«È destino ciò che si fa senza saperlo, abbandonandosi. In un dato senso, tutto è destino», scriveva Cesare Pavese (1908-1950). Non sappiamo se e quanto Giovanni Molinari, di 89 anni, ed Antonia Gottifredi, di 86, amino lo scrittore piemontese, ma la loro storia sembra fatta apposta per confermare che sì, «in un dato senso, tutto è destino». Non c’è altra possibilità. E’ la sola spiegazione plausibile per la vicenda che ha per protagonisti questi due (ex) ragazzi lombardi che nel 1944 si conobbero ed ebbero una relazione – lei commessa, lui militare – e che oggi, dopo un’intera vita lontani l’uno dall’altra, si sono ritrovati ovviamente invecchiati ma anche, contro ogni aspettativa, innamorati.
Rimasti entrambi vedovi, grazie ad internet – alla fortunata creatura del signor Zuckerberg, per l’esattezza – i due si sono infatti rivisti e, dopo aver ricominciato a frequentarsi, hanno deciso di sposarsi. Settant’anni dopo; come se tutto quel tempo non fosse trascorso. Come se quelle due vite separate, in realtà, tali non fossero e fosse invece tutto pianificato affinché Giovanni ed Antonia potessero convolare a nozze, come hanno fanno nei giorni scorsi; a conferma che Pavese aveva ragione, che «in un dato senso, tutto è destino». A conferma che l’errore più grande che si possa fare, nella vita, è pianificare, gettare aspettative eccessive su un futuro che non necessariamente deve riservare brutte sorprese, ma che necessariamente si ostina a fare il suo mestiere: sorprenderci.
L’ha ribloggato su Il blog di Laura Corsaroe ha commentato:
“… l’errore più grande che si possa fare, nella vita, è pianificare, gettare aspettative eccessive su un futuro che non necessariamente deve riservare brutte sorprese, ma che in necessariamente si ostina a fare il suo mestiere: sorprenderci.”
Una storia che però mi rattrista un po’……ho pensato a come avranno trascorso la vita, se con una punta di amarezza e con tanti rimpianti……..per quello che avrebbe potuto essere e non è stato.
A mio modesto avviso questa storia ci dice una cosa ben precisa: che nella vita ci si può legare sentimentalmente solo ad una persona.
Immagino che sia il signor Giovanni che la signora Antonia, oltre a loro hanno avuto soltanto i rispettivi coniugi, ma a quanto pare, malgrado si siano persi di vista, e si siano rifatti una vita con altre persone, il loro sentimento non é mai morto. Immagino anche che sia per il signor Giovanni la signora Antonia é stato il primo amore, come soprattutto per la signora Antonia il primo amore é stato il signor Giovanni.
Dopo il Sessantotto e le pseudorivoluzioni sociali degli anni settanta, alle masse (soprattutto alle donne) hanno lavato il cervello convincendole che bisogna avere più partner possibili nella vita per essere liberi, e che il lato carnale del sesso viene prima di quello sentimentale. Che poi mi chiedo tra l’altro in cosa consiste tale libertà.
Si può avere tutta la libertà sessuale che si vuole, ma é inutile negarlo, solo con una persona si può stabilire quel legame sentimentale e carnale che garantisce quell’indissolubilità assoluta della coppia. Un tempo i matrimoni duravano eternamente, ma era normale visto che gli sposi stabilivano quel legame anzidetto solo dopo aver detto il fatidico “sì”.
Oggi i matrimoni durano sempre meno (non a caso adesso si parla di divorzio breve), ma questa é una conseguenza della rivoluzione sessuale degli anni settanta. Nei matrimoni di oggi praticamente nessuna delle spose arriva illibata all’altare, e colui che sposa é solo l’ultimo di una lunga serie di uomini con cui ha avuto relazioni nel corso della sua vita, per cui mai e poi mai potrà legarsi completamente a questi a livello tale da starci insieme per sempre.