scalfarotto

 

 

 

 

 

Scusate, ma mentire è obbligatorio? Le balle raccontate comportano sconti sul carburante? Sono stati introdotti sgravi fiscali per chi la spara più grossa? No, non è polemica ma pura curiosità davanti all’intervento del Sottosegretario Ivan Scalfarotto, il quale, sul Post, per promuovere il disegno di legge sull’eutanasia inanella una serie impressionate di errori e omissioni. Vediamo perché. Scrive innanzitutto Scalfarotto: «Sulle circa tremila persone che ogni anno si tolgono la vita in Italia, infatti, si stima che un terzo lo faccia perché colpito da una grave patologia. Sono cioè suicidi che una buona legge sull’eutanasia e il suicidio assistito consentirebbe di trasformare in un addio con dignità». L’argomento del politico del PD ruota dunque attorno ad una considerazione: mille malati all’anno si suicidano perché malati, dunque perché non aiutarli?

Ora, è vero che vi sono stati oltre 1300 suicidi aventi la malattia come movente (Istat 2008), ma non va dimenticato come questi suicidi riguardino in prevalenza malattie psichiche (1.010) e non malattie fisiche (306); stesso discorso per i tentativi gli oltre 1300 tentativi di suicidio: quasi tutti causati da malattie psichiche (1.259) anziché da malattie fisiche (123). Strano a Scalfarotto sia sfuggito questo “particolare”. Posto che infatti che pure il dato sui suicidi per malattie fisiche andrebbe preso assai cautamente (quante di queste morti si sono verificate nonostante cure adeguate e quante, purtroppo, in carenza di esse?), meraviglia che si taccia sulla prevalenza statistica delle malattie psichiche, che certo non hanno un legame diretto col dolore fisico che tanto, giustamente, spaventa. Ma le omissioni del Nostro non finiscono qui.

«Non meno rilevante – osserva – è il tema della cosiddetta eutanasia clandestina, cioè della scelta compiuta da medici in accordo con i loro pazienti e le loro famiglie, che forniscono una via di fuga da inutili sofferenze senza speranza. Carlo Troilo cita qualificati studi, a cominciare dalla ricerca fatta dall’Istituto Negri nel 2007, in base ai quali si può ipotizzare che siano addirittura ventimila in un anno i malati aiutati a morire». Vero, il signor Troilo cita una ricerca fatta dall’Istituto Negri nel 2007. Ma quella ricerca non dice nulla sull’eutanasia clandestina. Non lo dicono i cattolici ma il portale del Gruppo Italiano per la Valutazione degli interventi in Terapia Intensiva, responsabile di questo studio, un comunicato stampa assai curioso e che, per usare un eufemismo, sa di clamorosa smentita dell’interpretazione datane dai fautori della “dolce morte”.

«Purtroppo i dati di quella importante ricerca – scrive il dottor Bertolini, responsabile di GiViTI –sono stati riportati in maniera distorta e scorretta, travisando completamente la loro portata e il loro significato. Cerchiamo quindi di fare un po’ di chiarezza […] La ricerca del GiViTI ha mostrato che nel 62% dei decessi avvenuti in Terapia Intensiva, la morte è stata preceduta da una qualche forma di limitazione terapeutica, dopo che è stata verificata l’inefficacia delle cure. In questo senso, è frutto di ignoranza, di superficialità o peggio di malafede porre sullo stesso piano l’eutanasia e la desistenza da cure inappropriate per eccesso, come purtroppo si è visto fare in queste ore. Questa campagna di grave disinformazione non solo è lesiva di un comportamento virtuoso da parte di tanti medici intensivisti, ma impedisce lo sviluppo di una corretta discussione su temi tanto delicati e sensibili all’interno della società civile» (03.05.2013).

Non è finita qui. «Devo a Troilo e al suo blog un’informazione che non conoscevo: la prima proposta di legge sull’eutanasia presentata in Parlamento, a metà degli anni Ottanta, recava la firma del deputato socialista Loris Fortuna», conclude Scalfarotto. Che però, ancora una volta, non la dice tutta. Infatti decenni prima che Fortuna avesse quell’idea l’eutanasia era stata approvata in Germania con l‘Aktion T4 che, i sotto responsabilità medica, previde la soppressione di persone affette da malattie genetiche inguaribili o da più o meno gravi malformazioni fisiche cioè delle cosiddette “vite indegne di essere vissute“. Si stima che, in questo modo, siano state “aiutare a morire” tra le le 60.000 e le 100.000 persona. Ma quella era la Germania di Hitler e certe cose meglio non dirle, altrimenti poi la gente sente puzza di bruciato e col cavolo che, interpellata per i sondaggi e le rilevazioni demoscopiche, dice “sì” all’eutanasia, giusto?

giulianoguzzo.com