Il vero problema della nuova legge sull’apologia di fascismo, da ieri in discussione alla Camera, non è tanto la sua natura antistorica, liberticida e doppiopesista – l’apologia di comunismo va bene? I regimi rossi non hanno ucciso abbastanza? -, quanto il suo essere bugiarda. Perché lascia intendere, arrestandosi a schemi novecenteschi, che le dittature siano solo quelle non democratiche, mentre invece è di tutta evidenza come oggi sia un sistema democratico sempre più claudicante, il maggiore responsabile di nuovi atteggiamenti dittatoriali. Il paradosso, poi, è che sono gli stessi che si dichiarano antifascisti a sostenere derive di questo genere.
O forse avete presente antifascisti oggi schierati contro l’Ordine dei giornalisti – questo sì eredità del Ventennio -, per aver pesantemente condizionato, negli anni, la libertà di opinione sanzionando professionisti, guarda caso, tutti non di sinistra (Vittorio Feltri, Alessandro Sallusti, Filippo Facci, Padre Livio)? E acerrimi nemici del fascismo denunciare la preoccupante e orwelliana concentrazione, sotto la proprietà di un unico gruppo, di testate come La Stampa, Repubblica e Secolo XIX, a parte un coraggioso Luca Sofri – che ha parlato di «livelli di impurità assolutamente inediti, e alla disintegrazione di ogni solidità e indipendenza identitaria delle testate» -, ne avete sentiti?
E, ancora, dov’erano quanti ritengono prioritario un più forte contrasto alla propaganda fascista, quando, nel corso della campagna dell’ultimo referendum costituzionale, pochi mesi fa, una serie impressionante di giornalisti di stampa e televisione in dissenso dalla linea governativa (Bianca Berlinguer, Nicola Porro, Massimo Giannini, Maurizio Belpietro, Massimo Giannini, Alessandro Giuli) subiva avvicendamenti, spostamenti quando non addirittura licenziamenti? Curioso, inoltre, come sia sempre il fronte a parole democratico quello che promuove provvedimenti – pensiamo alla legge contro l’omofobia – che finirebbero per mandare sotto processo chi, anche per errore, dimenticasse di esaltare le nozze gay.
Non è un’esagerazione, dato che è il proponente stesso della legge in questione, Ivan Scalfarotto, Sottosegretario di Stato allo Sviluppo economico del Governo, ad aver definito omofobo sul suo profilo facebook un post del quotidiano Repubblica che lo scorso marzo aveva osato apostrofare come «compagno» – anziché presentarlo solennemente come marito – colui che nel maggio 2015 è convolato a nozze con Xavier Bettel, il premier lussemburghese. E si potrebbe continuare ancora, enumerando casi ed esempi, se non fosse già evidente che, in Italia come nel mondo, l’area politica progressista coltiva preoccupazione verso il ritorno del fascismo che fu, più che per amore per la libertà di pensiero, perché ne teme la concorrenza.
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Ridicoli, è il primo termine che mi viene in mente per descrivere questi del PD con la loro ossessione sul fascismo, che mi risulta sia caduto nel 1943, quindi ben 74 anni fa. La cosa che più fa indignare è che le emergenze nel nostro sventurato Paese sono ben altre, ovvero crisi economica ed occupazionale, ma costoro si preoccupano invece di emergenze inesistenti.
Sono per la libertà di pensiero…. purchè coincida con il loro 😉
Il fascismo non é ancora morto, in realtà, e gli epigoni più promettenti nel nostro tempo sono proprio quelli che ritengono il “pensiero unico dominante” che regola l’attuale società unica caratterizzazione culturale degna di nota, ammissibile ed esternabile nel consesso democratico. Quando il 90% dei giornalisti “pensa” e “scrive” le stesse cose (in ambito “opinioni” ovviamente) c’é da diffidare, diffidare, diffidare e ancora diffidare… E dopo il “diffidare” c’é solo una cosa… aver paura. La dittatura é in arrivo.
“In Italia i fascisti si dividono in due categorie: i fascisti e gli antifascisti.”
Ennio Flaiano
Che peccato, tutto falso e tendenzioso (anche i commenti):
– I regimi comunisti hanno ucciso, non l’ideologia.
– Il sistema democratico non è claudicante; è fragile, e per definizione. Le derive autoritarie sono dei regimi, di nuovo.
– Giornalisti schierati contro l’Ordine: la stragrande maggioranza, da anni.
– L’acquisizione di piú testate da parte di un solo soggetto è sottoposta, come tutte le operazioni di mercato, al garante della concorrenza che non permette mai che operazioni del genere assumano carattere “orwelliano”
– I giornalisti “in dissenso alla linea governativa” conducevano programmi televisivi che non hanno mai superato la fase di rodaggio e mai attirato pubblico. Berlinguer è un caso a parte, deplorevole, ma non si possono certo ricevere lezioni sulla lottizzazione della Rai da dei conservatori come nella prima Repubblica.
