Far passare Papa Francesco come un rivoluzionario della dottrina e del Catechismo. E’ fin troppo chiara la poco nobile intenzione che il portale del primo quotidiano aveva ieri pomeriggio, con quel suo titolo:«Chi sono io per giudicare un gay?». Titolo falso, anche se ha fatto il giro del web. Infatti il Santo Padre, ad un giornalista spagnolo di rtve ha detto altro: «Si una persona es gay busca al Señor y tiene buena voluntad..¿Quien soy yo para juzgarla?». Il che, tradotto in italiano, significa: «Se una persona è gay e cerca il Signore ed ha buona volontà .. Chi sono io per giudicarla?». Un concetto, converrete, un tantino più raffinato.
In ogni caso, quand’anche la frase del Santo Padre fosse stata quella riportata da “Il Corriere” e rilanciata anche da altri, che ci sarebbe stato di strano? Non risulta che oggi i sacerdoti, anziché annunciare Cristo, passino il loro tempo a sentenziare contro gli omosessuali. Senza dimenticare che l’insistita associazione fra cattolicesimo ed omofobia non regge alla prova della storia: sono infatti stati Paesi cattolici, inclusa l’Italia, i primi a depenalizzare l’omosessualità precedendo – di oltre un secolo! – altri come l’Inghilterra, la Norvegia o Israele.
Una conoscenza elementare del Catechismo, poi, aiuta a comprendere come il solo titolato a giudicare definitivamente le persone sia Dio stesso – solo Lui! – mentre gli uomini, inclusi quelli di Chiesa, sono tenuti a giudicare (condannandoli!) i peccati. Con un minimo di ricerca si può inoltre appurare come anni fa fu proprio Ratzinger – il “Grande Inquisitore”, per alcuni – a sottolineare, per raccontare la bellezza della conversione, la storia di Julien Green (1900 – 1998), notoriamente omosessuale: in quel caso non solo nessuna condanna, ma addirittura un’esaltazione del gay che «cerca il Signore ed ha buona volontà»
Ma tutti questi piccoli e grandi dettagli ai titolisti e redattori de “Il Corriere della Sera” non interessano. Loro sono solo preoccupati, sfruttando l’immeritata fama di equilibrio di cui agli occhi di troppi elettori ancora godono, di convincere la gente che se anche Papa Francesco dice «Chi sono io per giudicare un gay?» non solo i gay non possono essere mai giudicati né discriminati (scusate, e chi ha mai detto il contrario? Non certo Benedetto XVI o Giovanni Paolo II, né altri) né discriminati, ma urge la legge contro l’omofobia, che con la lotta alle discriminazioni c’entra poco dato che, semmai, le origina introducendo il reato d’opinione.
Il disegno è questo e, nella sua manifesta chiarezza, ha carattere squisitamente politico ed ideologico: anche un bambino sarebbe in grado di smascherarlo. Anche perché, guarda caso – le coincidenze! -, si concretizza dopo che, anche in Italia, è nata la Manif pour tous, realtà apartitca e aconfessionale decisa a difendere la famiglia fondata sul matrimonio. La domanda che ora andrebbe fatta agli amici de “Il Corriere della Sera”, che con certi titoloni vogliono farci credere – celando maldestramente finalità propagandistiche – di praticare solo un sano dovere di cronaca, è una: ma vi sembriamo proprio tutti imbecilli?

Insomma il nocciolo della questione è far passare la scoperta dell’acqua calda come una scoperta sensazionale: cosa non si fa per avere visibilità
L’ha ribloggato su Il Guerriero della Luce.
C`é di fondo , anche fra moltissimi cattolici, una grande ignoranza su ció che dice il Catechismo della Chiesa Cattolica in proposito: ” Questa inclinazione, oggettivamente disordinata, costituisce per la maggior parte di loro, una prova. Perció devono essere accolti con rispetto,compassione e delicatezza . A loro riguardo si eviterá ogni marchio di ingiusta discriminazione ” Peró dice anche che “sono contrari alla legge naturale e che in nessun caso possono essere opprovati” Nessuna apertura perció ma adesione totale al magistero. Naturalmente certa stampa e certa gente si arrampicherebbero sugli specchi pur di adattare le parole del Papa alle loro teorie.
