Solo poche settimane fa pareva un tema tra tanti, fra quelli dell’agenda politica del centrosinistra. Ora no. Ora lo Ius soli, per Pd e dintorni, è questione di vita o di morte. Il Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni – forse incoraggiato su questo da George Soros, recentemente ricevuto con tutti gli onori a Palazzo Chigi – ha parlato di «un atto di civiltà»; «#Iussoli subito» ha invece tuonato su facebook Roberto Saviano, faro del progressismo italiota, mentre il direttore della Fondazione Migrantes e arcivescovo di Ferrara, monsignor Perego, intervistato da Repubblica, ha dichiarato che «La Chiesa è a favore dello Ius soli, la legge è indispensabile», quasi rispondendo a Matteo Renzi, che due giorni fa lamentava «il silenzio assordante dei cattolici» sul tema.
Per giustificare tanta apprensione politica per lo Ius soli – priorità inderogabile che forse sfugge ai laureati italiani costretti a lavorare con stipendi ridicoli e ai padri di famiglia senza lavoro -, ci è inventati un fenomenale repertorio di perle tutte funzionali a presentare l’immigrazione non come opportunità, bensì come benedizione celeste, come manna. Per esempio affermando che gli stranieri sono da ringraziare perché servono a pagarci le pensioni, tanto dopo anni di contributi versati molti se ne torneranno in massa casa loro, come ha affermato il presidente dell’Inps, Tito Boeri, indossando i panni di Nostradamus, per il quale il futuro – tanto più quello dei flussi migratori – non ha segreti. Un altro argomento magico, utilizzato con insistenza, è quello dell’«inclusione».
Facilitiamo l’acquisizione della cittadinanza – ci assicurano – e vedrete come si favorirà l’«inclusione» degli stranieri, che diventeranno cittadini modello, compagni di viaggio per costruire un’Italia migliore. Una tesi per demolire la quale basta ricordare che quasi tutti i terroristi che in questi anni hanno insanguinato la Francia erano francesi, idem per quelli che negli ultimi mesi hanno colpito l’Inghilterra e Londra, pressoché tutti di cittadinanza rigorosamente british. Come mai con loro la cittadinanza non ha favorito la favolosa «inclusione»? Perché diavolo, per stare alla Vecchia Albione, gli jihādisti pur essendo cittadini inglesi si sono messi a colpire una metropoli come Londra, il cui cittadino è pure di fede mussulmana? A queste domande, chiaramente, i menestrelli dello Ius soli non rispondono.
Ovvio. A loro interessa soltanto portare a casa questa legge. Così, quando i succitati “argomenti” non bastano, passano direttamente al ricatto morale: sei contro lo Ius soli? Allora vuoi male ai bambini stranieri. Allora sei tra coloro che considerano subumani senza diritti gente nata qui. Allora sei portatore del virus razzista, fatti curare. Attenzione che non si sta esagerando: il meccanismo soggiacente a tanti servizi televisivi strappalacrime, è esattamente un ricatto di questa natura. E a chi non fosse convinto, viene fatto presente che comunque trattasi di Ius soli «temperato», come se la magistratura “creativa” non fosse già lì, dietro l’angolo, pronta a completare l’opera. Come se non fosse chiaro il giochino: non potendo più deludere gli italiani, la sinistra ora ne vuole di nuovi.
Questo perché dai diritti in fabbrica è passata alla fabbrica dei diritti; prima contrastava la civiltà borghese, ma a metà strada ha cambiato idea. Adesso è borghese e contrasta la civiltà. E se osi alzare il ditino ed esprimere dissenso dicendo che tutto questo non ti convince, vieni automaticamente incluso nella categoria dei cavernicoli, degli intolleranti, degli odiatori dei bambini con la pelle di un’altro colore, degli italiani di cui sarebbe il caso di vergognarsi perché ostili a quell’africanizzazione e a quell’islamizzazione della penisola che tanto bene, pare, farà all’Italia. Lo so, sembra un incubo. Eppure è esattamente ciò che sta accadendo nell’ambito di un dibattito politico e culturale con la regia dei «sinceri democratici», paladini ispirati cui dovremmo essere tutti grati, perché come distruggono un Paese loro non lo fa nessuno.
