Il coraggio, notava Chesterton, è quasi una contraddizione in termini perché implica un forte desiderio di vivere che prende la forma di essere pronti a morire. Se lo scrittore inglese aveva ragione, se al coraggio, per essere tale, occorrono le ali della gioventù e dell’eternità, non possiamo che ritenere quanto meno fuorviante la scelta d’intitolare “Carta del coraggio”, il documento su cui ragazzi dell’Agesci, la più grande realtà scoutistica del Paese, hanno lavorato al fine di raccogliere propositi e impegni per il futuro dell’Associazione e non solo. Trattasi infatti di 16 pagine – se corrispondenti a quelle divulgate dal quotidiano Il Secolo XIX -, che, pur presentando in apertura un esplicito riferimento religioso («la Chiesa a cui apparteniamo»), non solo avanzano molteplici richieste nei confronti della Chiesa – come se fosse la Sposa di Cristo ad appartenere agli scout e non, semmai, viceversa – ma contiene passaggi spiazzanti, vergati in salsa così politicamente corretta da sembrare quasi un’apologia del Pensiero Unico.
I passaggi critici, manco a dirlo, sono alla voce «Amore», dove ad una definizione palesemente relativista della famiglia («qualunque nucleo di rapporti basati sull’amore e sul rispetto») segue una sorta di lista della spesa, con la richiesta alla Chiesa di «rivalutare i temi dell’omosessualità, convivenza e divorzio, aiutandoci a prendere una posizione chiara»: Catechismo e Magistero, evidentemente, non bastano più. O forse non sono neppure conosciuti? Chissà. Sorprende poi l’invito a non «discriminare persone che hanno vissuto o stanno vivendo esperienze quali divorzio o convivenza». Sorprende perché pare proprio che ad essere discriminati, in realtà, siano altri, ossia i giovani che, con tutto quel che questo comporta, scelgono di sposarsi ed avere figli: non solo non sono destinatari di aiuti economici, ma vengono sempre più presentati dai media come pazzi ed incoscienti che sottovalutano l’importanza della realizzazione personale ed il pericolo del precariato lavorativo.
Allo stesso modo meraviglia la forte sottolineatura al «diritto ad amare ed essere amati e che questo amore sia riconosciuto giuridicamente affinché possa diventare un valore condiviso»: quale legge vieta l’amore? Quale crudele disposizione o istituzione impediscono il «diritto ad amare ed essere amati»? Forse la Costituzione italiana laddove, con l’articolo 29, definisce la «famiglia come società naturale fondata sul matrimonio»? O la Corte Costituzionale, quando con grande chiarezza fa presente che, per quanto travolgenti, le «trasformazioni dell’ordinamento, ma anche dell’evoluzione della società e dei costumi» non possono, rispetto, alla concezione del matrimonio dei Padri Costituenti, incidere «sul nucleo della norma» (Sentenza n. 138/2010)? Dispiace che i rappresentanti degli rover e delle scolte, i ragazzi e ragazze scout estensori della “Carta“, da un lato siano così schietti nelle loro richieste, e dall’altro non si spingano oltre vaghe allusioni dal momento che ulteriori precisazioni avrebbero aiutato capire.
Ad ogni modo, questo, in estrema sintesi, è quello che presenta il documento. Poi, a pesare, ci sono i tanti, tantissimi silenzi, vale a dire quello che manca. Per esempio si parla esplicitamente «delle persone di qualunque orientamento sessuale» ma mancano tutti i deboli dei nostri giorni: le giovani in gravidanza difficile o indesiderata, i bambini abortiti, i bambini che rischiano di crescere senza padre o senza madre; che ai dei giovani sfuggano, tutti assieme, problemi simili dovrebbe allarmare i loro educatori. Ne consegue come alla “Carta“, pur essendo scritta da ragazzi, in realtà manchi la vitalità dei veri giovani, sognatori e golosi della vita, non certo sazi della solita minestra che serve il mondo. Ragion per cui, avendo fra l’altro la fortuna di conoscere molti scout, diversi dei quali persone eccezionali, mi permetto di non credere condivisi da tutti i contenuti di quel documento.
Anche perché se un documento teoricamente nuovo e rappresentativo di istanze giovanili poi, di fatto, presenta le stesse identiche sostenute dai potenti del pianeta – da Obama a colossi mondiali quali Moody’s, Morgan Stanley e Goldman Sachs, tutti in prima linea per le nozze gay ed indifferenti o addirittura sostenitori, per esempio, dell’aborto libero – qualcosa non va. Significa che il Pensiero Unico, ormai, è veramente ovunque e visibile a chiunque non abbia i paraocchi. Per fortuna, però, che dentro e fuori l’ambito scoutistico dei ribelli ci sono davvero. Lontani dai riflettori, nascosti o volutamente ignorati, sono i giovani che fanno volontariato, che s’impegnano, che inseguono la fedeltà ai valori più alti praticando l’obbedienza e non contrabbandando la loro disobbedienza per nuova obbedienza. Che non chiedono alla Chiesa di «rivalutare» nulla, ma di essere guidati. Sono loro, col loro esempio, a dimostrare che la “Carta del coraggio”, in realtà, è la “Carta del Conformismo”. Ed è già vecchia.
