Scusate, ma chi è questo Emmanuel Macron? Se lo chiederanno i molti italiani che, fino a ieri, mai avevano sentito nominare il candidato che al primo turno delle presidenziali francesi ha ottenuto il risultato più sorprendente e che pare già virtualmente all’Eliseo, quasi Marine Le Pen manco esistesse. Classe 1977, l’enfant prodige non solo francese ma europea, il Nostro si può – in estrema sintesi – definire come il candidato perfetto dei poteri fortissimi. Giovane abbastanza da incarnare apparenti novità, il leader e fondatore del movimento En Marche! ha difatti tutte le carne in regola per far impazzire l’establishment tecnocratico europeo: vuole più Europa («l’Europa siamo noi. Bruxelles siamo noi. Abbiamo bisogno dell’Europa»), più flessibilità del lavoro (che c’è da dubitare sappia cosa sia, dato che si è ritrovato al Ministero delle finanze l’anno stesso della laurea) ed esegue splendidamente ordini («Non so cosa voglia dire, leggo quello che mi scrivono», disse una volta durante in discorso mentre leggeva una frase priva di senso).
Ex banchiere d’affari per Rothschild & Cie Banque – da qui il soprannome «chihuahua dei Rotschild», da un commento su GeopoliticalCenter – il Nostro è snob quanto basta (apostrofò come «illetterati» degli operai) e non considera immigrazione e Islam un problema, anzi dopo attacchi terroristi di Parigi del novembre 2015, ebbe a commentare che l’accaduto era anzitutto una «ferita dei musulmani francesi». E’ insomma il politico ideale il programma di liquefazione sociale caro ai vertici europei: più mercato e più immigrati da una parte, meno identità e sovranità dall’altra. Sul privato di Macron, non c’è molto da dire. Molto di entusiasmante, s’intende. Legato sentimentalmente da quanto aveva sedici anni ad una ad una donna, Brigitte Trogneux, ora sua moglie, di 23 anni più grande di lui, pare sia bersaglio di alcuni dossier russi secondo cui sarebbe stato sostenuto da lobby bancarie americane e coinvolto in una relazione omosessuale con un giornalista.
Gossip a parte, del Nostro risalta la fermezza politica sia in politica interna (ha portato avanti un progetto di riforma del lavoro infischiandosene delle enormi e continue proteste degli operai e dei dipendenti francesi, scesi settimanalmente in piazza) sia estera (fosse per lui, interverrebbe in Siria domattina) e la capacità di indicare alle giovani generazioni i valori che contano. Infatti, nel corso di un’intervista, ha espresso al meglio le sue idee su quale dovrebbero essere i principi ispiratori degli europei di domani: «Servono giovani francesi che abbiano voglia di diventare miliardari». La statura ideale e politica del probabile futuro monsieur le Président è tale che nelle scorse ore sembra che pure uno certamente non populista quale il giornalista Paolo Mieli abbia fatto lasciato intendere di ritenerlo poco più di un automa, un soggetto con scarsa personalità e costruito in laboratorio dai poteri forti. Ma dai, questo sì che è uno scoop. Non lo avremmo mai detto: si sarebbe detto il classico trentanovenne europeo della porta accanto, no?
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Gentile Guzzo, queste mi sembrano accuse gravi. Vuole per favore citare le fonti di quelle citazioni di Macron?
Sto chiedendo, non e’ una critica.
Sono prese da numerosi siti, caro Max, ed ora non ho tempo di riportarle ogni singolo link. Non ho svelato nulla, mi creda.
Interessa anche a me in effetti una fonte affidabile per “Non so cosa voglia dire, leggo quello che mi scrivono”… troppo bella se e’ confermata