– La legge contro l’omofobia, ovviamente, non obbliga all’attivismo per i diritti civili. Quindi, ovviamente, no: non punisce “chi si dimentica di esaltare le nozze gay”. Io per esempio non le ho mai esaltate (perché non mi esalta il matrimonio in generale) e non temo alcuna ritorsione che questa legge possa causarmi. Se tu la temi, può essere che c’è altro che hai paura ti venga censurato, e credo che tu l’abbia scritto per filo e per segno nel libro che pubblicizzi qui…
– È omofobia che su un giornale di larga diffusione (con tutti gli onori e responsabilità che ciò comporta) racconti di un matrimonio senza chiamarlo tale. E se non è omofobia ma solo una dimenticanza, allora è negligenza deontologica, ma Scalfarotto su questo gli avrà concesso il beneficio del dubbio.
Non prendere in giro i tuoi poveri, sprovveduti lettori. Il progressismo e la democrazia non hanno complessi di inferiorità, perché sono costruiti sulla memoria storica e sulla ricerca scientifica, che sono una bussola morale esauriente e costruttiva senza bisogno di lezioni di catechismo né di forzature propagandistiche. La concorrenza fra fascisti coinvolge i conservatori poco dotti, fra cui la quasi totalità delle schiere religiose e degli egoismi populisti. Se fossi dotto tu, è a questi che renderesti un miglior servizio senza tendenziosità. Peccato.
Per “letterino”:
– se il regime comunista é il solo responsabile delle uccisioni non si capisce perché non debba aver peso la stessa ideologica che ne ha giustificato (e in parte ne giustifica ancora…) l’esistenza;
– se il sistema democratico é fragile per definizione mi chiedo che senso abbia anelarne la persistenza…. é una assurdità introdurre a priori una improbabile “fragilità” intrinseca del sistema democratico. Con questi presupposti si arriva a concludere tutto e il contrario di tutto;
– la legge contro l’omofobia sarebbe una assurdità perché andrebbe a colpire qualcosa che non esiste… e in ogni caso “gioverebbe”, indirettamente, solo a persone che nel mondo moderno non hanno alcun bisogno di “protezione” imposta per legge. Con la sola esclusione, forse, dei cittadini con problemi di egodistonia che, stante la situazione, dovrebbero però venir difesi soprattutto dai lobbisti gay-friendly e omosessualisti vari;
– ritengo giusto il matrimonio (quello generazionale… altro non c’é…) e una legge “fesseria” sull’omofobia, pur non cambiando nulla, rimarrebbe comunque priva di motivazione e di efficacia perché manca l’oggetto a cui applicarla;
– da fastidio il libro di Guzzo? Se ne faccia una ragione e ci dorma su. Per adesso si può scrivere, in futuro vedremo. Vorrà dire che in futuro dormirà con più convinzione….
– che non esista l’omofobia a maggior riprova c’é proprio il fatto che viene considerato da lei “omofobo” proprio chi non prevede l’esistenza di un “matrimonio”=”patrimonio della madre” destinato ineluttabilmente a rimane sterile e a non sfociare in attività sessuali intrinsecamente compatibili… bah…
– non so se posso considerarmi povero o sprovveduto perché vengo ogni tanto a visitare il blog di Guzzo… certamente non sono ricco (economicamente) e non sono molto “furbetto”. In ogni caso il blog di Guzzo, per fortuna, mi fa assaporare interventi “preziosi” e “culturalmente elevati” come i suoi, e questo é un lato positivo. Non sono molto d’accordo con le sue considerazioni su progressismo e democrazia in quanto il primo di fatto non esiste come coerente “corrente di pensiero” in quanto “dinamico”, “mutevole” e “instabile” per definizione mentre per la seconda vale quanto scritto in precedenza. Sulla ricerca scientifica c’é poco da dire, se non il “fatto” che la scienza é una possibilità di capire i perché e non una certezza a capire tutti i perché… e tutto finisce li (certamente non ha nulla a che fare con la morale…).
Infine la “Dichiarazione Universale dei Diritti Umani”, tassello finale del suo intervento ma che, anche in questo caso, denota una “irriverenza” culturale di fondo nel non prendere atto che la stessa non può esistere rapportabile ad una base “morale” e quindi all’interno di un improbabile rapporto fra bene e male (in chiave squisitamente laica non può “esistere” per antonomania in tale configurazione perché figlia (forse di N.N. ma comunque figlia) della contingenza e del relativismo …dove bene e male non possono esistere per definizione…). Non so cosa c’entrino nel discorso il ricorrente e effimero recupero dei concetti di “fondamentalismi religiosi che nuociono ai diritti umani”. Interpretazione distorta della libertà… continui a basare i suoi convincimenti sull’esistenza della società dei diritti spesso (in)civili che ci ritroviamo, portatrice di una etica che non si é ancora liberata della capacità di schiavizzare la vita, se non di tutte, almeno di una buona parte delle persone (normalmente quelle più deboli e che non si possono difendere ovviamente).
