Ricapitolando: abbiamo un’Europa a forte rischio islamizzazione, che nei prossimi anni – secondo le più accurate proiezioni – registrerà un aumento di oltre 27 milioni di fedeli mussulmani, la cui percentuale passerà dal 6% scarso di oggi ad oltre, entro il 2050, il 10%; un Continente ostaggio dei Londonistan e dei Molenbeek, quartieri nei quali ormai serve l’esercito, con una Gran Bretagna in cui Muhammad è il nome più diffuso fra i bambini, con un Belgio con metà delle chiese a rischio di essere chiuse o convertite, e con l’Unione Europea che, col rapporto ECRI, ha osato definire «anti-islamica» l’Italia, uno dei pochi Paesi nei quali (grazie a Dio) non si sono ancora verificati attacchi islamisti e in cui l’ISIS fatica più che altrove a reclutare aspiranti miliziani, e il problema, in tutto ciò, sarebbe il burkini?
Non che questa Europa e questa Francia fossero da stimare, ma la crociata di Valls – e di quanti danno retta a costui – contro il costume da bagno delle donne islamiche fa ben comprendere il livello penoso cui si è arrivati. Senza contare, com’è stato giustamente fatto osservare, che «gli stessi che si scandalizzano per il burkini non battono ciglio (e forse godono) quando le chiese sono convertite in moschee, o quando dodici vignettisti sono trucidati per aver ritratto il Profeta dell’Islam […] Prima la Francia concede la ghettizzazione delle donne in piscina o in palestra, poi però si irrigidisce e pensa di multare braccia e gambe coperte al mare» (Il Foglio, 18.8.2016, p.3). Uno spettacolo desolante e paradossale dinnanzi al quale il pericolo di una effettiva invasione culturale islamica in Europa lascia spazio, almeno per qualche istante, al pensiero che forse – anche così fosse – ce la saremmo davvero meritata.
Massimo ha detto:
Burqa o Burqini, il punto è che nei luoghi pubblici il viso deve essere lasciato scoperto, per una questione di sicurezza e di integrazione. Chi vuole mostrare solo gli occhi è libero di farlo a casa sua o nel suo Paese d’origine, se gli è concesso. Se poi si vuole andare a fare il bagno al mare coperti di tutto punto (basta che si lasci libero il viso) non c’è problema.
Luciano En ha detto:
1. Cioè, entro il 2050 in Europa ci sarà un popolazione al 90% NON musulmana. Proprio un classico caso di “islamizzazione”
2. Ho passato qualche giorno a Molenbeek la scorsa settimana (ma in realtà uso un appartamento a Schaerbeek). Ho visto meno soldati lì che a Porta Palazzo (Torino).
3. L’ECRI non ha nulla, ma proprio nulla, a che fare con l’Unione europea.
4. L’ECRI non ha definito anti-islamica l’Italia (né nessun altro Paese: non sono mica degli idioti). Ha però fatto riferimento a un sondaggio del 2014 (Pew Research, neanche loro hanno niente a che fare con l’Ue) secondo il quale “il 63% degli italiani sono ostili alla presenza dei musulmani nel loro paese e ne sopravvalutano il numero”.
E’ straordinario che lei, avendo posto una serie di premesse completamente sbagliate, giunga a una (una sola) conclusione corretta: il problema non è il burkini.
giulianoguzzo ha detto:
Torni pure a Molenbeek, visto che si trova così bene. Auguri.
Luciano En ha detto:
Forse non ho capito come pubblicare i commenti. Ripeto:
1. Parlare di islamizzazione e contemporaneamente annunciare che nel 2050 il 90% della popolazione europea sarà tutto tranne che “islamica” è quanto meno azzardato.
2. A Molenbeek come a Schaerbeek, posso testimoniare, ci sono meno soldati che in alcuni quartieri di Torino (o Roma, se preferite).
3. L’ECRI non ha ninte a che vedere con l’Unione europea.
4. In ogni caso l’ECRI non ha definito anti-islamica l’Italia. Però ha citato un sondaggio di Pew Research (niente a che vedere con l’Ue) secondo il quale più o meno due terzi degli italiani sono “ostili” ai musulmani e pensano che siano molti di più del reale.
Date le premesse completamente sbagliate, sono piacevolmente stupito dal fatto che lei giunga a una conclusione corretta: il problema non è il burkini. Meglio ancora: il burkini non è affatto un problema.
LG ha detto:
…tra l’altro ci si dimentica la retorica del “che c’è di male? ” e della libertà/autodeterminazione per tutti/e..
siamo al cortocircuito…
fa’ quello che vuoi…ma solo quello che va bene a me.
Ed ecco allora che è considerata vera libertà solo un certo modo di fare, vestirsi, comportarsi.
Siamo arrivati al punto in cui i nodi vengono al pettine e la dittaura del relativismo si scontra con la realtà : davvero una scelta vale l’altra? davvero una cultura vale l’altra? davvero una religione vale l’altra?
Ma i laici non erano quelli che pubblicizzavano la tolleranza?
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