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Ammetto di essere fra quanti, fino a ieri, sapevano a malapena cosa fosse la Cristiada. Mi consola sapere di essere in buona compagnia – è una storia non notissima persino in Messico, pur riguardandolo -, ma si trattasi di una consolazione relativa: troppo grave, infatti, è la tragedia vissuta dal popolo messicano fra il 1925 ed il 1929 perché l’ignoranza possa trovare giustificazione. Per fortuna che, in aggiunta al film che narra quei fatti – si chiama Cristiada ed uscirà in Italia domani, anche se risale al 2012 – l’amico Mario Arturo Iannaccone ha avuto la pazienza di approfondire l’argomento scrivendone un documentatissimo libro, Cristiada. L’Epopea dei Cristeros in Messico (Lindau 2013, pp. 365), che ha il merito di descrivere con grande precisione storica l’intera vicenda. A partire dall’«opera di repressione religiosa» che, dal 1914 in poi, sotto la presidenza di Venustiano Carranza (1859 –1920) venne effettuata in Messico «confiscando edifici religiosi, imprigionando o espellendo vescovi, preti e suore, opprimendo i cattolici in ogni modo (con pagamenti coatti, confische, violenze e omicidi), tanto che “a molti sembrava che la rivoluzione non fosse altro che lo sterminio della Chiesa in Messico”» (p. 47). Le cose, per la Chiesa, peggiorarono ancora con la Costituzione del 1917 – che proibì l’istruzione religiosa nelle scuole (art.3) e sancì totale separazione fra Chiesa e Stato (ar.130) – e negli anni seguenti. Il tutto, si badi, in un Paese in cui i cattolici erano circa il 95% della popolazione.

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La situazione precipitò sotto il governo del generale Plutarco Elías Calles (1877-1945), spietato anticlericale noto anche come “el turco”, il quale, seguendo un progetto di tipica impronta totalitaria, cercò di dare vita a una Chiesa Nazionale messicana separata da Roma e, per ottenere lo scopo, scatenò una dura violenza di polizia. I cattolici reagirono creando la Lega Nazionale di Difesa della Libertà Religiosa, che diede luogo a proteste e boicottaggi. Questo non scoraggiò l’azione governativa e nel 1926 – segnala Iannaccone – «furono diramati 33 provvedimenti, riuniti in una legge applicativa divisa in sezioni, che specificavano con esattezza pene e ammende in applicazione della Costituzione del 1917» (p.99). Lo scontro fra il governo e il popolo, così, fu ulteriormente inasprito e, mentre il clero fu espulso e chiese, conventi, seminari, scuole, istituti di carità, furono chiusi o confiscati, i cattolici si fecero coraggio ed insorsero. Ne derivarono quattro anni di lotta dei quali Iannaccone riferisce con abbondanza di particolari e documenti, dandoci il privilegio di conoscere da vicino gli eroi che seppero costrastare all’opera di scristianizzazione da parte del governo federale, come il leggendario generale ateo Enrique Gorostieta (1890 –1929), che, da quando divenne comandante dell’esercito Cristero, sconfisse l’esercito federale ovunque.

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Tutto questo scatenò una reazione violentissima da parte del governo – massacri indiscriminati, campi di concentramento, impiccagioni di massa -, che però non spaventò i “Cristeros”, che si mostrarono pronti al martirio. Come questo fosse possibile, non è in realtà difficile da capire: «La religione dei Cristeros era la tradizionale religione romana cattolica del Medioevo spagnolo […] I messicani di fede parlavano, come fossero presenti, con Gesù, la Vergine, san Pietro, san Isidro e con il patriarca Giuseppe, patrono della buona morte ma anche del lavoro. Era un cristianesimo del tutto ortodosso eppure a volte poco compreso, anche nella sua ortodossia, persino dai missionari cattolici che provenivano dalla città e vivevano un cristianesimo più recente, toccato dall’illuminismo» (p.277). Non a caso non furono le armi a sconfiggere i Cristeros, ma la diplomazia con gli Accordi del 1929. Eppure il loro ricordo non solo vive ancora, ma appare più attuale che mai. E mentre consigliamo a tutti la lettura di Cristiada. L’Epopea dei Cristeros in Messico ringraziando l’Autore per averlo scritto, non possiamo fare a meno di sospettare – confrontando il coraggio di tanti cristiani martiri di oggi con la disinvoltura con la quale alcuni prelati esibiscono il loro «cristianesimo più recente, toccato dall’illuminismo» – che quella di un «cristianesimo del tutto ortodosso eppure a volte poco compreso», in realtà, sia una storia destinata a ripetersi.