Cosa direbbe, se fosse ancora fra noi, il giudice Paolo Borsellino (1940-1992)? Tante cose, evidentemente, e non tutte politicamente corrette: tutt’altro. Rispetto per esempio all’eventualità di procedere con la legalizzazione delle droghe, tema che ultimamente appassiona qualche centinaio di parlamentari, l’eroico magistrato non solo esprimeva netta e incondizionata contrarietà, ma ironizzava su quanti consideravano questa come una strada percorribile per sottrarre mercato al crimine, che lui combatteva come nessun altro.
Il celebre giudice, infatti, considerando proprio l’ipotesi che la liberalizzazione del «commercio di droga» potesse, come oggi tanti si ostinano testardamente a teorizzare, togliere «dalle mani di Cosa Nostra la ragione prima della sua attuale potenza», ritenne questa – cito testualmente – una «tesi semplicistica e peregrina», tipica di quanti hanno «fantasie sprovvedute» (Borsellino P. Droga libera o uomini liberi?, in Idem, Oltre il muro dell’omertà. Scritti su verità, giustizia e impegno civile, Rcs, Milano 2011, p. 96).
Tranquilli, però: di questo come di altri aspetti della vita di Borsellino – a partire dalla sua profonda fede religiosa (un giorno, in carcere, confidò a un sicario di Cosa Nostra: «Tu non sai che è bello morire per cose in cui si crede […] un cristiano non teme la morte») – oggi non si parlerà, per il semplice fatto che è molto più comodo commemorare il mito che ricordare l’uomo, esaltare l’icona antimafia che rammentare interamente com’era e come davvero la pensava quell’uomo di cui la mafia, di solito abituata ad incuterne, ebbe paura.
L’ha ribloggato su sapereperscegliere.
Anche in caso di eventuale legalizzazione (o liberalizzazione) delle droghe, le mafie manterrebbero sempre e comunque il controllo del mercato della droga, agendo legalmente attraverso dei prestanome. Quindi la teoria secondo cui legalizzando le droghe si combattono le mafie é un’idiozia tale, che gli stessi che la affermano sanno che non é così.
Secondo me la verità é un’altra, ovvero si vuol favorire la legalizzazione delle droghe, perché così facendo aumentano sicuramente i consumatori: a coloro che occupano i vertici di potere, un popolo fatto di tossici, di zombie, col cervello completamente bruciato dagli stupefacenti, fa comodo, così possono mantenere il potere a vita e fare ciò che gli pare, cosa che diversamente non si può fare o che é più difficile fare se invece le persone ragionano e hanno il cervello funzionante.