Sui commenti:
@Werner: il fascismo è caduto e ne è vietata la restaurazione e l’apologia. Ora guardati intorno e rifletti sulle azioni condotte dagli attuali partiti di estrema destra. E poi vienimi a ridire che tentativi di restaurazione e apologia oggi non esistono.
@Bariom: falso e tendenzioso anche tu. I pensieri non devono coincidere, ovviamente. Devono (devono, per forza, è un obbligo, sennò vanno fermati e corretti) solo essere compatibili con la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (e tutte le conseguenti leggi che la applicano). Ci sono infiniti pensieri diversi che non negano neanche mezza virgola della Dichiarazione. Se qualcuno sceglie di seguire un Verbo diverso e nocivo per gli esseri umani, poi non si può appellare alla “libertà di pensiero” (che, “purtroppo”, non coincide con la libertà di far danni). Ma queste son lezioni di educazione civica delle medie. Peccato che il catechismo e l’ora di religione invece inizino alle elementari.
@beppino: il riferimento alla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani vale anche per te. La compatibilità con questa base morale è la condizione unica, che permette pensieri infinitamente vari e anche contrastanti fra loro. Fra questi non rientrano i pensieri, come quelli dei fondamentalisti religiosi, che nuocciono ai diritti umani. Di nuovo: libertà di pensiero, “purtroppo”, non coincide con la libertà di far danni.
@aleudin esistono antifascisti violenti. Se Flaiano si riferiva a quello, son d’accordo con lui. Sennò son d’accordo con te.
@Letterino, che risate!
Dalla tua risposta è ben facile comprendere chi è falso e tendenzioso… o che quanto meno parla di cose che nel profondo ignora, con riferimento anche alla storia e alla genesi di quelli che oggi chiamiamo “diritti umani”.
cosa ho frainteso dei “”diritti umani””?
E’ sempre spassoso leggere i commenti dei laico-liberal-democratici, quando invocano la dichiarazione dei diritti umani per tacitare qualcun altro. Spassoso perché cadono in un’insanabile contraddizione e neppure se ne avvedono: infatti la concezione laico-liberal-democratica dei diritti umani consiste in una sfera di libertà ove si esercita senza limiti l’autodeterminazione volontaristica; da qui l’enfasi posta sulla libertà di coscienza come valore supremo degli ordinamenti che a tale concezione fanno riferimento, con successivi corollari come libertà di pensiero, espressione, ecc. Libertà di coscienza che significa che ognuno è libero di vivere come meglio crede essendo i valori del tutto soggettivi. E qui sta l’inghippo: infatti tra i valori soggettivi c’è anche la propria concezione di dannosità e non dannosità di un pensiero e di un’azione: A può ritenere dannosa verso se stesso un’azione di B il quale non pensa di commettere alcunché di dannoso, e viceversa. Senza essere fascisti, populisti, grillini, leghisti si può ritenere che le politiche economiche promosse a livello europeo siano dannose verso i diritti sociali (sono anch’essi inclusi nella dichiarazione dei diritti umani) di ampi strati della popolazione, oppure si può pensare il contrario. Così come si può ritenere che edifici di epoca fascista siano nocivi per la salute psichica dei vecchi partigiani, e così via. Se dovessimo seguire con coerenza la posizione di Letterino dovremmo assumere un atteggiamento di censura permanente verso tutto ciò che viene ritenuto dannoso da chicchessia. Senza contare che anche questa censura sarà a sua volta ritenuta dannosa da chi la subisce.
Per risolvere il problema in cui si sono infilati i laico-liberal-democratici sono costretti a far rientrare dalla finestra ciò che hanno cacciato dalla porta, l’oggettività dei valori con tutto ciò che ne consegue, come la trascendenza del valore rispetto alla volontà (ossia la messa in mora della laicità) e anche il radicamento del valore in una dimensione più profonda rispetto agli appetiti individuali (ossia in un’essenza o natura umana). Tutti temi che i laico-liberal-democratici a parole dicono di combattere ma che nei fatti sono costretti a riprendere. Giusto per mostrare come il pensiero laico-liberal-democratico non sia il contrario della teocrazia, del regime o del fondamentalismo come ipocritamente (o stupidamente?) sostiene di essere: è solo un regime di segno contrario.
