Tanto fumo e niente arrosto. La copertina dell’ultimo numero del settimanale Internazionale, con quel titolo così forte e chiaro – “Libere di abortire” -, illude e basta. Perché lascia intendere al lettore che potrà trovarvi abbondanti argomentazioni a favore della pratica abortiva; ma poi basta dare un’occhiata all’intervento di Katha Pollitt, il pezzo forte di questo numero della rivista, per capire che quel titolone è del tutto ingiustificato, una volgare trappola per attirare lettori. L’intervento della Pollitt infatti, intellettuale femminista particolarmente impegnata sul tema dei diritti, non solo non presenta nulla di nuovo, ma contiene un singolare repertorio di sciocchezze, una macedonia di balle e provocazioni buona solamente a confermare che la bioetica, nel 2014, è come il calcio: tutti, in un modo o nell’altro, si sentono titolati a parlarne ostentando titoli e competenze.
Vediamo alcune delle perle della Pollitt. Scrive che «finché ha la possibilità di abortire, perfino una donna convinta che l’aborto sia un omicidio compie una scelta quando decide di tenersi il bambino. Può sentirsi in dovere di avere quel figlio: Gesù o i suoi genitori o il suo ragazzo le dicono che deve farlo. Ma in realtà non è obbligata. Sceglie di avere quel bambino» [1]. Le criticità del ragionamento sono due: l’ingenua esaltazione della scelta e la convinzione se una donna anziché abortire tiene il bambino lo faccia solo perché «Gesù o i suoi genitori o il suo ragazzo le dicono che deve farlo». La prima verte sulla considerazione secondo cui ogni obbligo è di per sè malvagio ed ogni scelta in assenza di obbligo è automaticamente buona. Ma allora perché non abolire, per esempio, anche l’obbligo legale di prestare soccorso? Non sarebbe bello che la difesa dell’incolumità individuale fosse lasciata all’amore di un cittadino per l’altro?
In attesa di saperlo, andiamo alla seconda criticità di quanto scrive la Pollitt, la quale associa la continuazione di una gravidanza al fatto che «Gesù o i suoi genitori o il suo ragazzo le dicono che deve farlo», mentre tace completamente sulle influenze che possono spingere la donna ad abortire. Il messaggio è il seguente: ogni mamma, anche se non costretta per legge, è stata in qualche modo indotta a diventare tale, mentre la donna che abortisce grazie all’ordinamento giuridico incarna, lei sola, la massima espressione possibile di libertà. Sembra ignorare, la saggista femminista, l’ampia letteratura dalla quale, per esempio, emerge come se il 44% delle donne esprime dubbi riguardo la decisione di abortire al momento della scoperta della gravidanza, al momento dell’aborto il 30% continui ad averne [2]; oppure come negli Stati Uniti, fra il 2000 ed il 2008, a fronte di un lieve calo del tasso di aborto generale (-0,8%), vi sia stato un deciso aumento del tasso di aborto fra le donne più povere:+ 17,5% [3].
Sia chiaro: l’aborto procurato, comportando in ogni caso la deliberata soppressione di un essere umano innocente, è e rimane pratica gravemente ingiusta, quindi per chiunque abbia a cuore la tutela integrale dell’essere umano non ci possono essere eccezioni al divieto di uccidere; ne consegue che la libertà di scelta, laddove c’è di mezzo la sopravvivenza altrui, non può essere tollerata se non all’interno di una prospettiva di accettazione della supremazia del più forte sul più debole. Tuttavia immaginare – o anche solo lasciare intendere, come fa la Pollitt – che alla base dell’aborto non vi possano essere influenze “esterne” (come le economiche) o “interne” (come pressioni familiari, sanitarie, lavorative, ecc.), ma solo, a differenza di una gravidanza portata a termine a causa di pressioni, un insindacabile esercizio di libertà significa prendere in giro le persone.
No, non c’è solo la «coercizione riproduttiva», di cui apprendono i lettori di Internazionale [4], esiste anche – ed è frequentissima – una «coercizione abortiva», ed il fatto che venga taciuta dimostra come certa gente, arrivando ad associare l’aborto ad una “scelta” ed omettendo di descrivere le pressioni a favore dell’aborto,non abbia a cuore la dignità umana e neppure quella libertà della quale, con tanta disinvoltura, si riempie la bocca. La prova definitiva della disonestà della signora Pollitt emerge però in un suo secondo intervento contenuto nella rivista, ancora più sbalorditivo del primo. Valga, per tutti, questo interrogativo che l’intellettuale pone ai suoi lettori: «Ma cosa c’è di così virtuoso nell’aggiungere un altro bambino a quelli dai quali si è già soprafatte?» [5]. Tradotto: avete già due o tre figli? Care donne, se aspettaste un altro figlio correte ad abortire, o sarebbe definitivamente «soprafatte».