Questo e’ successo perche’ papa Francesco , quando parla “a braccio ” , spesso aiuta involontariamente, diciamo cosi , i nemici della Chiesa !
Con tutto il rispetto , dovrebbe stare piu’ attento a dosare le parole , dato che e’ nota la mala fede dei media sulle tematiche della bioetica
et similia ! Soprattutto in questi giorni nei quali c e’ il dibattito sulla ( sic! ) legge anti -omofobia .
A proposito , tranne qualche vescovo coraggioso ( leggasi Mons, Negri e pochi altri ! ) e qualche sacerdote di buon senso ( leggasi don Stefano Piccinelli ) e qualche sito cattolico ( leggasi La Nuova Bussola Quotidiana , Cultura Cattolica , Riscossa Cristiana , Giuristi per la Vita , Corrispondenza Romana , e pochi altri ) , tutti gli altri , comprese le altre gerarchie ecclesiastiche ,
stanno al mare o al massimo a soccorrere gli immigrati clandestini ( pardon , i migranti ! ) , per la maggior parte di altre fedi , che sbarcano
quotidianamente a Lampedusa , invece di dedicare qualche ” timido ” intervento per difendere la liberta’ d’ espressione ! Forse chiedo troppo ?
Distinti saluti
Angelo
Hai ragione Angelo, c´é un detto che dice “nel troppo parlare non manca la colpa”per questo sarebbe meglio parlare poco e molto ma molto chiaramente. Troppo poco invece parlano i nostri Sacerdoti durante le omelie . E pensare che avrebbero a disposizione almeno dieci minuti senza contradditorio. Che splendida occasione mancata! Cari saluti
E pensare che c’è qualcuno che sostiene che l’inferno è vuoto!!!
Mi chiedo perchè nessuno, ma proprio nessuno, sui media abbia, non dico dato risalto ma manco fatto notare questo passaggio che invece a me sembra importantissimo:
Sui sacramenti ai divorziati risposati
«È un tema che torna sempre. Credo che questo sia il tempo della misericordia, questo cambio d’epoca in cui ci sono tanti problemi anche nella Chiesa, anche per le testimonianze non buone di alcuni preti. Il clericalismo ha lasciato tanti feriti e bisogna andare a curare questi feriti con la misericordia. La Chiesa è mamma, e nella Chiesa si deve trovare misericordia per tutti. E i feriti non solo bisogna aspettarli, ma bisogna andarli a trovare. Credo sia il tempo della misericordia, come aveva intuito Giovanni Paolo II che ha istituito la festa della Divina Misericordia. I divorziati possono fare la comunione, sono i divorziati in seconda unione che non possono. Bisogna guardare al tema nella totalità della pastorale matrimoniale. Apro una parentesi: gli ortodossi ad esempio seguono la teologia dell’economia e permettono una seconda unione. Quando si riunirà il gruppo degli otto cardinali, nei primi tre giorni di ottobre, tratteremo come andare avanti nella pastorale matrimoniale. Siamo in un cammino per una pastorale matrimoniale più profonda. Il mio predecessore a Buenos Aires, il cardinale Quarracino diceva sempre: “Per me la metà dei matrimoni sono nulli, perché si sposano senza sapere che è per sempre, perché lo fanno per convenienza sociale, etc…”. Anche il tema della nullità si deve studiare».
La maturità di fede nel cuore delle persone, la coscienza o meno di fare una promessa perpetua possono diventare motivo per riconoscere nullo un matrimonio cristiano?
E come si farebbe per valutare questi due parametri?
E’ da tanto che si dice che molte persone si sposano in Chiesa più per la romanticità del momento che per fede, perchè è bello, perchè si fa così…sono curioso di vedere a cosa arriveranno per ovviare a questo.
il Papa è una bravissima persona ma spesso ho il dubbio che non si renda veramente conto di cosa è capace la stampa, che pur di fare notizia è disposta a distorcere, decontestualizzare (per tacere delle volte in cui inventa proprio), dando ad alcune frasi significati ben diversi da quelli voluti dall’interpellato.