Che prosa meravigliosa per spiegare le regole del gioco dei bambini “Specchio riflesso, se ti muovi sei un fesso”. In società però siamo usciti dall’asilo e abbiamo fatto qualche passo avanti, grazie ai laico-liberal-democratici. E questa sarebbe la “contraddizione”, secondo Michele: avere imparato qualcosa rispetto alla superficialità dell’ignoranza.
Crescere, secondo Michele, è sinonimo di contraddirsi. Per fortuna Michele non scrive dizionari. Spero invece che abbia messo la sua bella prosa al servizio di racconti di finzione; gliene comprerei piú d’uno.
Ma torniamo nel merito:
“la concezione laico-liberal-democratica dei diritti umani consiste in una sfera di libertà ove si esercita senza limiti l’autodeterminazione volontaristica”
No, infatti l’esistenza stessa di codici come la Dichiarazione dei Diritti o la Costituzione evidenzia con chiarezza inappellabile l’esistenza di limiti.
“Libertà di coscienza che significa che ognuno è libero di vivere come meglio crede essendo i valori del tutto soggettivi.”
No, infatti l’accettazione dei suddetti codici quali convenzioni sociali comporta lo status di oggettività relativa di quei valori. Relativa a cosa? Relativa a millenni di esperimenti empirici chiamati Storia. No, non esiste nulla di oggettivo ma Sí, esiste una convenzione che abbiamo accettato e che è la “migliore possibile”, in attesa di ulteriori progressi (e non certo di regressioni nostalgiche).
E quindi il successivo inghippo così ben esposto da Michele non sta in realtà proprio da nessuna parte. Sta nei recessi infantili del subconscio, nella migliore delle ipotesi, o nella malizia dell’oratore, nell’ipotesi peggiore.
Ecco dimostrato come non c’è alcun problema nella definizione dell’oggettività dei valori da parte mia. Per il resto dei laico-liberal-democratici non mi azzardo a parlare, anche perché quell’etichetta chissà davvero cosa vuole dire?
“Specchio riflesso”! Era dai tempi delle elementari che non mi ricordavo di questa battuta! Evidentemente per lei quei tempi non sono passati (e un po’ la invidio…)
A parte le fesserie, il suo commento piccato che neppure sfiora il nocciolo della mia argomentazione (la contraddizione sta nella nozione di danno, su cui ha glissato), ma si limita a riscrivere quello che ha già vergato, mostra in pieno le sue (le vostre) contraddizioni.
Anzitutto, se si afferma che vi è una crescita culturale, occorre per forza di cose postulare che esistono dei valori che permangono nel divenire storico (ché altrimenti non sarebbe possibile parlare di crescita o regresso), la cui permanenza è però l’opposto di una pretesa “oggettività relativa”, ovvero con un set di valori convenzionali, legati a determinate epoche o luoghi. Se si sostiene questo relativismo, non ha senso parlare di crescita o di regresso: ogni epoca è storia a sé, in quanto incommensurabile ad altre. A meno che non si voglia affermare che ciò che viene dopo è sempre meglio di ciò che viene prima: questa però è un’affermazione del tutto dogmatica e priva di dimostrazione, che un laico come lei (uno che usa la ragione insomma, seee vabbè) certo non può fare.
Neppure il problema non si risolve tirando in ballo un’oggettività relativa: essa è infatti, decriptando gli “esperimenti storici”, solamente l’opinione dominante in un dato periodo, ossia il volere della maggioranza: e cosa si risponde al dissidente? Che purtroppo il più forte la pensa diversamente e a lui non tocca far altro che adeguarsi? Se è così siamo alla negazione della democrazia liberale, che ha come elemento qualificante il rispetto dei diritti delle minoranze (Bobbio). Adesso Letterino ci informa che le minoranze hanno diritti solo se si uniformano al rispetto di valori altrui che devono subire (con la sfiga, inoltre, di essere vissute nel momento sbagliato!; magari fossero nate prima o dopo erano maggioranze).
Così per il danno che lei ritiene dirimente: io posso ritenere dannoso per me qualcosa che lei non lo ritiene affatto, o viceversa. Abbiamo scoperto in questi giorni che i vecchi partigiani passando dinanzi a monumenti d’epoca fascista si sentono feriti; a me la loro vista non ha mai causato alcunché. Cosa si fa? Quale concezione di dannosità vince?
Senza inoltre contare che se la legge non è altro che la ricezione di questi valori convenzionali dominanti allora è di per sé inutile: è sufficiente la forza, essendo la legge nient’altro che il rivestimento curiale della volontà del più forte.
Quanto alla concezione della libertà di coscienza come autodeterminazione che lei mi contesta cascano le braccia ed altro ancora: ma Letterino come si fa ad essere così ignoranti! E’ da decenni che fior fior di laici (Zagrebelsky, Rodotà, Dworkin giusto per citare i più recenti) e sentenze su sentenze della Corte costituzionale dichiarano che la libertà di coscienza, intesa come possibilità di vivere come diamine si vuole, è il fondamento di ogni democrazia. Io capisco che lei non legga i suoi nemici intellettuali, ma non legge neppure quelli che dovrebbero esserle affini!
