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La notizia da noi circola, sì, ma non troppo. Strano, perché è abbastanza esplosiva: in breve, la Germania, dopo i fatti di Colonia, pare intenzionata a rivedere la legge sui reati sessuali; non però per inasprirla – come ci si aspetterebbe – bensì per lasciare troppe cose come stanno. Lo denunciano in particolare diverse associazioni, riunite ora nell’iniziativa «No significa no», che fanno presente come anche in futuro, dopo tutto quel è accaduto, da un lato non basterà ancora il chiaro «no» pronunciato da una vittima di abusi sessuali per far condannare uno stupratore e, dall’altro, i palpeggiamenti contro la volontà della donna resteranno privi di conseguenze gravi.

Strano davvero, questo atteggiamento da parte del governo tedesco. L’impressione è infatti che non si voglia andare fino in fondo nella condanna contro lo stupro e chi se ne rende responsabile. Una impressione che, per la verità, circola da mesi, dopo che sugli ormai noti fatti Colonia – città dove, a Capodanno, decine e decine di donne sono state molestate da aggressori in gran parte stranieri, per un totale di oltre 1.000 denunce per l’accaduto – si sono addensati non pochi gialli, sia a livello nazionale che internazionale. Per quanto riguarda la Germania, una stranezza sulla quale non si è mai fatta piena luce riguarda il tentativo istituzionale di minimizzare quei fatti.

Nello specifico, il Ministero degli interni della Renania Settentrionale-Vestfalia è stato accusato d’aver tentato di far sparire parola ‘stupro’ nei rapporti sulle molestie del Capodanno di Colonia: un’accusa pesantissima, mossa da un agente che ha raccontato d’aver subìto strane pressioni mentre stilava il rapporto che, appunto, descriveva i fatti. Curiosamente, la stampa italiana non ha però riservato ampio spazio alla cosa. Il che non stupisce se si pensa – secondo enigma, questa volta internazionale – che le notizie dello stupro di massa avvenuto la notte di Capodanno le notizie, a dispetto della loro assoluta gravità, hanno iniziato a circolare non con ore bensì con giorni di ritardo. Non ci credete?

Eppure potete verificare voi stessi: Corriere, La Repubblica e La Stampa hanno iniziato a raccontare l’accaduto – come provano i loro portali web – a quattro, cinque giorni di distanza. Nell’era di internet e della comunicazione istantanea, converrete, è un fatterello curioso, no? La sensazione, al di là della riforma della legge sui reati sessuali e dei fatti di Colonia stessi, è che tutto ciò si inquadri in un tentativo mediatico e politico ben preciso, che è quello – allorquando di mezzo vi sono fatti gravi imputabili a immigrati o migranti che dir si voglia – di edulcorare il più possibile la realtà, arrivando perfino ad occultarne degli aspetti; e per chi osa dissentire, subito l’accusa è di allarmismo, xenofobia e populismo: è il politicamente corretto, bellezza.

Giuliano Guzzo