Se si vuole contrastare efficacemente discriminazioni e sessismo, meglio lasciar perdere la decostruzione dei cosiddetti stereotipi di genere e attivarsi perarginare la pornografia. Non è l’affermazione di qualche attempato moralista, ma un’evidenza ormai scientifica. A sostenere infatti l’esistenza di un legame tra esposizione a film porno, nei quali la donna viene ritratta, per usare un eufemismo, in modo assai poco lusinghiero, e atteggiamenti ostili alla dignità femminile è – sempre più – la ricerca su questo specifico versante.

Pare in tal senso opportuno riprendere la testimonianza di una donna il cui partner faceva frequente uso di pornografia: «Non sono una persona né il suo partner, ma solo un oggetto sessuale. Quando abbiamo rapporti sessuali, lui non li ha davvero con me, non mi ama. Sembra che stia pensando a qualcos’altro o a qualcun altro, probabilmente ad attrici porno. Lui mi usa come un corpo caldo» (Journal of Sex and Marital Therapy, 2002). Parole che non abbisognano, direi, di commento alcuno.

Ciò nonostante, vale la pena – a suffragio di quanto riportato – segnalare le risultanze di un recentissimo studio su un campione di oltre 300 persone di età compresa tra i 17 e i 54 anni dal quale da una parte è emerso come più si è giovani quando si inizia a fare uso di materiale pornografico maggiore sarà il consumo in età adulta e, dall’altra, come chi aveva iniziato a guardare pellicole a luci rosse da ragazzino avesse sviluppato, nel tempo, atteggiamenti più maschilisti e irrispettosi della dignità della donna.

Intendiamoci: tale ricerca, intitolata Age and Experience of First Exposure to Pornography: Relations to Masculine Norms – e presentata da poco all’annuale convention dell’American Psychological Association – non fa che confermare quanto, a coloro che viaggiano senza senza paraocchi, era chiaro da tempo. Eppure è utile perché evidenzia lo strano paradosso per cui, nelle iniziative sovente di carattere didattico finalizzate alla cosiddetta parità di genere, la pornografia non venga neppure nominata. Quasi non esistesse, come realtà.

Come mai questa omissione? Forse perché l’impero del porno, con tutti i quattrini che attira e genera, non deve essere disturbato? O per evitare di dare ragione alla morale cristiana e alla Chiesa, da sempre promotrice di una visione della sessualità agli antipodi da quella tipica di un edonismo senza limiti? Si tratta, credo, di interrogativi coi quali vale la pena confrontarsi e coi quali, a ben vedere, farebbero bene a misurarsi gli stessi paladini della dignità della donna, che troppo spesso, quando si parla del problema della pornografia, si voltano dall’altra parte.

Giuliano Guzzo

*****

«Un passo gigantesco oltre la sociologia» (Tempi)

«Bellissimo libro» (Silvana de Mari, medico e scrittrice)

«Un libro che sfata le mitologie gender» (Radio Vaticana)

«Un’opera di cui ho apprezzato molto l’ironia» (S.E. Mons. Luigi Negri)

«Un lavoro di qualità scientifica eccellente» (Renzo Puccetti, docente di bioetica)

Ordinalo in libreria oppure acquistalo subito su Amazon