E’ possibile essere calciatori famosi e rimanere fedeli ai valori di una volta? David Luiz, classe 1987, il Telespalla Bob brasiliano che non ha trattenuto le lacrime dopo la batostissima rifilata dalla Germania alla Seleção, è convinto di sì. Al punto da essersi reso protagonista, nei giorni scorsi, di un outing coi fiocchi, di livello ben diverso dall’oramai scontatissima dichiarazione di nuova sessualità, vale a dire la volontà d’arrivare vergine al matrimonio. Scelta che la sua fidanzata, la bella Sara Madeira, pare proprio condivida e che impone a tutti noi una riflessione; non tanto e non solo su David Luiz – il quale, essendo molto religioso (ringrazia sempre l’Onnipotente prima, dopo e pure durante ogni partita incurante, da ganzo quale è, di chi lo piglia per i fondelli), in fondo non stupisce la pensi così – ma sul fatto in sé.
Perché adesso che l’equilibrio d’un tempo è destabilizzato da più elementi – dai mai abbastanza diritti gay, chiodo fisso liberal, alle istanze delle sedicenti “fidanzate” dei preti, giunte ad implorare Papa Francesco di cestinare il celibato sacerdotale – che un ragazzone di uno e novanta, 27 anni e conto in banca astrale scelga di vivere la castità prematrimoniale, beh, non può lasciare indifferenti. Forse Luiz e Sara – e quelli che come loro scelgono il fidanzamento in prospettiva, un gradino alla volta – ci prendono in giro e, al di là di belle parole, fanno come tutti; o forse, nella loro scelta, qualcosa di vero c’è sul serio. Quel qualcosa che non viene apprezzato nel mondo odierno, un mondo che se la ride della purezza rimasta salvo poi lamentarsi per quella perduta. Qualcosa che profuma di eternità, di voglia di prendersi il futuro tutto intero.
In pochi avranno il coraggio di ammetterlo, anzi magari i più, per risparmiarsi ulteriori riflessioni, riterranno Luiz in vena di scherzi troppo lunghi o in balia di religiosità troppo fervente. Eppure è difficile, quando si sente che vi son ancora – sia pure non celebrati da media appiattiti su ben altri (dis)valori – giovani così, che imboccano la strada più ripida pur potendo spassarsela altrimenti, non farsi visitare dal dubbio che forse sia così. Che forse abbiano ragione loro. Che forse il segreto della felicità stia nella pazienza fiduciosa, nel saperla costruire, la felicità, con una persona sola ed in vista di qualcosa di splendidamente folle come solo un matrimonio preparato giorno per giorno è. Chi lo sa: quanto meno un dubbio, quel bizzarro difensore del Paris Saint-Germain e della nazionale brasiliana, lo fa venire. E per chi cerca sempre lo stesso sguardo ed attende sempre lo stesso abbraccio, è un dubbio meraviglioso.
Tutto bellissimo, ma siamo sicuri che anche questa non sia un’operazione di “marketing”, per far parlare di sè, come fece Adriana Lima qualche tempo fa?
Voglio dire, l’ambiente sportivo, cosi’ come quello della moda, e’ sorgente di ogni sorta di “tentazione”…
Io non capisco questa moda dell’ “outing” (di qualunque genere): ma al pubblico, alla fine, che gliene dovrebbe fregare dei comportamenti privati dei VIPs???
Non vedo casalinghe disperate che aspettano fuori dalle saracinesche dell’edicola che bramano il nuovo numero delle riviste di gossip.
Anche qui, mi sembra si pompi una notizia per vendere riviste, che a loro volta pomperanno la notizia per vendere ancora di più, in un circolo vizioso…
Al di là della notizia – vera o falsa che sia, non importa poichè il punto è decisante diverso – mi è piaciuta moltissimo la tua riflessione e la condivido in pieno!
Basta omomania, non se ne può più!!!! Giulio Cesare, Leonardo da Vinci, tra un pò anche Rodolfo Valentino, tutti omosessuali, secondo il culturame omomaniacale imperante dal’ONU a questa Europa moribonda e sifilitica, da Hollywood a Cinecittà de noantri…. La potente lobby gay vuole imporre l’omosessualità a chiunque, dalla cul(la) alla tomba, da autentici maniaci (omo)sessuali. La mia non è omofobia, ma omoschifia!!! Ciao AC
Le statistiche dimostrano che ai fidanzamenti vissuti come se fossero “matrimoni” corrispondono in genere matrimoni vissuti come se fossero “fidanzamenti”. Quando, infatti, si arriva già “vecchi” al matrimonio, agli sposi, dopo non molto tempo, non resta altro che “morire”. Garanzia per un matrimonio fortemente stabile è attribuire ad ogni cosa la sua propria funzione: il fidanzamento vissuto come fidanzamento e il matrimonio vissuto come matrimonio. Così facendo e nonostante le difficoltà della vita si può arrivare a celebrare anche il 50° anniversario di nozze rinnovando ogni giorno il proprio amore nella fedeltà coniugale. Le eccezioni sono sempre possibili, ma l’eccezione, come tutti sappiamo, conferma la regola. Per potere fare ciò, tuttavia, servono anzitutto un uso corretto della razionalità, il sostegno della religione e l’esercizio delle virtù (fedeltà reciproca, comprensione vicendevole, spirito di sacrificio, dedizione, amore per i figli ecc.). In assenza di tutto ciò è meglio non sposarsi, in quanto si dimostra di non essere persone adeguatamente mature e responsabili.