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Grande. “la “Carta del coraggio”, in realtà, è la “Carta del Conformismo””, verissimo.
da loro non me lo sarei mai aspettata, una vera delusione
http://www.notizieprovita.it/notizie-dallitalia/scout-apertura-allomosessualita-presa-di-distanza-dei-capi-agesci/
Grazie della segnalazione 🙂
Di niente! Credo faccia un po’ di chiarezza per chi è fuori dallo scoutismo! 🙂
Furbi quei capi, prima fanno la frittata, poi vogliono togliere le uova
Pingback: Agesci e la sindrome del conformismo… - Notizie Pro Vita
Mi chiedo perché le persone si ostinino ad esprimere ad ogni costo giudizi senza avere cognizione di causa. “Carta del Conformismo” ? Non credo, anzi. Essa è il frutto di un anno di esperienze, culminate con azioni concrete di coraggio che i nostri ragazzi hanno compiuto sul territorio. Quelle parole sono state vissute prima ancora di essere scritte. Ci siamo sporcati le mani prima di muovere le nostre richieste. Al contrario di chi crede di sapere cosa sia giusto per la società e il mondo, di chi scrive e giudica stando seduto in un qualche ufficio privo di ogni vero contatto con la realtà, quei ragazzi si sono sporcati le mani, sono scesi per le strade ponendo domande e cercando risposte. Magari prima di scrivere e pontificare sarebbe intelligente chiedere a qualcuno che avuto esperienza diretta della ” Carta del Coraggio” il perché della sua stesura e il significato di questo progetto. Un progetto che è ancora agli inizi. La Chiesa è una grande famiglia, ma non è guidata da un padre padrone. Oltre a chiedere di essere guidati è altrettanto giusto e sano poter porre le proprie richieste ed esprimere i propri punti di vista. Se c’è una cosa che ammiro dell’Agesci è che spinge i ragazzi a vivere in modo attivo gli insegnamenti di Gesù, insegna a comprenderli anziché subirli, al contrario di chi vorrebbe una chiesa con il capo chino e il naso affondato nel Magistero e nel Catechismo. Quella non è una Chiesa fondata sull’amore, ma un’assemblea dedita alla norma immutabile, dove non vi è posto per l’eccezioni. E sono le eccezioni che hanno permesso all’uomo e alla vita di evolversi.
L’articolo sopra riportato è interessante, ma pieno si scemenze, anche se scritte bene ( mi scuso per il mio italiano…). La continua prova di come il pensiero italiano si fondi sul sentito dire, anziché sul dialogo e il confronto con le fonti dirette. Se di capi scout ne conosci, almeno avresti potuto chiedere a loro anziché “permetterti” di esprimere giudizi così svilenti.
Matteo L.
Capo Scout
presente alla stesura della Carta del Coraggio.
Caro Matteo,
mi spiace tu abbia preso il mio come un “giudizio senza cognizione di causa”: mi sono limitato a criticare alcuni passaggi di un documento di cui – è vero – ignoro i lavori preparatori ma i cui risultati, se sono questi, lasciano francamente a desiderare, almeno per quanto riguarda la voce “Amore”. Segnali la limitatezza di “una chiesa con il capo chino e il naso affondato nel Magistero e nel Catechismo” e sfondi una porta aperta dal momento che ritengo la Chiesa, anzitutto, il modo di seguire (e incontrare) Gesù Cristo. Il punto è che quando si criticano le posizioni “ufficiali” in campo morale è prima bene, credo, conoscerle approfonditamente in tutti loro molteplici e talvolta sorprendenti profili. Nel mio piccolo mi sento ancora molto indietro da questo punto di vista, e non posso che invidiare la sicurezza con cui altri, benché più giovani, non solo sono sicuri di conoscere il pensiero della Chiesa, ma si permettono di criticarlo avanzando pubblicamente richieste di “rivalutazioni”. Detto questo, mi spiace di aver dato l’impressione di sparare sentenze su un mondo – quello degli scout – che ammiro molto e considero un’autentica miniera positiva per un gran numero di giovani.
Un caro saluto,
Giuliano
Dalle prime righe del tuo commento, Matteo, mi fai sospettare che per un anno avete praticato l’omosessualità per poi confermarla positivamente nella vosrta ” carta”.
La Chiesa è una grande famiglia, ma non è guidata da un padre padrone.
E’ vero, ma deve mettere in guardia dai “peccati che gridano vendetta al cosppetto di Dio” ( l’hai mai sentita questa frase?)
Molto bello questo post di commento che mi piace condividere qui.
http://bimbumcrack.wordpress.com/2014/08/28/4/