Della serie, Letterino: occorre studiare e non solo leggere piluccando qua e là su Internet, almeno di evitano di concioni politically correct che si squagliano alle prime obiezioni.
“Evidentemente per lei quei tempi non sono passati (e un po’ la invidio…)”
M-ma… non l’ho già scritto io questo? Perché mi copi? Stai giocando a “specchio riflesso”?
Michele, non mi ripeterò (visto che lo fai già tu per me…). Se hai letto la mia risposta, ho smontato il tuo argomento sulla dannosità prima che partisse, perché era dipendente dal presunto “inghippo”. Siccome ho dimostrato che l’inghippo non c’è, non c’è nemmeno nulla di ciò che ne consegue. Fondamentali della dialettica. Inutile che insisti, ci fai solo una figura barbina.
Una crescita culturale è un accumulo di esperienze. Le esperienze “permangono nel divenire storico” (qualunque cosa questa roba voglia dire), sì. Quindi ci si può basare su quelle.
“Ogni epoca è storia a sé”, ovvio. E non vuol mica dire che possono essere dimenticate? Pure queste permangono.
““oggettività relativa”, ovvero con un set di valori convenzionali, legati a determinate epoche o luoghi. ” => legati a determinate epoche o luoghi lo aggiungi tu, non l’ho detto io. E infatti non è vero. Vedasi il discorso sull’accumulo di esperienze e la memoria storica, poco più su.
“A meno che non si voglia affermare che ciò che viene dopo è sempre meglio di ciò che viene prima: questa però è un’affermazione del tutto dogmatica e priva di dimostrazione” => questa è una fallacia logica grossa come Giove, spiacevole. Ciò che viene dopo si fonda sulle esperienze accumulate: quelle buone si mantengono, gli errori si ripugnano. Ciò che viene dopo è migliore di quello che c’è prima perché consiste in quello che c’era prima MENO gli errori. E con errori nuovi, ovvio, il presente non è definitivo. E il futuro è potenziale, con buona pace delle dogmatiche promesse di paradiso. Un laico come me, come dimostrato, di dogmi non ne ha.
E ora il cataclisma:
“Se è così siamo alla negazione della democrazia liberale,” => tranqui, non è così 🙂
“Adesso Letterino ci informa che le minoranze hanno diritti solo se si uniformano al rispetto di valori altrui che devono subire (con la sfiga, inoltre, di essere vissute nel momento sbagliato!; magari fossero nate prima o dopo erano maggioranze).” => son qui che rimango pietrificato di fronte allo spettacolo del tuo treno retorico che deraglia rovinosamente. Vediamo quando si ferma. (Poi prometto che riprenderò da prima che deragliasse)
“io posso ritenere dannoso per me qualcosa che lei non lo ritiene affatto, o viceversa. ” => qui io sono diventato quello che rompe le scatole a te. Cinema interattivo, questo! Sono protagonista!
“Abbiamo scoperto in questi giorni che i vecchi partigiani passando dinanzi a monumenti d’epoca fascista si sentono feriti; a me la loro vista non ha mai causato alcunché.” => nemmeno a me. (questo dev’essere l’effetto speciale del bullett time: in mezzo al disastro l’azione improvvisamente si ferma per contemplare la pallottola vagare a rallentatore verso chissà cosa, e s’alza dal fondo un attonito “E quindi?”)
“Senza inoltre contare che se la legge non è altro che la ricezione di questi valori convenzionali dominanti allora è di per sé inutile: è sufficiente la forza, essendo la legge nient’altro che il rivestimento curiale della volontà del più forte.” => l’azione riprende e SPATACRASHABABMBBORORMBOBSBOOOM. Fungo atomico. Fine. Neppure un occhio asciutto in sala. 92 minuti di applausi. Sporadici orgasmi.
Mi scuso per la sceneggiata, ma certe cose semplicemente una persona matura non può recepirle. Bell’esercizio, bravo, ti avevo già fatto i complimenti. Però basta.
Tornando a prima del disastro: il danno è ciò che fa male al corpo. La Dichiarazione Universale dei Diritti Umani è la migliore codifica convenzionale, finora, che permetta il più ampio margine di progresso con il minimo (e sempre minore, tendente allo zero, e senza ignorare l’innata debolezza umana) il minimo dolore fisico per ogni singolo Homo Sapiens Sapiens che cammini e camminerà d’ora in poi sul pianeta Terra.