Il peggio però deve ancora arrivare. E sfocia, in tutta la sua assurdità, in quest’affermazione: «L’aborto fa parte dell’essere madre e del prendersi cura dei figli, perché parte del prendersi cura dei figli è sapere quando non è una buona idea metterli al mondo» [6]. Se la Pollitt ha ragione, allora anche l’infanticidio e l’uccisione di minori fanno parte «dell’essere madre e del prendersi cura dei figli» e rappresentano una scelta opportuna se non doverosa allorquando una donna – o una famiglia – purtroppo si trovasse, causa crisi economica o disoccupazione o altro, nelle condizioni di non poter più soddisfare certe aspettative che si era fatta sulla crescita e l’educazione dei figli. Se cioè è l’assenza di certi standard di benessere minimi a giustificare un aborto, perché mai se detti standard vengono meno dopo il parto, un figlio dovrebbe essere lasciato nelle condizioni di soffrire? Siamo chiaramente alla follia. Inoltre – anche sorvolando sull’inaccettabilità di queste ed altre affermazioni rifilate ai poveri lettori del settimanale – non si può non notare l’assordante silenzio sulle conseguenze dell’aborto.
Aborto che viene presentato già in copertina come un evento «comune, perfino normale». Scusate, ma se è normale un evento che per la donna comporta più alta incidenza di tumori al seno [7] di isterectomia post-partum [8] depressione, abuso di sostanze [9] e mortalità materna [10], che cosa non dovrebbe essere considerato normale? Se è normale un delitto come l’eliminazione di un essere umano innocente ed indifeso, quale delitto non dovrebbe essere considerato normale? Se è normale seminare così tanta confusione su un tema delicato come quello della tutela della vita innocente, quale menzogna, da domani, sarà ancora criticabile? Sono solo alcune delle domande che vorremmo porre alla signora Pollitt e a quelli che, più che per l’essere “Libere di abortire”, sembrano battersi per qualcosa perfino di peggiore: l’essere liberi di mentire.
Note: [1] Pollitt K. Parliamo di aborto, «Internazionale» 1078, 21.11.2014;42-43:42; [2] Cfr. Husfeldt C. – Hansen S.K. – Lyngberg A. (1995) Ambivalence among women applying for abortion. «Acta Obstetricia et Gynecologica Scandinavica»; Vol.74(10): 813-817; [3] Cfr.. Jones R.K. – Kavanaugh M.K. (2011) Changes in Abortion Rates Between 2000 and 2008 and Lifetime Incidence of Abortion. «Obstetrics & Gynecology»; Vo.117(6): 1358-1366; [4] Pollitt K. Cambiare prospettiva, «Internazionale» 1078:44-45; [5] Ibidem; [6] Ibidem; [7] Cfr. Bhadoria A.S. – Kapil U. – Sareen N. – Singh P. (2013) Reproductive factors and breast cancer: A case-control study in tertiary care hospital of North India. «Indian Journal of Cancer» Vol.50(4):316-21; [8] Ossola M.W. – Somigliana E. – Mauro M. – Acaia B. – Benaglia L. – Fedele L. (2011) Risk factors for emergency postpartum hysterectomy: the neglected role of previous surgically induced abortions «Acta Obstetricia et Gynecologica Scandinavica»; Vol.90(12):1450-3; [9] Cfr. Bellieni C.V. – Buonocore G. (2013) Abortion and subsequent mental health: Review of the literature. «Psychiatry and Clinical Neurosciences Journal»; Vol.67(5):301-10; [10] Cfr. Reardon D.C. – Coleman P.K. (2012) Short and long term mortality rates associated with first pregnancy outcome: population register based study for Denmark 1980-2004.«Medical Science Monitor»;Vol.18(9):PH71-6.
Questa femminista parla di “libertà di abortire”, e poiché l’aborto é un crimine, dunque parla di libertà a commettere crimini. In base a questo criterio per la medesima dovrebbero esistere anche la libertà di uccidere, di stuprare, di rubare, ecc.
Se una non vuole avere figli, faccia ricorso alla contraccezione, non all’uso dell’aborto come misura contraccettiva, perché questo sarebbe il senso del suo (cattivo) messaggio.
Nessun metodo contraccettivo è sicuro al 100%. Non so dove vive lei ma nel mondo reale le donne subiscono violenza sessuale ogni giono. Molte di queste rimangono incinte. Esiste una profonda ingiustizia di genere in questo caso. La donna è l’unica a sobbarcarsi il fardello di una nuova vita in arrivo. E dei casi di malformazioni del feto nel vogliamo parlare? Non tutti si sentono di mettere al mondo un figlio handicappato e nessuno si dovrebbe sentire in dovere di farlo. Sono tutti bravi a parlare dell’utero degli altri…
Fino a prova contraria l’aborto è un crimine solo nella sua testa…nel mondo reale è legale. Informarsi un pelino no?!
