sollevare la questione dell’aborto all’epoca, ragion per cui la 194/78, anche se promulgata da un governo monocolore DC, rimane sempre una loro mostruosa creatura. Tra l’altro costoro nel referendum del 1981 chiesero una modifica della legge in senso più estensivo, come se questa norma non fosse già di per sé troppo permissiva.
Da notare come, gli abortisti fanatici di allora ritengono che i 6 milioni di feti italiani soppressi vadano rimpiazzati da 6 milioni di africani subsahariani. Criminali.
92 minuti di applausi!
Bella domanda
Non e’ sicuramente un azzardo accostare l’aborto, ma sarebbe meglio dire il business dell’aborto al modus operandi di cosa nostra o, in altri termini, al business di cosa nostra. Si tratta in entrambi i casi di affari: lecito il business dell’aborto, del tutto illeciti il business “cosa nostra” che l’organizzazione medesima . E se qualcuno nutre dei dubbi che l’aborto non sia un “business”, si prenda la briga di leggere qua: http://www.uccronline.it/2010/04/22/dietro-laborto-ce-un-business-miliardario/
Che l’aborto fosse un truce business paragonabile ai malaffari di una cosca, Madre Teresa di Calcutta l’aveva compreso ben 40 anni fa, quando senza mezzi termini, denuncio’ il fatto dal palazzo di vetro delle Nazioni Unite, tra gli applausi di circostanza, che rimasero tali; d’altronde recita un detto consunto ma sempre attuale: “Business is Business!” Sull’ipotesi di Becchi, ovvero se il passaggio alla moneta unica sia stata una calamita’ peggiore della mafia, direi che ogni pretesto e’ buono per sparare castronerie e promuovere magari i propri libri.😉
Se non la moneta unica, non si può negare che le leggi seguite al colpo di stato del 2011 con i due attuali senatori a vita abbiano causato in italia migliaia di suicidii. E che la guerra in Libia, assecondata da colui che in base all’art. 87 della Costituzione aveva il comando delle Forze armate, abbia causato migliaia di morti africani sia in terra d’Africa sia in mare (non badiamo al colore della pelle). Infine, non si ha notizia che i due attuali senatori a vita, al pari di Totò Riina, abbiano mostrato pentimento per gli immensi dolori da loro causati.
Il popolo italiano si estinguerà nel giro di cinquant’anni. Rimarranno solo ebrei, africani musulmani e neocatecumenali. Spero troveranno di comune accordo un antidoto per tenere alla larga i cattocomunisti e i preti eretici che abbiamo oggi.
Sicuramente Bergoglio non nutre “risentimento personale verso i politici radicali”; tanto è vero che, sempre in febbraio 2016, ha definito la Bonino tra «i grandi dell’italia di oggi». Poiché il giudizio di Bergoglio non è avventato, sono messe male l’italia e soprattutto la Chiesa.
Non mi stupirei se Ciccio I indicasse nell’aborto un modo per combattere la fame nel mondo
Oltre che irriverente anche ignorante giacché “Ciccio” – leggasi Francesco – non è affatto I(primo), ma solo Francesco… Mi meraviglio poi del dott. Guzzo’ che ponendo in moderazione ogni commento, lasci passare simili inutili e stupidi commenti.
Io sono sconcertato dai giudizi e dalla violenza verbale presenti nei vostri commenti, piu’ che per l’atteggiamento del Pontefice verso la Bonino…
😲🕪
“Sono sconcertato dai giudizi e dalla violenza verbale” presenti nel commento delle 15:38 del 20 novembre: “ogni pretesto e’ buono per sparare castronerie e promuovere magari i propri libri”.
Scusate, Signora Vittoria , ma secondo Voi, paragonare l’euro alla mafia non e’ una boutade? Altrimenti, quale termine sarebbe piu’ appropriato per definire una tale affermazione? Indicatelo Voi.
Grazie.
Poverino Roberto. Abbiamo urtato la tua sensibilità. Vuoi mettere la gentilezza di bergoglio?
Un poco di contegno non guasterebbe. Thanks.
A me sconcerta molto , ma molto di più la violenza anche di un solo aborto rispetto a tutti i giudizi a livello planetario,
E’ con i fatti che si uccide non con un’opinione.
Mary, come non essere d’accordo? Pero’ anche la mancanza di educazione urta.
.. 🐐🐐