Giusto ieri si ragionava assieme, su questo blog, sulla scelta di alcuni di criticare, rispetto alla vicenda di Charlie Gard, l’«accanimento mediatico» sulla vicenda. Quel che avevo preferito omettere è che, tra detti alcuni, c’è anche un sacerdote abbastanza noto sul web. Un prete ora non più isolato dato che pure l’Osservatore Romano, con riferimento alla vicenda del bambino inglese, si è scagliato contro il clamore mediatico chiedendo sulla vicenda cali il silenzio così che «il mistero della vita faccia il suo corso». Due sole considerazioni rapidissime. La prima è che in assenza del deprecato «accanimento mediatico» – cui anche il Santo Padre, giova ricordarlo, ha contribuito – Charlie Gard ora sarebbe morto, e pare surreale che una parte del mondo cattolico non riesca a mettere a fuoco una verità tanto elementare.
Un secondo pensiero riguarda il fatto che non si ricorda una volta – neppure una – in cui la teoria dello struzzo, intesa come tentativo di abbassare i toni fino a nascondere il capo dinnanzi a un caso mediatico o a un dilemma etico, si sia rivelata vincente. Mai, infatti, abbandonare anzitempo il campo di battaglia sventolando la bandiera del «volemose bene» è servito a qualcosa, se non a rivelare una drammatica mancanza di coraggio. Rattrista doppiamente, peraltro, constatare come la teoria dello struzzo sia abbracciata da settori significativi della galassia cattolica proprio dinnanzi al caso di un bambino che evoca l’esortazione evangelica «Qualunque cosa avete fatto al più piccolo di questi miei fratelli lo avete fatto a me stesso» (Mt 25,40). E dire che si tratta gli stessi che, dinnanzi a temi cari alla cultura dominante – omosessualità, ambiente, migranti – si scatenano credendosi leoni. Senza accorgersi che sono e rimangono degli struzzi.
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Perché il silenzio è meno ingombrante…
Quando ho letto il commento dell’Osservatore Romano sull’accanimento mediatico relativo a questo caso ho fatto le stesse considerazioni ed ho provato un grosso senso di disagio.
Ahimè non sono un grosso conoscitore delle Sacre Scritture, tuttavia non ricordo un punto (e ci sarà, magari, non ne dubito) dove si suggerisca che non fare nulla sia l’atteggiamento giusto. Da Mosè e Aronne (solo a titolo esemplificativo) che nell’antico testamento sono mandati esplicitamente da Dio dal Faraone che non vuole liberare il popolo di Israele (e di “clamore” ne fanno parecchio, ed anche un po’ di spettacolarizzazione) a tutti coloro che nel Nuovo Testamento implorano, anche rumorosamente, a Gesù di fare i miracoli.
Mi sbaglierò, ma non è il silenzio (l’indifferenza) degli uomini che provoca l’intervento di Dio; anzi, credo sia esattamente il contrario. Semmai è Gesù che dopo avere accolto le preghiere, magari anche disordinate, schiamazzanti ma mosse da profonda fede, lascia tutti fuori, crea una situazione di silenzio e calma intima ed entra nel sepolcro di Lazzaro o nella casa della figlia di Giairo per risuscitarli, o guarisce la suocera di Pietro o del servo del centurione e tanti ciechi, lebbrosi, indemoniati, malati.
E che dire del consiglio di Gesù stesso di chiedere, chiedere insistentemente fino a buttare giù dal letto il nostro vicino di casa per chiedergli un po’ di pane quando ci arrivano all’improvviso degli ospiti cui non abbiano nulla da dare da mangiare? Non è “accanimento” quello che Gesù stesso ci consiglia?
Ma anche volendo lasciare da parte il Signore ed i miracoli che Lui (Lui sì) fa nel silenzio, non c’è nulla di più umano della solidarietà. E la solidarietà si esprime anche nel silenzio ma non solo nel silenzio. La folla ai bordi delle strade non sostiene forse lungo la salita la pedalata dei ciclisti? Perchè non dovremmo dare forza con il nostro urlo solidale alle giuste battaglie quando per battaglie molto meno giuste (o per le stesse battaglie ma con fini di segno opposto) il clamore è altrettanto o persino maggiore?