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Fanno schifo,cercano solo un serbatoio garantito di voti! Sono talmente idioti da non pensare nemmeno che questi formeranno un partito loro,specie i musulmani,e imporranno a noi le loro leggi incivili. Forse dopo capiranno che cos’è davvero il razzismo ( i negri e i musulmani sono ben più razzisti di noi!)
Per superarla bisogna impegnarsi eh…
Anacronistico e antistorico passare allo ius soli. Nei paesi citati dall’articolo prima vigeva lo ius soli integrale, poi hanno posto delle restrizioni passando ad una legge sulla cittadinanza basata sul criterio misto ius sanguinis/ius soli.
La legge attualmente in vigore in Italia corrisponde a quel criterio, anche se quello prevalente é lo ius sanguinis, che confrontata alla legge che si vuole approvare é equilibrata e di buon senso. Quindi non si capisce per quale diavolo di motivo si vuole stravolgere l’attuale impianto della legge.
Ha un bel coraggio il Renzi a chiamare i cattolici a raccolta.
Qualora si volesse avere evidenza documentaria di quanto le persone di buon senso avevano già intuito, segnalo questo breve e denso articolo di Marcello Foa:
http://www.blog.ilgiornale.it/foa/2017/06/20/la-polizia-tedesca-ordina-non-dite-la-verita-sul-terrorismo
dove la verità è proibita non solo sul terrorismo, ma sulle “migrazioni” tout court.
Quindi, secondo lei, oggi, un suo compatriota all’estero, che lavora e contribuisce all’economia del Paese in cui si trova, è più italiano di chi fa le sue stesse cose da straniero in Italia?
Non esistono criminali italiani? Veramente secondo lei con questa legge si vuole dare un “passaporto facile” ai terroristi?
Noi ci occupiamo di diritto e abbiamo provato a spiegare le basi giuridiche di questa legge.
Se le fa piacere, potrebbe fare un salto:
https://legalbreakfast.wordpress.com/2017/06/22/chi-e-veramente-cittadino-italiano/
Un saluto
@legalbreakfast
Devo farvi i complimenti: il vostro testo è un eccellente concentrato di inconseguenze logiche e banalità.
Siamo di fronte, infatti, a un fenomeno migratorio di grandi proporzioni, per cui ciò che crea un nesso tra la persona e lo Stato non è più tanto l’essere nati da persone appartenenti a quello Stato, quanto il fatto di viverci.
Questa è veramente geniale. Se dovessimo ragionare con questo principio si potrebbe dire, per esempio: se un gran numero di persone iniziasse ad occupare case di proprietà altrui, cacciando via i legittimi proprietari, se ne dovrebbe dedurre che ciò che crea il nesso tra la persona e la proprietà non è più tanto la giurisprudenza sulla proprietà privata consolidata in qualche millennio, ma la contigenza dell’evento. Oppure che se un gran numero di persone si costituisse in gruppi in grado di esercitare un sistema di prassi “underground” con la forza, tipo le mafie, se ne dovrebbe dedurre che a regolare il rapporto tra le persone non dovrebbe più essere il corpo di leggi dello Stato, definite con una procedura ben precisa, ma i semplici rapporti di forze locali. O ancora: se diventano improvvisamente popolari aziende che liquefano il rapporto tra datore di lavoro e lavoratore, come Uber, in men che non si dica si devono cambiare tutte le legislazioni su certe attività professionali.
Ora prevengo già la contro-obiezione: non sono un immobilista. Certe cose nuove possono essere anche buone. Prima di tutto ci sono criteri oggettivi per valutarle, e si rifanno anche a certi valori immutabili. È ovvio dalla leggerezza delle vostre considerazioni che per voi non contano niente (infatti le derubricate ad “orgoglio”), ma allora è inutile che venite a propagandare in un contesto cattolico. In secondo luogo, per una valutazione opportuna ci vuole del tempo: non si cambiano le cose sull’onda delle contingenze e delle emozioni. Tornando all’esempio di Uber, salta fuori che a società è in grave crisi, e potrebbe finire presto a gambe all’aria (cosa assolutamente tipica delle bolle della Silicon Balley – sic), e ci si ritroverebbe con il bel risultato di aver demolito una professione per trovarsi poi con un pugno di mosche.