“Fino a prova contraria l’aborto è un crimine solo nella sua testa…nel mondo reale è legale. Informarsi un pelino no?!”
Sul fatto che legalmente (purtroppo) non sia un crimine non ci piove. Come legalmente (sempre purtroppo) non era un crimine uccidere un ebreo sotto il governo di Hitler o uccidere un uomo di colore nel primo periodo di vita degli USA. Ma la vita umana e’ sempre vita umana, e uccidere e’ sempre una cosa deplorevole, indipendentemente se fatto verso una persona che appartiene ad una razza considerata (ovviamente a torto) inferiore o squartando vivo un bambino, fra l’altro senza anestesia, perche’ e’ ancora nell’utero materno (tecnicamente chiamato aborto, dura realta’). In quest’ultimo caso poi la cosa e’ ancora piu’ odiosa perche’ non e’ il “semplice” ma pur grave omicidio, ma l’ancora piu’ grave infanticidio.
“Nessun metodo contraccettivo è sicuro al 100%”
Concordo, non esiste.
“Non so dove vive lei ma nel mondo reale le donne subiscono violenza sessuale ogni giono. Molte di queste rimangono incinte.”
Purtroppo anche su questo mi tocca darle ragione, ma una volta rimasta incinta che si fa? Invece di prendersela (come giustamente si dovrebbe fare) con lo stupratore si uccide il bambino innocente che fra l’altro (anche se ad un livello inferiore rispetto la donna stuprata) e’ vittima?
“La donna è l’unica a sobbarcarsi il fardello di una nuova vita in arrivo.”
Questo non e’ vero in tutti i casi, certo i casi sono molti in aumento da quando l’aborto e’ legale (bel regalo vi hanno fatto le femministe). Lo slogan da “l’utero e’ mio e lo gestisco io” e’ diventato “l’utero e tuo e sono problemi tuoi”. Certo, questo ragionamento (purtroppo) esisteva anche prima della legalizzazione dell’infaticidio, ma ora, proprio grazie a tale legalizzazione, anche i fidanzati/mariti hanno un’arma in piu’ per ricattarvi e scaricare su di voi tutti i problemi. Processo innestato dall’equazione sbagliata “legale=giusto” che purtroppo e’ sempre stata nelle menti piccole ed atrofizzate (si veda a riguardo la Germania ai tempi di Hitler).
“Non tutti si sentono di mettere al mondo un figlio handicappato e nessuno si dovrebbe sentire in dovere di farlo.”
Giusto, si evita di farlo, appunto, non lo si squarta vivo nel lasso di tempo che corre fra la nascita ed il parto, sarebbe grave come farlo dopo il parto (se non anche di piu’). Questo indipendentemente se ci sono leggi che lo ammettono. Ripeto, la storia ci insegna che le leggi non sempre sono giuste, ho dato degli esempi significativi ma non esaustivi.
“Sono tutti bravi a parlare dell’utero degli altri…”
Certo, soprattutto da quando e’ stato legalizzato l’infanticidio pre-parto. Come gia’ detto e’ un regalo di chi ha voluto la legalizzazione di tale obrobrio. Le donne comuniste del tempo (molto piu’ sagge delle femministe di oggi) l’avevano capito ed infatti si erano opposte. Loro almeno, pensavano realmente al vostro benessere (oltre che al loro).
Gentile Superilala, come ha giustamente scritto Azaria, il fatto che l’aborto sia consentito dalla legge, non significa che non sia un crimine. Ce sono tanti crimini legalizzati, l’aborto é certamente uno dei più evidenti.
Lei inoltre solleva i casi di malformazione prenatale e di stupro: se ci sono dei casi in cui io personalmente non sono contrario all’aborto, sono proprio questi due. Ma se invece il bimbo in grembo é sano e concepito per mezzo di un rapporto sessuale consenziente, all’interno di una coppia stabile, perché sopprimerlo, quando potrebbe essere una risorsa per la società?
In una gravidanza le responsabilità non sono solo della donna incinta, ma anche del padre, perché i figli si fanno in due, dunque non é vero che “la donna é l’unica a doversi sobbarcare il fardello della nuova vita in arrivo”.
Io sono contro l’aborto indiscriminato come previsto dalla legge n.194/1978, ossia la nostra legge sull’interruzione volontaria della gravidanza, una legge criminale che é servita solo a portare l’Italia alla crisi demografica (che già da oggi stiamo pagando a caro prezzo e che pagheremo ancor più nei prossimi decenni), e non a risolvere la piaga degli aborti clandestini, per il semplice fatto che questi nella realtà erano un fenomeno limitato, ma enfatizzato dalle femministe, dai radicali e dai comunisti.