Tu torni a raccontarmi che la Storia la scrivono i vincitori, grazie. Non mi dici cosa c’è, secondo te, da modificare nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, e basato su quale principio “sconfitto” dalla Storia. Quando me lo dirai, troverò una risposta all’attonito “E quindi?” che ora morde anche me.
“Quanto alla concezione della libertà di coscienza come autodeterminazione che lei mi contesta […] intesa come possibilità di vivere come diamine si vuole, è il fondamento di ogni democrazia.” => Ti aiuto a raccogliere braccia e quant’altro sia sfuggito alla tua continenza, sussurandoti condiscendente che no, non ti ho contestato niente del genere 🙂
Della serie, Miche’: nun ce prova’. Non son io il sadico che anela a infilare bastoni fra le ruote dei poveri cristi.
@letterino
Estrema destra? E dove? Che consensi raccoglie alle elezioni, se non percentuali da “zero virgola”, a differenza di partiti e partitini di estrema sinistra, la cui galassia è ben più estesa? Ti risulta infatti che Forza Nuova o Fiamma Tricolore abbiano eletto un parlamentare?
E’ evidente che i tentativi di restaurazione del fascismo di cui parli siano infondati, come immagino pensa la maggioranza netta degli italiani. Dovremmo dire allora che in Francia, dove il FN che è di estrema destra raccoglie 1/4 dei consensi, esista un “pericolo fascista”, eppure le ultime elezioni presidenziali e legislative hanno detto ben altro.
Quella del “pericolo fascista” rappresenta la solita strategia usata dalla sinistra – che si spaccia per “democratica” – per recare terrorismo psicologico ai cittadini e imporre agli stessi le sue idee. Vessare, fare violenza morale (come fa a proposito di ius soli, unioni omosessuali, e altre schifezze), è proprio una sua caratteristica.
Che c’entrano i consensi alle elezioni, quando non puoi camminare liberamente per strada che ti possono spaccare la faccia a seconda che stai con una persona di un certo sesso o di un cert’altro? Quando ronde non autorizzate vanno a cacciare gli ambulanti abusivi dalle spiagge e contemporaneamente gli impediscono di entrare nelle case popolari assegnate? Quando parlamentari usano l’appellativo “zecca” contro altri parlamentari e cittadini? Quando europarlamentari pagano la difesa in tribunale a due sequestratori di zingari, sapendo di perdere ma di avere visibilità sui giornali?
È evidente che i tentativi di restaurazione del fascismo sono concreti in maniera preoccupante, tanto qui quanto in Francia quanto nel resto d’Europa, e specialmente a est.
Come ho dimostrato nell’altro commento, spacciarsi per democratici non è per niente facile quando bisogna attenersi a codici vincolanti e a Storia documentata e testimoniata. Se fosse una strategia cosí palese, la adottassero anche gli altri. Che tutti si spaccino per democratici! Magari…
Terrorismo psicologico? Imporre idee? Vessare? Viorlenza morale? Ammesso e non concesso che gli attivisti per i diritti civili si riducano a questo, qual è l’alternativa che proponi? Rinunciare? Dire che coi diritti civili non si mangia? Dire che c’è ben altro? Questa sarebbe la giusta lotta che non fa terrorismo psicologico?
Anche tu, in nome della coerenza coi bei tempi andati, sei rimasto all’asilo.
PS: Dare della schifezza a altri esseri umani che non hanno fatto male a nessuno, e sicuramente tu non hai le prove, è xenofobia (nel caso degli stranieri) e omofobia (nel caso degli omosessuali).
Tanto per ribadire che non esiste nessuna minaccia per i diritti umani in Italia…
Dai, amici. Fascismi per bene, “specchio riflesso”, l’inghippo, le lobby delle minoranze… qua mi sa che i relativisti siete voi 🙂
@letterino
I tuoi commenti mi fanno solo ridere e mi fanno capire quanto sia malridotta l’Italia.
@Werner Sul ridere non fatico a crederlo. Sul capire ho qualche dubbio. Chi non sa spiegarsi non sa capire. Ma facciamo finta che non sei interessato a rispondermi, invece che non essere capace, e buona giornata.
Aaah Letterino Letterino, bastasse il sarcasmo per aver ragione, primeggeresti di sicuro. Vediamo:
a) l’inghippo rimane e non l’hai risolto: pretendi di estrarre dal cilindro una definizione oggettiva di danno, dopo aver però riconosciuto che ognuno può vivere la sua vita come gli pare, come sostengono le varie dichiarazioni dei diritti umani. Ma se ognuno può vivere secondo i propri valori allora ognuno potrà ritenere valore una propria azione verso terzi che altri invece riterranno (in maniera ugualmente legittima) invece disvalore e dannosa. Ergo, la definizione di danno è soggettiva e non oggettiva. Una espressione come: “ognuno è libero di far quello che vuole senza procurare danno ad altri” è intimamente contraddittoria. Ed è pure discriminatoria: perché deve essere la tua concezione di dannosità ad avere tutela giuridica mentre quella, ad es. dei vecchi partigiani no? I diritti umani non servono forse a tutelare TUTTI in maniera UGUALE? Nella tua concezione ad essere tutelato è chi la pensa come te; gli altri lo sono nella misura in cui le loro idee coincidono con le tue. Evidente caso di discriminazione delle minoranze (che forse neppure sono minoranze) e quindi negazione della democrazia liberale, che sull’uguale rispetto delle minoranze si fonda.