Secondo il vostro ragionamento, ogni evento contingente dovrebbe ribaltare tutto quanto si è sempre fatto, per il solo fatto di esistere, e pure in tempi brevissimi. Siccome gli eventi contingenti si susseguono incessantemente per definizione, e non hanno alcuna caratteristica di coerenza per definizione, se ne deduce che le nostre società dovrebbero essere demolite da questa incostanza, che avrebbe per conseguenza il caos, solo per il gusto di inseguire ogni farfalla che passa. Ma lo scopo della giurisprudenza è sempre stato l’opposto: la definizione della Treccani è “La giurisprudenza è la scienza che studia il diritto, inteso come l’insieme delle istituzioni e delle regole che danno ordine alla società”. Ordine, non caos. Il vostro ragionamento, che mi fa ridere solo definire tale, è l’essenza dell’anti-giurisprudenza.
A prescindere da quello spiccato senso di orgoglio che si rivendica in queste circostanze, dovremmo guardare più alla sostanza. Se i residenti contribuiscono alle entrate e quindi allo sviluppo economico di uno Stato, per quale ragione non gli si dovrebbe riconoscere la cittadinanza?
Questo è un secondo delirio. Praticamente state riducendo il concetto di cittadinanza ad un mero criterio economico. Se porto i soldi in Francia, sono francese, se poi li porto in Germania sono tedesco, eccetera. Praticamente come se fossi iscritto ad un’associazione: se verso la quota associativa, allora ho diritto di essere membro del WWF.
Traparentesi, neanche le associazioni funzionano così: definiscono una serie di criteri da soddisfare per potere essere annoverati tra i loro membri, oltre al pagamento della quota associativa.
E poi, uno dovrebbe dire sempre seguendo il vostro sragionamento (sic): ma se i residenti invece rappresentano un costo netto, contribuendo solo alle uscite, e quindi all’implosione economica di uo Stato, per quale ragione non dovrebbe essere tolta loro la cittadinanza?
Da questa considerazioni è evidente che la conclusione del vostro sragionamento è demolire lo stesso concetto di cittadinanza, riducendolo all’ennesima cosuccia contingente, che posso cambiare come l’abito nell’armadio. Stessa strategia perseguita per demolire la famiglia, in tutta evidenza: seguire le contingenze, per di più guidate da minoranze di persone, e portare avanti l’agenda di chi ha tutti i vantaggi a generare il caos.
Buongiorno, sig. Giudici.
La ringraziamo per averci letto e per averci esposto la sua opinione che, seppur poco consona nei toni, rispettiamo e leggiamo con interesse.
Il nostro articolo parte dall’analisi delle fonti giuridiche che attualmente sono in discussione. Il suo commento si fonda, invece, su concezioni prettamente soggettive che esulano dall’oggettività con cui abbiamo affrontato il tema. I due piani, infatti, non si incontrano.
Temiamo che la difficoltà nell’interazione derivi anche dal fatto che, come risulta con estrema evidenza, lei non abbia alcuna competenza giuridica. Non che sia un problema (ci mancherebbe!), ma è certamente una qualifica che non le appartiene: per questo probabilmente l’arroganza delle sue asserzioni e l’inesattezza delle sue affermazioni. Non si preoccupi, spiegare ai profani quello che per noi è pane quotidiano è l’intento che proviamo a perseguire.
Andiamo per ordine.
1) “Se dovessimo ragionare con questo principio si potrebbe dire, per esempio: se un gran numero di persone iniziasse ad occupare case di proprietà altrui, cacciando via i legittimi proprietari, se ne dovrebbe dedurre che ciò che crea il nesso tra la persona e la proprietà non è più tanto la giurisprudenza sulla proprietà privata consolidata in qualche millennio, ma la contigenza dell’evento. Oppure che se un gran numero di persone si costituisse in gruppi in grado di esercitare un sistema di prassi “underground” con la forza, tipo le mafie, se ne dovrebbe dedurre che a regolare il rapporto tra le persone non dovrebbe più essere il corpo di leggi dello Stato, definite con una procedura ben precisa, ma i semplici rapporti di forze locali. O ancora: se diventano improvvisamente popolari aziende che liquefano il rapporto tra datore di lavoro e lavoratore, come Uber, in men che non si dica si devono cambiare tutte le legislazioni su certe attività professionali”.