Dopodichè, dopo avere urlato il nostro essere contro un’ingiustizia, dopo aver chiesto con forza che questa ingiustizia venga bloccata, dopo avere dato forza alla battaglia di chi quell’ingiustizia sta subendo, dopo aver fatto sentire ciascuno di noi meno solo in questa battaglia, ciascuno si ritirerà e, nel silenzio della propria sensibilità individuale pregherà o mediterà o semplicemente aspetterà sperando che il proprio grido possa essere stato ascoltato.
Prima l’assordante silenzio dei pastori (certo non tutti, solo quelli che contano), poi l’evidente fastidio di dover intervenire constatando l’incredibile risultato ottenuto da una campagna mediatica partita da cristiani di periferia ora bullizzati con l’accusa di “accanimento mediatico”.
Un’altra spiacevole pagina di storia cattolica contemporanea.
Pingback: La teoria dello struzzo — Giuliano Guzzo – Piergiorgio Dellagiulia Blog
Grande Giuliano! Parole sante!
in effetti, quel prete mediatico , vorrebbe la morte di Charlie, lo dice chiaramente, chiede il silenzio perché Charlie possa morire in silenzio per mano dei medici, anzi afferma di pregare perché i genitori non si facciano convincere ,a non farlo morire, dalle pressioni mediatiche.
Che dire ? Io dico solo che quelli che seguono quel prete sul web , ogni giorno di più si allontanano dalla Chiesa, seguendo una religione fatta in casa, in cui prevale un totale odio ideologico verso chi non è aperto , spalancato ,cedevole al mondo e in cui Gesù è buono solo per pratiche religiose che non incidono affatto sulla vita.
Conosco una comunità, non virtuale, con preti del genere : i ragazzi che vivono questa esperienza,se si sposano, si sposano in comune, alla fine, perché il buonismo che impera, non li porta a Gesù, non è originale, è un doppione del mondo e ,allora , fondamentalmente inutile.
Addirittura è capitato che il prete della comunità vada a fare un discorsetto alle nozze civili, invece di chiedersi se la sua comunità educa nella Chiesa, a Gesù.
Ma, in effetti, a questi preti, importa qualcosa di Gesù ?
Attenzione. Come pensavo l’Ospedale Inglese che ha in cura il piccolo Charlie non solo non è favorevole all'”estradizione” del condannato Charlie in Italia, non solo continua a sostenere l’inutilità del trattamento sperimentale proposto, ma sostanzialmente ha ricordo nuovamente al giudice perché la pressione sui medici dell’ospedale ne starebbe rendendo difficile il lavoro.
Il giudice avrebbe chiesto ai genitori (!!!) di portare prove dell’esistenza di qualcosa di nuovo ed efficace per Charlie!!!
Preghiamo, preghiamo, preghiamo.
Il ricorso alla “teoria dello struzzo” per rivendicare la “vittoria” dimostra che il clamore mediatico è uno strumento di propaganda a prescindere dalla vita di questo specifico paziente. Non si è salvata una vita: si è assoldato un innocente. QED.
Purtroppo è vero: ancora la vita di questo sfortunato bimbo (per il momento solo condannato, questo sì, da un tribunale) non è stata salvata. Sul fatto che si sia assoldato un innocente, premesso che in effetti si tratta di un innocente, l’affermazione è piuttosto squallida. Perchè parlare a favore della vita di un innocente sarebbe sbagliato mentre usare lo stesso innocente al fine, ideologico, di aprire la strada alla possibilità di sopprimere la vita di qualsiasi ammalato, ancorchè affatto terminale come in questo caso, dovrebbe essere giusto? Perchè dovrebbero essere corrette le urla di chi vuole questo bimbo morto e scorrette quelle di chi crede sia ingiusto non fare tutto il possibile per lui, senza accanimento ma accompagnandolo nel migliore dei modi alla morte naturale se questa dovrà essere, quando e come dovrà essere?