Sorrido, senza offesa per nessuno, dinnanzi all’entusiasmo diffuso per la candidatura di Hillary Clinton alla Casa Bianca, «un evento storico» a quanto pare. Anzitutto, sorrido perché vorrei ricordare agli entusiasti clintoniani, forse a digiuno di letture storiche, che le donne alla guida di Paesi non sono poi questa grandiosa novità, essendo roba medievale – si pensi, per fare due esempi, a Matilde di Canossa, che governò da sola mezza Italia o a Bianca di Castiglia, la quale resse l’intera Francia per quasi dieci anni – e se i mitici Stati Uniti ci arrivano solo ora, beh, è problema statunitense non certo dell’Europa, che simili traguardi li ha tagliati da secoli.
Sorrido pure quando leggo che, con una donna al potere, la condizione femminile di un Paese migliorerebbe; basta guardare la disparità salariale – oltre 65.000 dollaroni in più, non proprio un’inezia – a favore dei maschi presso la Fondazione Clinton, dove naturalmente Hillary è di casa, per sentire odor di fregatura. Sorrido, ancora, quando sento incensata la signora Clinton come perla democratica, proprio lei il cui primo impegno politico è stato per il senatore Goldwater, bandiera dell’estrema destra repubblicana. Per non parlare dell’inclinazione di Hillary – oltre che ad una politica estera bella guerrafondaia – alla menzogna, arte che deve aver appreso dal marito.
Come infatti evidenzia Diana Johnstone – biografa ed autrice di un libro di cui consiglio la lettura (Hillary Clinton regina del Caos, Zambon Editore 2016) -, la Clinton è una bugiarda seriale. A partire dalla sua prima campagna per la nomination del Partito Democratico nel 2008, allorquando più volte raccontò – per commuovere le platee – di come, poverina, fosse dovuta «fuggire dal fuoco dei cecchini», non appena atterrata per una visita ufficiale in Bosnia, mesi dopo la fine della guerra: sbugiardata da testimoni, giornalisti e perfino filmati non seppe dire altro che è naturale, pronunciando tante parole, inciampare in errori. E ci sarebbe da festeggiare per la candidatura democratica di costei? Contenti voi.
una volta ogni tanto ci troviamo d’accordo. condivido completamnete questo post.
Una donna candidata a divenire presidente USA, forse non tutti sanno che…
Allora, parto da questa affermazione in lingua locale citata da LifeNews:
<> che dovrebbe pressapoco suonare così: le “parti” del bambino che non è ancora nato non hanno nessun diritto >>
Tradotto, ne faccio cio che voglio, e quindi lascio libera la commercializzazione dei feti abortiti alla azienda che lucra sulla vendita di feti PP (planned parenthood), con giro d’affari da capogiro, che guarda caso sostiene la campagna presidenziale della signora Hillary Clinton
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“politica estera bella guerrafondaia”
E’ l’aspetto della nostra Hillary che più m’inquieta: col pretesto di dover esportare la democrazia, costei sarebbe capace di scatenare un conflitto mondiale.