b) Adesso ti azzardi a dare una definizione di danno (“il danno è ciò che fa male al corpo”) e caschi nel dirupo. Se è così allora la penalizzazione di diffamazione, bigamia, zoofilia, atti osceni in luogo pubblico è assolutamente contraria ai diritti umani. Quale danno al corpo procurano queste azioni? Oppure sputare per terra alla vista di due gay? E la spiaggia fascista oppure gli accendini col faccione del Duce? Nessun danno fisico.
c) “legati a determinate epoche o luoghi lo aggiungi tu, non l’ho detto io. E infatti non è vero”. E’ sufficiente aprire un dizionario per capire come “relativo” sia il contrario di assoluto, e perciò contingente, transeunte. Dire che un’oggettività relativa è legata a periodi storici e luoghi è semplicemente esplicitare il concetto di “relativo”.
d) Per quel che riguarda le “esperienze accumulate” e gli “errori”, non fai che dar ragione al sottoscritto. Se di un periodo storico puoi dire che è stata di decadenza perché in essa si sono compiuti degli errori è solo se anche in quell’epoca continuano a valere, anche se in minoranza, i valori propri di un’epoca invece di rinascita o di crescita; ossia solo e soltanto se i valori sono trascendenti la storia e non dotati di una inesistente “oggettività relativa”. A meno che tu non voglia far passare per errore le idee “sconfitte dalla storia”, ossia quelle che via via risultano minoritarie. Se la pensi così, ti basti l’esempio della Germania prima metà del Novecento, passata per ogni ideologia di destra, sinistra e centro, per capire che questo criterio è semplicemente inservibile perché pieghevole a qualsiasi ideologia.
Se poi vuoi sostenere che “ciò che viene dopo è migliore di quello che c’è prima perché consiste in quello che c’era prima MENO gli errori”, devi dimostrarlo e non assumerlo in maniera dogmatica, come invece fai. Tu stesso riconoscerai che la storia ha conosciuto epoche di crescita, declino, rinascita, nuova decadenza. Senza contare che tu stesso ti contraddici poche righe dopo quando affermi che “il futuro è potenziale”; se è così allora significa che esso può prospettare un miglioramento o un peggioramento, ma ciò è la netta negazione di “ciò che viene dopo è migliore di quello che c’è prima”. Inoltre come fai a parlare di nuovi errori per il presente? In base a cosa li definisci errori? In base a quelli passati non può essere, perché questi sono appunto nuovi e ti manca un antecedente; in base al futuro non lo puoi sapere, perché appunto tu stesso riconosci che è potenziale. Puoi parlare di errori del presente solo tirando in ballo ciò che invece neghi: l’oggettività del valore al di là del periodo storico.
In conclusione: le contorsioni logiche in cui cadi non sono neppure errori dovuti ad una qualche tua tara, sono semplicemente errori della “cultura” dominante (laico-liberal-democratica), in cui anch’io ero immerso; poi si comincia a leggere, a studiare qualcosa di diverso e un po’ alla volta se ne esce; ora la “ammiro” nella sua pochezza e nel suo cammino, inevitabile per necessità logica, verso il nichilismo.
Evviva la lettura, Michele! E tu devi ancora leggere tanto, e magari vario, per riuscire a liberarti del capriccio che ti porta a negare la definizione oggettiva di danno che ti ho portato e che tu ignori (riproponendomi in risposta qualcosa che hai già scritto e io già smontato). Continuare a riassumere la mia analisi come “è buono chi la pensa come te” (e da lí dedurre “quindi i laico-liberal-aiutohouncomplessodinferioritsti sono discriminatori!!”) è veramente infantile, e visto che a te ha stufato il mio sarcasmo, da adesso io ufficialmente mi stufo della tua ottusità (o malizia?).
b) se tu ti dedicassi a letture un po’ piú varie, sapresti che la legge non è una bacchetta magica e che grande parte della sua efficacia sta nella prevenzione. Gli esempi che fai di cose che “non provocano nessun danno fisico”, sono dimostrate essere le cause di cose fisicamente molto dannose e a volte fatali. Per ognuno dei delitti che elenchi c’è una folta giurisprudenza che dimentichi o colpevolmente trascuri.
