La guerra del mondo Lbgt in corso contro Arcilesbica, rea di avversare l’utero in affitto, era inevitabile. Non è infatti da oggi, bensì da anni che la più grande Associazione Nazionale di donne Lesbiche dichiara che «il primato femminile rispetto al generare è un dato che appartiene all’ordine delle cose ed è l’unica differenza che non può non essere riconosciuta» (Il Manifesto, 5.11.2015, p.14). All’inizio le tensioni parevano contenute, poco più che sotterranee, ma in questi giorni la fatwa arcobaleno è scattata e ora, sull’Associazione ribelle, grandinano le accuse di omofobia, transfobia, fondamentalismo, insomma, il solito frasario istericheggiante che tocca a chi, oggi, osi rammentare l’esistenza di qualsivoglia «dato che appartiene all’ordine delle cose».
Pur sussistendo una distanza cultura enorme, anzi incolmabile rispetto a chi difende il primato della famiglia naturale, credo dunque vadano riconosciuti ad Arcilesbica almeno due meriti. Il primo è quello, come si è detto, di criticare la pratica dell’utero in affitto, che l’armata arcobaleno vuole legittimare non solo giuridicamente ma anche lessicalmente come Gestazione Per Altri o Gpa (quasi le parole potessero edulcorare il crimine del programmato distacco tra madre e figlio). Un secondo merito è poi quello di ricordare che non soltanto esiste una distinzione tra mondo omosessuale e galassia Lgbt – con la seconda costantemente protesa a intestarsi abusivamente la rappresentanza del primo -, ma pure il fronte arcobaleno, a sua volta, presenta distinzioni che sono divergenze.
Basterà tutto questo ad arrestare l’avanzare culturale e non solo della pratica dell’utero in affitto, alla quale – è vero – ricorrono in gran parte coppie etero ma di cui il mondo Lgbt, costitutivamente sterile, è de facto sponsor obbligato? Non lo so, anzi direi che ne dubito, specie considerando lo stellare giro d’affari che gravita attorno alla cosiddetta maternità surrogata, business a tanti zeri che arricchisce agenzie, avvocati, stregoni della fecondazione extracorporea, psicologi e chi più ne ha più ne metta. Tuttavia è bene sapere che schierarsi contro l’utero in affitto, come già testimoniato dal convegno tenutosi all’Assemblea nazionale di Parigi nel febbraio 2016, significa stare coi guru internazionali della sinistra atea, del mondo femminista e dell’associazionismo lesbico. Tutta gente, converrete, che è un po’ dura tacciare di nostalgie medievali.
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Era inevitabile, che si giungesse a ciò.
Questo perché già 50 anni fa le “teste d’uovo” del femminismo (teste d’uovo non nel senso kennedyano, ma come equivalente al femminile delle teste di c…) avevano indicato il lesbismo come futuro radioso delle donne, in quanto avrebbe permesso loro di fare a meno dell’odiato maschio; salvo ricorrervi come distributore self-service di spermatozoi, quando necessario.
Ora, con l’utero in affitto sono invece i “maschi” a fare a meno delle donne… inaccettabile!
Siamo al delirio, delirio totale. Ma del resto “Deus dementat quos perdere vult”.
Queste schermaglie ricordano, per altro, quelle fra gli Orchi ricorrenti in diverse parti de “Il signore degli anelli”.
Speriamo che, similmente, anche quest* si massacrino fra di loro; perché, a dirla tutta, le persone normali non ne possono davvero più.
Col 40% di disoccupazione giovanile, questi sono i problemi dell’agenda politica in Italia…