A questa va aggiunta anche una nota storico-politica: la 194 venne deliberata da un governo monocolore DC, che sembrerà strano, ma mica tanto, visto che tale governo presieduto da Andreotti era esternamente appoggiato dal PCI di Berlinguer (pro-aborto), il quale in caso di mancata legiferazione lo avrebbe fatto cadere. Ma poiché si sa, il politico italiano pur di mantenere la poltrona vende soprattutto la propria coerenza (oltre che la propria anima), la DC notoriamente cattolica, fece approvare questa legge. Dunque la 194 é anche frutto di quell’inciucio politico DC-PCI passato alla storia come “compromesso storico”.
Proprio in considerazione di tutto questo, e convinto davvero che l’aborto sia una crimine, io sono per l’abrogazione integrale della 194, che va sostuita con un’altra legge che regoli le IVG e le consenta solo nei casi (provati) di stupro e di malformazioni fetali.
Caro Werner, concordo con la prima parte del tuo commento, tecnicamente ci sono dei vizi nella seconda parte, vado ad esporli.
Come ricordato giustamente da Superilala “Nessun metodo contraccettivo è sicuro al 100%”, quindi anche li si usasse in ogni rapporto la possibilita’ di avere gravidanze indesiderate non e’ esclusa del tutto.
Questa era la parte “meno dura”.
La piu’ dura sta nelle statistiche che hanno fatto notare che dove sono piu’ usati i metodi contraccettivi sono piu’ abbondanti anche le gravidanze indesiderate, alcuni si spiegano questo strano risultato attraverso il fenomeno di compensazione del rischio, ma indipendentemente dalle spiegazioni il fatto incontestabile e’ che (a dispetto dei ragionamenti pur giusti fatti a priori) succede.
Quindi, se si vuole abbattere il numero di gravidanze indesiderate (e quindi di potenziali aborti) bisognerebbe evitare i metodi contraccettivi.
Il coito interrotto é certamente il più inefficace tra i metodi contraccettivi, perché di gravidanze indesiderate ne genera non poche. Però allo stesso tempo l’uso del preservativo e delle pillole anticoncezionali, ne riducono sensibilmente il rischio (di fatti io sarei per una diffusione massiccia nell’Africa subsahariana, dove si procrea molto, ma in maniera troppo irresponsabile e involontaria). Tra l’altro oggi, con l’evoluzione tecnologica, é nato un dispositivo che indica il periodo di maggiore e minore fertilità di una donna, fatto apposta per evitare gravidanze indesiderate.
“Il coito interrotto é certamente il più inefficace tra i metodi contraccettivi…”
Giustissimo, io non lo definirei neanche un metodo contraccettivo, non saprei proprio come dfinirlo.
“Però allo stesso tempo l’uso del preservativo e delle pillole anticoncezionali, ne riducono sensibilmente il rischio [di gravidanze indesiderate]”
E’ proprio questo il punto dolente. Un ragionamento a priori ti darebbe sicuramente ragione (infatti anche io in passato sono caduto nello stesso errore). Il punto e’ che i fatti smentiscono questa teoria. Infatti li’ dove e’ stato introdotta una quantita’ superiore di anti-concezionali e’ aumentata di pari passo anche la quantita’ di aborti. Immagino la tua reazione “non ha senso”, e la condivido, ma i fatti sono quelli e se non ce li sappiamo spiegare e’ un problema nostro e non dei fatti, che rimangono comunque incontestabili.
“Tra l’altro oggi, con l’evoluzione tecnologica, é nato un dispositivo che indica il periodo di maggiore e minore fertilità di una donna, fatto apposta per evitare gravidanze indesiderate”
Giustissimo, come al solito la scienza (quella vera) viene sempre in aiuto dei bisogni dell’uomo. Questo metodo permette un rapporto piu’ responsabile mentre in genere gli altri metodi contraccettivi solo delle scorciatoie che rendono il rapporto meno responsabile.
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Concordo in pieno con il titolo. Avevo visto la copertina in un’edicola di Milano e ammetto che ero tentatissimo di prenderlo, “chissà quali nuove argomentazioni a favore dell’aborto, chissà quali nuovi punti di vista, chissà se quanto scritto metterà in crisi quello che sapevo già, ecc, ecc, apro il giornale, do un’occhiata veloce poi vedo il prezzo (3€) e lo lascio giù ripromettendomi di cercare info. E per fortuna che non l’ho comprato, alla fine ho trovato modo di leggere per intero l’articolo e davvero era la fiera della banalità più ritrita. Cose talmente superficiali e argomentazioni talmente risibili che a stento si possono definire argomentazioni.