I suoi esempi non hanno nulla a che vedere con il discorso che facciamo noi, ma anzi partono da una prospettiva che non esiste e che è frutto solo della sua (e di chi la pensa come lei) visione della realtà. In termini spiccioli, lei ha fatto questo ragionamento: tu straniero vieni nel mio Paese e per il solo fatto di “stare qui” (che poi, come avrà letto, non è solo questa la condizione) diventi titolare di diritti e destinatario di doveri, senza avere i requisiti legittimi per esserlo (nel suo primo esempio, ma vale per tutti, quello di essere proprietario a norma di legge), quindi abusi di una circostanza, e questo dovrebbe andare a discapito degli italiani “puro sangue” (veri proprietari). I suoi esempi presuppongono un illecito che qui non si verifica in alcun modo. Nel caso dello ius soli (che tra l’altro non elimina lo ius sanguinis) il legame con il terreno è un dato di fatto che non può passare inosservato, perché, anche se lei non è d’accordo, indica una certa stabilità in un dato posto di quel soggetto, che, sicuramente, dopo anni, avrà fatto propria una realtà che prima per l’appunto viveva da straniero. Ad ogni modo, se tu, straniero, ottieni la cittadinanza non togli nulla a me, “italiano puro sangue”.
(Tanto per la cronaca, le interesserà sapere – e questo sì calza con il discorso che facciamo noi – che proprio in materia di proprietà esiste un istituto, c.d. usucapione, che è un modo di acquisto della proprietà basato sul possesso per un determinato periodo di tempo di un certo bene. Come vede, l’elemento contingente, come lo chiama lei, legittima addirittura l’acquisto di proprietà, senza alcun illecito preventivo, è chiaro).
2) “È ovvio dalla leggerezza delle vostre considerazioni che per voi non contano niente (infatti le derubricate ad “orgoglio”), ma allora è inutile che venite a propagandare in un contesto cattolico”.
Giusto per essere precisi, il contesto, sig. Giudici, è quello laico.
3) “Praticamente state riducendo il concetto di cittadinanza ad un mero criterio economico. Se porto i soldi in Francia, sono francese, se poi li porto in Germania sono tedesco, eccetera. Praticamente come se fossi iscritto ad un’associazione: se verso la quota associativa, allora ho diritto di essere membro del WWF”.
La cittadinanza ha certamente un risvolto economico. Vista come la vede lei, vale a dire come un patrimonio culturale che si trasmette di padre in figlio, sì che la cittadinanza è un concetto antiquato e privo di sostanza. Lei fa un discorso riduttivo, se ci permette. E il discorso economico è importante senza dubbio, ma non è la condizione principale per diventare “italiano” o cittadino più in generale. Per intenderci banalmente: quando le arriva lo stipendio, lo destina alla sua famiglia (moglie e figli) o ai suoi genitori? Contribuirà, per lo meno per la maggior parte dei casi, a quella che è la sua famiglia attuale. La famiglia non è altro che un gruppo sociale, così come lo Stato, con dimensioni logicamente ridotte. E’ lo stesso discorso. Io straniero che vivo da anni in Italia e qui verso i contributi, ma perché non devo considerarmi parte di quella famiglia chiamata Stato? A questo punto lavoro in Italia e le tasse che detraggo dal mio stipendio le destino allo Stato a cui appartengo per via dello ius sanguinis.
4) “Praticamente come se fossi iscritto ad un’associazione: se verso la quota associativa, allora ho diritto di essere membro del WWF.
Tra parentesi, neanche le associazioni funzionano così: definiscono una serie di criteri da soddisfare per potere essere annoverati tra i loro membri, oltre al pagamento della quota associativa”.
Anche per l’associazione, stesso discorso. Lei pagando una quota, risulta associato e le si riserveranno diritti che in mancanza non avrà. Per la cittadinanza attraverso lo ius soli, come avrà avuto modo di leggere, non è il pagamento della “quota” a realizzare tale circostanza, ma sì la sussistenza di vari requisiti. Le riportiamo una frase del nostro articolo, qualora le fosse sfuggito: “Nessun automatismo per il semplice fatto di risiedere nella Repubblica italiana”.
Tutto questo è quanto più importante da sottolineare, per il bene dell’ordine che tanto chiama in causa.
Nel ringraziarla per averci offerto un’occasione di confronto, porgiamo cordiali saluti.
Mi permetto di linkare un mio piccolo pensiero sul tema…
https://ilbarbuto.blog/2017/06/21/ius-soli/