Ovviamente questo, alla retorica giustificatrice della superficialità che fa comodo per assoldare gli sprovveduti, crea parecchio disturbo; meglio gli slogan. Fortuna che non sei un giudice.
c) “legata” è diverso da “dipendente”. Entrambi gli attributi contribuiscono a definire uno status di relatività, ma hanno due accezioni molto diverse, che alla voce “relatività” sul vocabolario non trovi. Se avessi letto piú libri, invece, lo capiresti. “Dipendere” dall’esperienza passata è, ovviamente, diverso da “essere legati” all’esperienza passata. “Legato” non suppone alcuno sviluppo possibile da quell’esperienza. Infatti non è la parola che ho usato io: l’hai usata tu con deplorevole intento manipolatorio. Zut zut. Non si fa.
d) non puoi proiettare su di me le contorsioni logiche tue. L’ho capito che a te piacerebbe che quando dico “errori” io intendessi “le minoranze”, per potermi rispondere “A-ha! Non lasci fare chi non è come te! Sei un prepotente come Hitler! Altro che libertà! Sti comunisti illusi!”. Ci provi a ogni pie’ sospinto a propinare questa retorica astiosa. Non esiste la minoranza degli assassini e non esiste la minoranza dei censori. Se serve assumere l’esistenza di queste per sostenere le posizioni conservatrici, devo ammettere la mia delusione: speravo davvero che i conservatori fossero interlocutori seri e costruttivi. Il nichilista qui sei tu. Senza sarcasmo.
Giudicheranno i lettori di questo scambio chi ha portato le ragioni migliori:
a) Hai cercato di dare una definizione oggettiva di danno, e ti sei fregato da solo; non è risultata oggettiva, né hai saputo difenderla senza ricorrere a eleganti (questo lo devo riconoscere, effettivamente scrivi bene) giochi di parole.
b) Ti sfugge che se i comportamenti da me elencati sono puniti per eventuali, e tutte da dimostrare, conseguenze fisiche allora 1) avrebbe senso punirli solo nel caso in cui comportino successivi danni fisici, ma così non è; 2) avrebbe senso punire molti altri comportamenti, non penalizzati attualmente (penso all’adulterio), che possono altresì avere conseguenze dolorose per gli interessati. Spiacente, ma la tua arrampicata sugli specchi non è riuscita: puoi consultare un qualsiasi manuale di diritto penale per capire come certi comportamenti vengono puniti indipendentemente dal danno fisico che provocano (sto ancora pensando a quali devastazioni urbane abbiano mai provocato due che copulano in un parchetto)
c) Se sono relativi ad un’epoca, valgono in quell’epoca e non in altre, quindi sono contingenti. “Legato” o “dipendente” è questione di lana caprina, messa in mezzo per sviare l’attenzione dal nocciolo della questione.
d) No, io ho ben capito che per te NON vale l’equazione “minoranze (ogni minoranza)” = “errori”. Per te deve però valere, per necessità logica una volta sposata la tesi della “oggettività relativa” (ossia la concezione dominante in un certo periodo storico), l’equiparazione tra l’errore e la/e minoranza/e che non si assoggetta alla Weltanschauung maggioritaria. Se invece ammetti la possibilità che queste minoranze dissidenti possano aver ragione allora devi ammettere, anche qui per necessità logica, che i valori da loro difesi siano trascendenti lo sviluppo storico e quindi non semplicemente dipendenti (come piace a te) da un’epoca in cui l’oggettività relativa è un’altra. Ossia ti tocca ammettere che questi valori hanno una dimensione metafisica e non storicistica. Il che non può che farmi piacere, come mi fa piacere il fatto che tu rifiuti l’etichetta di nichilista. Ora però ti toccherà anche abbandonare le fole laico-liberal-democratiche.
Michele. Hai letto cosí tanto e mi vieni a confondere maggioranza-minoranza con ragione-torto? È questa la base ideologica del conservatorismo? Non ci voglio credere. Voglio credere che ti sei intortato per non dover rinunciare alla puerile retorica dello specchio riflesso e dei “fascismi per bene”…
Non sono un conservatore; lo schematismo conservatore-progressista trova la sua ragion d’essere solo all’interno di una visione storicistica o comunque immanentistica, che io non condivido. Per cui definirmi conservatore manca il bersaglio: ci sono “cose” che voglio conservare, altre che intendo assolutamente cancellare o riformare.
Detto questo, l’associazione maggioranza-ragione e minoranza-torto è l’unico esito possibile quando ci si muove nell’orizzonte di una “oggettività relativa” (come ho spiegato nei miei precedenti post), ovvero in una concezione storicistica, la quale può avere tendenze conservatrici oppure progressisti (il conservatorismo è più affine alla tua forma mentis progressista di quanto tu creda).