«In questa chiesa è vietato l’ingresso ai razzisti…tornate a casa vostra!», recita un manifesto affisso all’ingresso della chiesa di Sant’Angelo in Mercole a Spoleto. C’è da augurarsi che il singolare divieto, accostato pure ad una citazione evangelica che in teoria dovrebbe giustificarlo («Ero straniero e non mi avete accolto…Lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno…»), sia colpa del caldo, perché diversamente sarebbero molte le criticità che solleverebbe. La prima: che meriti particolari hanno, rispetto ai razzisti, gli assassini, i pedofili, gli stupratori, i ladri e i calunniatori? Qualcuno, evidentemente, lo devono pur avere perché a loro le porte della chiesa rimangono spalancate.
Secondo aspetto critico del divieto antirazzista. Fino a prova contraria, il razzista odia, e uno che odia è il primo ad aver bisogno di un Dio che, essendo Amore, lo liberi dal suo peccato. Non è forse così? E se è così, non sarà che vietando «l’ingresso ai razzisti», di fatto, si ostacola colpevolmente il piano di salvezza che Dio ha per ciascuno, alterando fra l’altro l’immagine stessa della Chiesa, che apparirebbe come un club dei migliori? Terzo, ma non meno importante aspetto, il cristiano è chiamato a giudicare – e condannare – il peccato, in questo caso il razzismo, ma il giudizio definitivo sul peccatore, che io ricordi, spetta solo a Dio; eppure cos’è un divieto d’ingresso in chiesa per alcuni se non un giudizio definitivo su di loro?
Un ultimo pensiero, questa volta personale. Una delle cose più belle del Cristianesimo, per me, è quel perdono che Dio, sfidando ogni umana logica, ci offre continuamente, con pazienza paterna e con l’ostinazione dell’innamorato. Se così non fosse, se la Chiesa non fosse davvero refugium peccatorum credo – anche senza essere razzista, ed anche senza reputarmi il peggiore degli uomini – che sarei inconsolabile: ma per fortuna Dio non solo non teme la miseria umana, ma si serve delle nostre fragilità per costruire nuove, formidabili alleanze. Don Divo Barsotti (1914-2006) ha scritto: «È il tuo peccato che lo chiama, nulla più efficacemente della tua miseria lo attrae, purché tu gliela doni […] In un istante i tuoi peccati sono distrutti, non sono più. Egli solo è».

Solo voglia di fare un po’ di politichetta e dire la propria reagendo all’ultimo titolo di giornale. Se sei uno qualunque telefoni alla Zanzara e sbraiti, oppure metti un post infuocato sulla tua bacheca facebook, se sei un Don appendi un cartello alla porta.
L’ha ribloggato su Luca Zacchi, energia in relazione.
Dopo aver letto i tuoi post, spesso ti indirizzo un applauso e sorrido contenta che un giovane possa regalarci riflessioni così chiare. Concordo su ogni parola. Consolante la frase di don Divo Barsotti. Sapere che la mia miseria lo attrae…..mi spinge ad insistere nel donargliela quotidianamente.
Insomma un cartello decisamente ed evangelicamente razzista, nel suo paradossale intento di essere anti-razzista… ;-) :-(
Un po’ come se ad un confessionale fosse scritto “vietato l’ingresso ai peccatori” :D
O più esattamente come se fosse scritto: “vietato l’ingresso a questo o quest’altro tipo di peccatori…” ;-) :-(
Nella casa di Dio, in realtà, c’è posto per tutti. I razzisti veri o presunti, anzi, hanno bisogno d frequentarla di più, almeno per imparare a non essere più razzisti.
Almeno i cosiddetti “razzisti”, essendo ostili per esempio all’immigrazione islamica, pur non essendo magari praticanti, non osano mettere in discussione le radici cristiane del nostro paese, quindi da questo punto di vista hanno molto più diritto ad entrare in chiesa di chi invece é favorevole alla diffusione dell’islam nel nostro territorio. La maggior parte invece degli “antirazzisti”, immigrazionisti e xenofili all’ennesima potenza, essendo sinistroidi sono miscredenti, dunque l’ingresso in una chiesa andrebbe invece vietato a questi ultimi.
Il problema é che purtroppo, la Chiesa intesa come istituzione, é stata infestata da questa perversa ideologia immigrazionista, mondialista, terzomondista, ecc., contribuendo anch’essa alla progressiva estinzione della civiltà europea e delle identità delle nazioni europee.
In tanti sappiamo come mai la Chiesa é particolarmente immigrazionista, basti pensare al business dei sedicenti profughi che interessa non solo le coop rosse, ma anche la Caritas.