Tutta colpa della mia ingenuità. Non fossi così, non sarei stato assalito dall’incredulità dinnanzi agli applausi che a Montecitorio, ieri, hanno accolto l’affermazione del primo ministro canadese, il liberale Justin Trudeau, mentre costui rivendicava la sua piena adesione al femminismo. Avrei difatti voluto chiedere a chi si spellava le mani se sapeva di omaggiare uno che nel proprio Paese ha introdotto le carte identità «neutre», per il terzo gender, né maschio né femmina – iniziativa che quindi non valorizza il femminile, ma lo mette nel mirino dell’indifferentismo sessuale -; che guida una nazione dov’è consentito l’utero in affitto, pratica formalmente gratuita ma frequentemente oggetto di abusi e comunque sempre orrenda; dove il tasso di suicidio femminile è quasi il doppio di quello che si registra tra le italiane. Aggiungiamoci che non poche femministe hanno già scaricato, per vari motivi, Trudeau – «Non fidatevi dei liberal di bell’aspetto», ha per esempio tuonato Jane Fonda – e la misura dell’abbaglio preso da chi applaudiva «il femminista», introdotto dall’immancabile Boldrini, diviene fin troppo chiar*.
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L’ipocrisia della sinistra è rivoltante! Chi chiama degli uomini con protesi e tagli vari come donne offende tutte le donne vere! Idem chi approva l’utero in affitto,pratica abominevole per gay capricciosi che mettono il miracolo della vita e la sacralità della donna al pari di un oggetto in vendita. E poi basta dire che gente come la Boldrini appoggia l’islam….
…donne vere…
Femminismo? O sarebbe più appropriato chiamarlo “mascolinismo”, visto che più che valorizzare la donna in quanto femmina, in nome della parità ha contribuito alla sua mascolinizzazione, rendendola per certi versi sempre più simile all’uomo. Il lavaggio del cervello subito dalle donne occidentali negli scorsi decenni, le ha convinte che l’uomo va emulato in tutto e per tutto, anche nelle cose peggiori. Faccio un solo esempio, la donna che fuma quanto ha di femminile? A mio avviso zero.
Quanto al «femminista», cosa si può dire, se non che il liberalismo, soprattutto nella sua variante anglosassone, rappresenta una cultura politica di una nefandezza tale che nulla ha da invidiare alle ideologie totalitarie del Novecento.